Botti di Capodanno ‘gli animali rischiano la vita’. I consigli del veterinario per proteggerli

Botti di Capodanno ‘gli animali rischiano la vita’. I consigli del veterinario per proteggerli

In Italia almeno 5.000 animali muoiano a causa dei botti di fine anno. Dire no a petardi e fuochi artificiali sarebbe un segno di civiltà e rispetto per gli animali, l’ambiente e la nostra incolumità visto che i botti sono spesso causa di morte, ferimenti e traumi per animali domestici e selvatici. Il veterinario: ”Se avete un cane particolarmente sensibile rimanete a casa con lui”.

“Molti non sanno che la quantità di veleni diffusi nell’aria dall’esplosione di fuochi è particolarmente nociva, con valori non trascurabili di potassio, stronzio, bario, magnesio, alluminio, zolfo, titanio, manganese, rame, cromo e piombo alcuni studi provano come la notte di capodanno si registri un inquinamento dell’aria, con particolare riferimento alle polveri sottili, superiore a quello dell’attività di un anno di numerosi inceneritori. Il danno e’ amplificato proprio dalla simultaneità dell’evento, quando l’intero territorio è “bersagliato” da esplosioni pirotecniche”. Cosi’ il Wwf Italia, in una nota, in vista dei festeggiamenti di fine anno.

Pesanti gli effetti sulla fauna: “Si stima che ogni anno in Italia almeno 5000 animali muoiano a causa dei botti di fine anno – avvertono gli ambientalisti del Wwf – Di questi circa l’80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli, tra i quali non mancano casi di rapaci, che spaventati perdono il senso dell’orientamento ed effettuano una fuga istintiva rischiando di colpire un ostacolo a causa della scarsa visibilità. Altri abbandonano il loro dormitorio invernale (alberi, siepi e tetti delle case), vagano al buio anche per chilometri e non trovando altro rifugio muoiono per il freddo a causa dell’improvviso dispendio energetico a cui sono costretti in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia. A ciò va aggiunto anche lo stress indotto dai botti, anch’esso causa di morte frequente”.