SANT’Oggi. Domenica 11 febbraio la chiesa celebrala Beata Vergine Maria di Lourdes e san Pasquale I

SANT’Oggi. Domenica 11 febbraio la chiesa celebrala Beata Vergine Maria di Lourdes e san Pasquale I

SANT’Oggi. Domenica 11 febbraio la chiesa celebrala Beata Vergine Maria di Lourdes e san Pasquale Ia cura di don Riccardo Pecchia

Oggi 11 febbraio la chiesa celebrala  Beata Vergine Maria di Lourdes, è il titolo con cui la Chiesa cattolica venera Maria, in seguito alle apparizioni che avrebbe avuto nel 1858 santa Bernadette Soubirous. Nel 1891 Leone XIII fissò all’11 febbraio la festa di Nostra Signora di Lourdes; la festa venne estesa da Pio X, nel 1907, a tutta la Chiesa. Il nome della località si riferisce al comune francese di Lourdes, nel cui territorio, tra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858, la giovane Bernadette, contadina di 14 anni del luogo, riferì di aver assistito a diciotto apparizioni di una «bella Signora, vestita di bianco e con una cintura azzurra che le cingeva la vita» in una grotta poco distante dal piccolo sobborgo di Massabielle. Secondo quanto riferito dalla stessa Bernadette, quella SANT’Oggi. Domenica 11 febbraio la chiesa celebrala Beata Vergine Maria di Lourdes e san Pasquale Imattina dell’11 febbraio 1858 era un giovedì grasso e a Lourdes faceva tanto freddo. In casa Soubirous non c’era più legna da ardere. Bernadette, che allora aveva 14 anni, era andata con la sorella Toinette e una compagna a cercare dei rami secchi nei dintorni del paese. Verso mezzogiorno le tre bambine giunsero vicino alla rupe di Massabielle, che formava, lungo il fiume Gave, una piccola grotta. Qui c’era “la tute aux cochons”, il riparo per i maiali, un angolo sotto la roccia dove l’acqua depositava sempre legna e detriti. Per poterli andare a raccogliere, bisognava però attraversare un canale d’acqua, che veniva da un mulino e si gettava nel fiume. Toinette e l’amica calzavano gli zoccoli, senza calze. Se li tolsero, per entrare nell’acqua fredda. Bernadette invece, essendo molto delicata e soffrendo d’asma, portava le calze. Pregò l’amica di prenderla sulle spalle, ma quella si rifiutò, scendendo con Toinette verso il fiume. Rimasta sola, Bernadette pensò di togliersi anche lei gli zoccoli e le calze, ma mentre si accingeva a far questo udì un gran rumore: alzò gli occhi e vide che la quercia attaccata al masso di pietra si agitava violentemente, per quanto non ci fosse nell’aria neanche un alito di vento. Poi la grotta fu piena di una nube d’oro, e una splendida Signora apparve sulla roccia. La Signora aveva l’aspetto di una giovane di 16 o 17 anni. Vestita di bianco, con una fascia azzurra che scendeva lungo l’abito, portava sulla testa un velo bianco che lasciava intravedere appena i capelli ricadendo all’indietro fino all’altezza della fascia. Dal braccio le pendeva un grande rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d’oro, mentre sui piedi nudi brillavano due rose, anch’esse di un oro lucente. Bernadette s’inginocchiò, tirando fuori la corona del Rosario. La Signora la lasciò fare, unendosi alla sua preghiera. Quando la piccola veggente ebbe terminato il Rosario, la bella Signora scomparve all’improvviso, ritirandosi nella nicchia, così come era venuta. Tre giorni dopo, il 14 febbraio, Bernadette, che ha subito raccontato alla sorella e all’amica quanto le è accaduto, riferendo della cosa anche in casa, si sente chiamata interiormente verso la grotta di Massabielle. La Vergine sorride al gesto di Bernadette e non dice nulla. Il 18 febbraio, finalmente, la Signora parla: «Non vi prometto di farvi felice in questo mondo, ma nell’altro. Volete farmi la cortesia di venire qui per quindici giorni?». La Signora, quindi, confida a Bernadette tre segreti che la giovane deve tenere per sé e non rivelare mai a nessuno.

SANT’Oggi. Domenica 11 febbraio la chiesa celebrala Beata Vergine Maria di Lourdes e san Pasquale I11 febbraio: san Pasquale I, 98º papa della Chiesa cattolica; nacque a Roma nella seconda metà dell’VIII secolo, figlio di un certo Bonoso e di Teodora, ebbe la sua formazione clericale all’interno del patriarchium lateranense. Stando alle notizie fornite dal Liber Pontificalis egli fu prima suddiacono e poi presbitero, secondo una prassi comune per l’epoca, acquisendo una profonda conoscenza del canto salmodico e delle sacre scritture. Successivamente, forse proprio in virtù delle sue competenze in ambito liturgico, venne nominato da papa Leone III abate del monastero di Santo Stefano Maggiore presso la basilica di San Pietro, uno dei monasteri che garantivano quotidianamente il servizio liturgico alla basilica vaticana. Egli venne presentato ai monaci residenti, come uomo dalle straordinarie virtù morali e religiose, luminoso esempio di vita consacrata: virtù che sembra furono confermate durante la sua attività all’interno del monastero, dove Pasquale si distinse nell’opera di assistenza ai bisognosi utilizzando direttamente i propri averi. L’attività presso questo monastero e la fama ricevuta per i suoi comportamenti lo portarono di lì a poco a essere eletto al soglio di Pietro, Pasquale infatti successe a Stefano IV pochi giorni dopo la sua morte, avvenuta il 24 gennaio 817, probabilmente il 26 dello stesso mese. Appena salì al soglio di Pietro, il nuovo papa dimostrò subito anche una buona attitudine politica. Egli inviò infatti un’ambasceria all’imperatore Ludovico il Pio, con la quale lo informò della sua elezione, avvenuta secondo i canoni e senza alcuna ambizione da parte sua. A tal fine inviò alla corte imperiale il legato pontificio Teodoro, che tornò non solo con le felicitazioni dell’imperatore, ma anche con un “Pactum cum Paschali pontifice” un patto, sotto forma di privilegio, con il quale l’imperatore rinnovò l’intesa tra la dinastia carolingia concedendo e confermando i possedimenti che la Chiesa di Roma teneva in potestà, e garantendo il sostegno imperiale ai fini di un corretto svolgimento delle future elezioni papali. Nell’817 (tra gennaio e agosto) egli costruì l’oratorio dei santi Processo e Martiniano presso la basilica di San Pietro, luogo destinato a mausoleo personale del pontefice, dotandolo di un mosaico; tra la fine di quello stesso anno e l’agosto dell’818 riedificò la basilica di Santa Prassede all’Esquilino, dove fece realizzare un mosaico e un arco trionfale; tra il settembre dell’820 e l’agosto dell’821, ricostruì la basilica di Santa Cecilia in Trastevere e vi trasferì le reliquie della santa e dei suoi compagni di martirio, ritrovate dopo una miracolosa inventio (secondo un racconto agiografico, la santa sarebbe apparsa direttamente in sogno al pontefice indicandogli il suo luogo di sepoltura) nelle catacombe di San Callisto. Pasquale morì a Roma l’11 febbraio 824.