25 ANNI DALLE STRAGI DI CAPACI E DI VIA D’AMELIO A PALERMO, DE LIETO (LI.SI.PO.), CHE IL SACRIFICIO DEI SERVITORI DELLO STATO MORTI NEGLI ATTENTATI, NON SIA VANO.

25 ANNI DALLE STRAGI DI  CAPACI E DI VIA D’AMELIO  A PALERMO, DE LIETO (LI.SI.PO.), CHE IL SACRIFICIO DEI SERVITORI DELLO STATO MORTI NEGLI ATTENTATI, NON SIA VANO.

Sono passati 25 lunghi anni dalle stragi di mafia  di Capaci e di via d’Amelio, a Palermo, in cui persero la vita  i giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e Paolo Borsellino e gli operatori di Polizia di scorta, Antonio Montinaro,Vito Schifani,Rocco Dicillo,Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina,Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi. Un anniversario  che è occasione di tante iniziative, per esaltare la figura, l’opera ed il sacrificio, degli eroi  che hanno perso la loro vita, nella lotta alla mafia, a tutti i tipi di mafia, a tutte le forme di  illegalità.- Così ha dichiarato il Presidente Nazionale del Libero Sindacato di Polizia (LI.SI.PO.), Antonio de Lieto – Quell’auto di scorta al Giudice Giovanni Falcone, ridotta ad un ammasso di lamiere, sventrate ed accartocciate da una tremenda esplosione, dopo 25 anni, torna  vicino a Capaci, luogo della strage, nel Comune dell’Isola delle Femmine, dove sarà collocata in un giardino:  “quarto Savona quindici”, come veniva definita  in codice, la  Croma  su  cui viaggiava il personale di scorta, che ha  perso la vita nell’attentato, rappresenterà un solenne monumento al sacrificio ed alla legalità. La mafia, la  criminalità di   tutti i tipi, la corruzione  e le attività illegali – ha continuato de Lieto –  rappresentano un duro fardello economico,  morale, sociale e di illegalità, che ancora affligge il nostro Paese. Tutti i cittadini  che guardano con ammirazione al sacrificio  di questi  servitori dello Stato che hanno perso la vita, solo perché lottavano contro chi operava per lo sconvolgimento dell’ordine costituito e  per indebolire le strutture dello Stato, per meglio operare  per raggiungere i propri obbiettivi criminali, devono operare – ha concluso il leader del LI.SI.PO. – affinché  “l’antistato” sia sconfitto e la cultura della  legalità, diventi un patrimonio inalienabile di tutto il popolo italiano.