AVELLINO. Al Godot Art Bistrot, il cantautore e compositore italiano Peculiaroso presenta Manimal

AVELLINO. Al Godot Art Bistrot, il cantautore e compositore italiano Peculiaroso presenta Manimal

Domani, sabato 9 dicembre, alle 22, sul palco del Godot Art Bistrot, in via Mazas ad Avellino, la voce graffiante di Peculiaroso, polistrumentista, pittore, produttore musicale, autore e interprete di una musica che si situa in qualche punto non ben definito tra Tom WaitsLou Reed e i Morphine.

Dietro il moniker Peculiaroso c’è il catanese Cristoforo Giuseppe Spoto, che negli ultimi 10 anni ha vissuto tra Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, dove ha lavorato prima come pittore, poi come musicista. Per il suo primo disco, parlare di lo-fi o di «approccio minimalista» è riduttivo: tra suoni volutamente sporchi, canzoni basate su un giro di chitarra o poco più e un cantato scanzonato e appoggiato lì, siamo di fronte a un trionfo del minimalismo.  Peculiaroso è un gran bel personaggio, come dimostra «Manimal», il suo esordio discografico, arrivato dopo parecchia esperienza al lavoro su dischi di altri.

Con pochi accordi e pochi strumenti, tra le quattro pareti di una stanza, Peculiaroso ha messo insieme tracce di blues potente e originale. Il suo è un disco strano, sorprendente, con tanti strappi e qualche occhio nero, di sicuro poco pulito.

«Got you Manimal» apre il discorso con un cantato alla Tom Waits che mette già le cose in chiaro. Si passa poi alla stonesca «Something about you», che introduce un grande protagonista del disco, cioè il sax. Un’altra peculiarità è il cambio di registro vocale: nel discorso delle affinità si passa da un cantato alla Waits a un cantato alla Lou Reed. Infatti, anche «Sand of wonderland» continua tra morphinesche variazioni di sax e l’atteggiamento tipico dell’ex Velvet Underground di buttare lì il cantato con finta noncuranza. «Wanna get better» approfondisce i discorsi blues, sempre basati su pochi accordi e su variazioni di sax. «Icecream Muse» indulge per una volta a qualche forma di malinconia. Anche «Bring you home» si appoggia su un paio di accordi e su un cantato non proprio come ti insegnerebbero in un talent, diciamo, però regge. «Emily» lascia spazio perfino a una rullata finale di batteria, come se non ci fossero già abbastanza elementi di rumore nel disco. Passato il divertente intermezzo strumentale di «On the Rush», si approda a «Stinky & Wet», un manifesto già dal titolo. Qui l’approccio è più cattivo e anche un po’ acido, ma la filosofia di fondo non cambia più di tanto. «You’re that kind of girl» è molto più rumorosa del resto del disco grazie a una chitarra elettrica che si permette di impazzare qui e là. Si chiude su «Mediterranean woman» che si regge su un vivido giro di basso iniziale, cui si uniscono le solite svisate di sax e un coretto rubato a «Sympathy for the Devil».

«Manimal» non piacerà a tutti, ma se i gusti dell’ascoltatore si situano in qualche punto non ben definito tra Tom Waits, i Morphine e Lou Reed, c’è il rischio che si venga tirati dentro.