BAIANO. Storie di sport e di leggi razziali.“Arpad ed Egri” sara’ presentato all’” incontro” l’8 dicembre il romanzo di Angelo Amato De Serpis rivisita l’epopea del grande Torino

BAIANO. Storie di sport e di leggi razziali.“Arpad ed Egri” sara’ presentato all’” incontro” l’8 dicembre  il romanzo di Angelo Amato De Serpis rivisita l’epopea del grande Torino

di Gianni Amodeo

Sarà ospite del Circolo socio-culturale “LIncontro”, l’8 dicembre – alle ore 10,30- Angelo Amato de Serpis, di recente insignito del Premio letterario Candelaio edizione 2016 e del Premio Fair Play Ateneum 2016. Due importanti e significativi riconoscimenti, che connotano le valenze di contenuto e di linguaggio narrativo del romanzo “Arpad ed Egri” – edito da Graus – in cui si incrociano e si connettono le vicende della storia del calcio a cavallo degli anni   ’30 e ’40, segnate dai drammi e dalle distruzioni del secondo conflitto mondiale, e proiettate sulla tragedia del 4 maggio del ’49, quando scomparve il Grande Torino nel terrificante schianto dell’aereo su cui viaggiava con la collina di Superga. E con il Grande Torino scomparve anche Erno Egri Erbstein, che della magica squadra granata era ben più di un normale allenatore, per averla plasmata e modellata con i rigorosi canoni dell’eccellente tecnica calcistica della celebre scuola ungherese e tanta passione.

            Erbstein era ungherese ed ebreo, come Arpad Weisz, che “inventò” i raffinati moduli tattici, eseguiti e interpretati al meglio dallo spettacolare Bologna, “lo squadrone che il mondo tremare fa”, come erano solite recitare le enfatiche cronache di quegli anni per esaltare le gesta dei rosso-blu felsinei. Ed erano stati calciatori dai “piedi buoni” e di duttile posizione in importanti squadre della terra natia. Ma la competenza tecnica, l’alto livello di preparazione tattica e di tenuta agonistica, con cui facevano giostrare le loro squadre, il consenso di cui godevano nel mondo dello sport, non valsero per Arpad ed Egri la possibilità di essere al riparo delle leggi razziali anti-ebraiche, ch’erano state emanate in Italia nel 1938, con le dure sanzioni che ne seguirono e le deportazioni nei lager della morte di massa “scientificamente programmata” dalle gerarchie nazionalsocialiste e disseminati in tanti regioni europee occupate dalle truppe della Wehrmatch. Arpad, per sottrarsi a minacce e persecuzioni poliziesche, fuggì dall’Italia, per trovare scampo in Olanda.

E la Terra dei Tulipani non riservò al mite Arpad la salvezza sperata e finì in una retata della Gestapo, trovando la morte in uno dei tanti lager nazisti. Egri, ch’era sopravvissuto alla furia della guerra e delle persecuzioni razziali, potette continuare ad “insegnare” le raffinatezze della sintassi dell’arte calcistica…. e aveva come allievi campioni di gran classe, per un rapporto diretto e fulmineo nella reciproca intelligenza sugli schemi da adottare e variare, per disegnare sui rettangoli di gioco perfette geometrie, spettacolo e rapidità di…gol. Una realtà di sport e di geniale creatività, che a Superga si dissolse, ma non il ricordo. Che perdura ed è ben vivo tra gli sportivi. E meritano di essere ri-lette le parole che scrisse Dino Buzzati, tra le sempre più rare e migliori testimonianze della Letteratura italiana contemporanea, nel racconto della tragedia del Grande Torino, per rappresentare la commozione che investì il Paese  ….. e l’intero mondo sportivo. “Ecco che cosa sono i grandi calciatori- scriveva l’autore de “Il deserto dei Tartari ”- nella mediocre vita delle grandi città essi portano ogni domenica un soffio di fantasia e di nuova vita, senza sangue né ira ridestano negli animi stanchi qualcosa di eroico; proprio così, la parola non è troppo esagerata”. Eroi di leggende popolari e di pace nel nome e nello spirito dello sport, che esalta e onora l’emulazione amigliorare se stessi nel sano e leale confronto.

E di passaggio va ricordato che Baiano sportiva commemorò con intensa partecipazione la tragedia del Grande Torino con il rito della Santa Messa, officiata da don Ciccio Napolitano nella Chiesa Madre di Santa Croce. Era la Baiano sportiva, di cui era alfiere la formazione capitanata da “don” Silvino Foglia. Era la coriacea formazione che indossava la casacca granata, come il Toro. La cerimonia commemorativa fu suggellata, in piazza Francesco Napoletano, dalla deposizione di una corona di fiori ai piedi del Monumento ai caduti di tutte le guerre, nell’abbraccio ideale di due ali di folla.

ARPAD ED EGRI… QUANDO LO SPORT DIVENTA COSTUME SOCIALE E STORIA

Il racconto di Arpad ed Egri sarà il filo conduttore della conversazione che Angelo Amato de Serpis proporrà, interloquendo con l’uditorio. E sarà il professore Carmine Piscitelli, docente del Liceo statale polispecialistico “Albertini” di Nola, a tratteggiare un excursus d’analisi sulle genesi e sulle finalità delle leggi razziali anti-ebraiche del ‘900 e sull’anti- semitismo nella storia dell’umanità.

A corredo degli interventi di Angelo Amato de Serpis e Carmine Piscitelli, saranno proiettate diapositive e scorci di filmati che raccontano il Grande Toro e le persecuzioni anti-ebraiche. Una scia, quelle delle persecuzioni anti-ebraiche che non si è affatto spezzata né interrotta con la Shoa, ma continua ad allungarsi sotto altre forme e modalità con avversioni e ostilità persistenti, a cui sono esposti il popolo e lo Stato d’Israele come attestano le recenti risoluzioni, approvate nell’assemblea dell’Unesco, con le quali viene negata la storicità della civiltà ebraica e cristiana nel tessuto culturale di Gerusalemme, la Città in cui s’incrociano le religioni del monoteismo, con i loro linguaggi e luoghi simbolici.

E tutto ciò accade, ad oltre 70 anni dal genocidio ebraico, mentre il Terzo Millennio percorre i primi tornanti della mondializzazione della società tra guerre regionali permanenti e molteplici inquietudini, di cui sono nutrimento le inesauribili ambizioni e volontà di sopraffazione di classi dirigenti e politiche, prive del senso della misura e senza rispetto per la libera e civile convivenza dei popoli.