TUFINO. Sala parrocchiale San Bartolomeo, incontro ed intervista con Antonio Caccavale autore di “Nel nome dell’Onnipotente, Uno e Trino”

TUFINO. Sala parrocchiale San Bartolomeo, incontro ed intervista con Antonio Caccavale autore di “Nel nome dell’Onnipotente, Uno e Trino”

TUFINO. Sala parrocchiale San Bartolomeo, incontro ed intervista con Antonio Caccavale autore di “Nel nome dell’Onnipotente, Uno e Trino”Letture di brani del romanzo a cura di Filomena Pietrangeli, Pietro Grasso ed Onofrio Petillo. Dibattito animato dai puntuali ed articolati interventi di Biagio Napolitano, Giovanni Santaniello, Adamo Menna, Nicola di Mauro.

Promosso ed organizzato dai giovani dell’ Azione cattolica, appuntamento speciale nella Sala parrocchiale della Chiesa dedicata a San Bartolomeo, il patrono della comunità cittadina, per articolare, scoprire e fissare in una rappresentazione di senso quei tasselli di storia delle realtà locali- nella fattispecie dell’Agro nolano nella sua compiuta dimensione amministrativa di appartenenza alla vasta provincia di Terra di Lavoro nel Regno delle Due Sicilie- che spesso, se non sempre, sono riflessi di eventi e situazioni che disegnano la storia più generale dei territori in ambito regionale e nazionale.

Sono i tasselli, che formano la trama   del romanzo storico, intitolato “Nel nome dell’Onnipotente, Uno e Trino”, la formula con cui i monarchi assoluti, proiezione “legittimata” della volontà divina per il potere…esercitato in terra siglavano atti e provvedimenti, che i sudditi erano obbligati ad osservare. Il romanzo è la prima opera narrativa di Antonio Caccavale, cultore della micro-storia, specchio dei contesti di comunità che per quanto piccole siano, brulicano di operosità e fervidi interessi, per la conoscenza delle proprie radici identitarie e identificative. E a Caccavale si devono interessanti saggi giornalistici e monografie, che permettono di “leggere” la realtà locale nell’autenticità dei profili sociali, tra cui spicca l’eccellente testo di “Tufino e i tufinesi”, di cui è parte cospicua la sezione, in cui l’autore ricostruisce la condizione anagrafica dei nuclei familiari- circa mille– che hanno formato il flusso migratorio verso gli States a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, con un meticoloso lavoro di ricerca attingendo a fonti documentate e direttamente alle seconde generazioni dei primi migranti tufinesi , oltre che all’Archivio dell’ Immigration Museum di Ellis Island, il primo approdo di rigorosi e severi controlli anagrafici ed igienico-sanitari per i tanti migranti che, nell’ordine di milioni, si sono riversati negli anni in terra americana da tutti i continenti, formando quel crogiuolo di etnie razze, ch’è la matrice del melting pot multiculturale degli States governati da quegli ordinamenti della democrazia liberale e del federalismo repubblicano, di cui l’opera di Alexis de Tocqueville è la viva testimonianza di caratura culturale, inverata nell’attualità.

L’INTERVENTO DI DON FILIPPO CENTRELLA

La trama del romanzo è stata al centro dell’appuntamento, introdotto dal parroco don Filippo Centrella, che evidenziava l’importanza del recupero e della ri-vitalizzazione dell’identità dei territori, sollecitando e promuovendo gli interessi dei giovani, che rappresentano il presente e il futuro delle comunità. “La conoscenza- ha affermato il giovane parroco, originario della vicina Casalnuovo– combinata con la cultura aperta è l’unico, vero lievito che eleva la qualità della civile convivenza, affrancandola dai piatti conformismi e dalle deteriori chiusure particolaristiche”.

Sulle figure e sui personaggi del romanzo, ambientato nell’ Agro nolano – costitutivo, come ricordato, della provincia di Terra di lavoro, che, a sua volta, si estendeva dalla cosiddetta Bassa Irpinia al territorio di Capua, attingendo territori dell’attuale Basso Lazio-e configurato con particolari squarci su Castellammare di Stabia, Avella e sulla Valle Caudina si sviluppava l’intervista con l’autore, condotta da Gianni Amodeo. Sotto i raggi d’ingrandimento era posta la vicenda, che costituisce il nucleo della narrazione; vicenda, di cui sono protagonisti Costanzo Majo, brigante evaso dal Bagno penale di Castellammare, dove scontava la condanna per le sue scorrerie, rapine e violenze, e la bella Matilde, moglie di un notaio della Valle Caudina e donna di idee liberali e repubblicane. Rapita e sedotta dal brigante, che n’è follemente innamorato, ne subisce le violenze con finta acquiescenza, per poi vendicarsi, uccidendolo con fredda lucidità.

 IL BRIGANTAGGIO PRE E POST-UNITARIO

E’ la vicenda verosimile e intrigante, di cui Costanzo Majo è personaggio realmente esistito e noto per i suoi legami con la banda dei fratelli La Gala, tra le maggiori protagoniste del fenomeno del brigantaggio pre e postunitario sui territori; personaggio, che viene citato in “Vatti a far fottere tu e Garibaldi”, la monografia- pubblicata nel 1978 per le Edizioni Scala- di Pasquale Perna che si ricorda per lo stile di galantuomo nella vita privata come nell’attività professionale di avvocato, e prezioso storico locale. E’ la monografia, in cui si racconta l’episodio accaduto in una masseria alla vigilia del plebiscito che decretò l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno sardo-piemontese, in funzione dell’Unità politica nazionale. Il titolo del testo è la risposta che diede Salvatore Minieri, dubbioso e scettico sull’esito del processo politico in atto, a Marietta Gianpieri, fervente garibaldina e sostenitrice del voto a favore dell’annessione. E dal nucleo centrale della narrazione, con la ri-visitazione psicologica dei personaggi, l’intervista spaziava sugli eventi politici che si susseguirono sullo scenario del Bel Paese tra il 1859 e il 1860 in Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, Campania nel clima dei plebisciti e dei trasformismi che li connotarono, con interessanti pagine sulle speranze ingannate dei contadini, che si erano resi protagonisti dell’occupazione delle terre in Valle Caudina.

LE SEQUENZE DI TESTO E L’ECCELLENTE DIBATTITO

A scandire gli argomenti dell’intervista, la lettura di brani del romanzo, a cura di Filomena Pietrangeli, Pietro Grasso e Onofrio Petillo. Ricco, approfondito e di buon livello il dibattito che ne seguiva con i documentati interventi del medico Biagio Napolitano, già docente di Filosofia e pedagogia negli Istituti superiori, del dottor Giovanni Santaniello, funzionario di Dogana, di Adamo Menna, specialista in Informatica, e di Nicola Di Mauro, prossimo a conseguire il dottorato in Scienze della comunicazione, con specializzazione in Civiltà, Lingua e Letteratura araba, oltre che consigliere comunale. Un dibattito segnato da addentellati con personaggi della storia e strettamente legati al territorio, tra cui il marchese Marzio Mastrilli, nato nel palazzo nobiliare del di quel Casale di Ponticchio ch’è ormai il cuore del centro storico dell’attuale Tufino. E il marchese Marzio Mastrilli  è tra i maggiori protagonisti della vita politica e diplomatica europea tra il ‘ 700 e l’800, soprattutto come Ministro plenipotenziario nella Corte di Vienna, ma anche Ministro degli esteri nei governi del Regno di Napoli, sotto la guida di Giuseppe Napoleone e Gioacchino Murat.