Recensione di Café Society, l’ultimo film di Woody Allen, dal 29 Settembre nelle sale italiane

Recensione di Café Society, lultimo film di Woody Allen, dal 29 Settembre nelle sale italiane

Ultimo film di Woody Allen, che avevamo lasciato un anno fa con il buon Irrational Man incentrato sulla relazione tra un professore di filosofia ed una sua studentessa, in Cafè Society Allen ritorna ancora una volta ad indagare sulle relazioni sbilanciate, tra un uomo molto più grande e di successo ed una ragazza giovane, interpretata questa volta da Kristen Stewart (la Bella di Twilight). A 81 anni, Woody Allen continua a realizzare storie con il ritmo costante di un film all’anno, ritmo più che sostenibile data la leggerezza delle pellicole, sempre nello stesso stile, inconfondibile e raffinato, ma quasi esattamente lo stesso di quei suoi film degli anni ’70-’80 che l’hanno reso celebre. Il lavoro di Allen è sempre quello di mescolare le carte, le stesse carte, le stesse suggestioni. Stesse suggestioni che se vogliamo muoverci a ritroso, si ripetono in Magic in the Moonlight, Blue Jasmine, To Rome With Love, Midnight in Paris, You will meet a tall dark stranger, Basta che funzioni, che sono i i suoi ultimi lavori. Possiamo citare invece Io e Annie o Manhattan, se vogliamo andare davvero molto indietro, fino alle storie che meglio rappresentano Woody e che da allora di poco sono cambiate. Passando per alti e bassi, per titoli vistosi, come Match Point, ed altri più leggeri e trascurabili che sono finiti presto nel dimenticatoio come To Rome With Love, ed altri ancora straordinariamente arguti, come Basta che funzioni / Whatever Works.

Café Society è un buon film. Non sarò di certo io a stroncarlo: nel suo essere una riproposta di storie già viste, rappresenta però una descrizione intelligente dei rapporti interpersonali, dell’amore, di come funzionano i rapporti umani. Ognuno ci veda pure quello che vuole, ecco cosa ci ho visto io:

 Recensione di Café Society, lultimo film di Woody Allen, dal 29 Settembre nelle sale italiane
Vonnie – Kristen Stewart

Tutto il film ruota fondamentalmente intorno al personaggio di Vonnie, una ragazza che sembra come tutte le altre, ma che è in realtà dotata di un fascino magnetico, forse dato dalla giovinezza, o dal suo essere ingenua e spietata al tempo stesso. Vonnie viene presentata come un angelo, ma è in realtà una donna che intrattiene una relazione con uomo molto più grande di lei, sposato, delle cui conseguenze in un primo momento non si preoccupa affatto. E’ strano vedere Kristen Stewart in un ruolo diverso da quello di Bella nella saga di Twilight, ma vi assicuro che le facce che fa sono assolutamente le stesse, specialmente nelle scene d’amore: le stesse facce che abbiamo visto mille volte nei video di Acuto (per chi non le conoscesse, se le vada a cercare, non mi assumo responsabilità per l’indignazione). Kristen Stewart mostra una predisposizione ad indossare abiti anni ’40 e a mostrarli in pose stoiche come una modella dell’epoca. Bobby (Jesse Eisenberg), un giovane ragazzo non molto sveglio che è giunto a Hollywood sperando di trovare un buon lavoro con l’aiuto di suo zio Phil, si innamora subito di lei. Ma Vonnie è già l’amante proprio di Phil, sposato e molto più grande di lei. Vonnie intensifica la frequentazione con Bobby nel momento in cui viene lasciata, e com’è più naturale che sia, l’amore tra Bobby e Vonnie, che sono coetanei, sboccia e i due stanno per sposarsi. Solo che il ritorno di Phil che ha lasciato la moglie e vuole sposare Vonnie, mette la ragazza di fronte a una scelta, la quale ovviamente sceglie, com’è tipico dell’animo umano, l’opzione in cui ci sono più soldi e sicurezza economica. Rimane colpita quando anni dopo reincontra Bobby che gestisce un locale di successo, il Cafè Society, e che aveva fatto soldi anche lui grazie ad un fratello mafioso.

Recensione di Café Society, lultimo film di Woody Allen, dal 29 Settembre nelle sale italiane
Bobby – Jesse Eisenberg

Jesse Eisenberg ha già lavorato con Allen nel 2012, in To Rome With Love. Bobby non sembra molto intelligente. Insieme a Vonnie, formano una coppia perfetta, nel loro apparire giovani, puri. Nei film di Woody Allen ricorrono queste situazioni, in cui un uomo più grande viene sostituito da un ragazzo giovane. Potere, fascino, cultura, soldi, richiamano l’attenzione dei suoi personaggi femminili e ne influenzano le scelte, Allen sembra non fare altro che sottolineare come poi queste situazioni scivolino verso unioni più naturali, un po’ come facevano i personaggi di Goethe nelle sue Affinità Elettive, in cui aveva paragonato le relazioni umane ai legami tra gli elementi chimici, che naturalmente evolvono verso la sostanza più stabile, quella formata dagli elementi che presentano maggiori affinità.

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Veronika – Blake Lively

Terzo personaggio che è il caso di citare, quello di un’altra Veronika (Vonnie è il diminutivo di Veronika), interpretata da Blake Lively (attrice resa famosa dalla serie tv Gossip Girl) il cui ruolo è in realtà marginale. Dopo la rottura con Vonnie, Bobby conosce Veronika nel suo Cafè Society. Veronika ha già divorziato una volta, il marito la tradiva infatti con la sua migliore amica, perché “più brava a letto”.  Veronika aveva scoperto dopo che le sarebbe bastato drogarsi per essere anche lei “brava a letto”. Fisicamente, Veronika è notevolmente più vistosa di Vonnie, e sembra non avere nulla che non va (così come non aveva nulla che non andava la moglie di Phil, tradita con Vonnie), eppure i pensieri di suo marito Bobby, quando reincontra la sua ex, finiscono sempre altrove, e sono anche ricambiati.

Café Society, che non sarebbe in teoria condensabile solo in questo banale triangolo, e che non manca mai di mettere in evidenza le contraddizioni degli esseri umani, il loro opportunismo, l’interessato rapporto con la religione, e di come la morale sia in fondo qualcosa sulla quale fare finta di niente (con ingenuità o con malafede, a scelta), si chiude in apparenza come un innocente film romantico, sul quale invece c’è molto da riflettere ed in particolare sul fatto che non sempre l’essere umano è fatto per pensare, per ragionare, per comportarsi correttamente e per non seguire ciò che prova, e sul fatto che la vita umana in fondo è sempre un ibrido tra il desiderio di controllo, il calcolo, l’obiettività e il sogno.

Valentina Guerriero