Lo scrittore di Bellinzona famoso per i suoi noir e che nella passata edizione ha ricevuto il premio Anfiteatro d’Argento per il suo “L’arte del fallimento”, Guanda, ritorna alla alla festa dei libri di Avella

Lo scrittore di Bellinzona famoso per i suoi noir e che nella passata edizione ha ricevuto il premio Anfiteatro d’Argento per il suo “L’arte del fallimento”, Guanda,  ritorna alla alla festa dei libri di Avella

 

Lo scrittore di Bellinzona famoso per i suoi noir e che nella passata edizione ha ricevuto il premio Anfiteatro d’Argento per il suo “L’arte del fallimento”, Guanda,  ritorna alla alla festa dei libri di AvellaLa Beata Anafalbeta, San Paolo, il romanzo sulla vita di Teresa Manganiello di Andrea Fazioli con postfazione di Antonietta Gnerre

Non ha bisogno di presentazioni Andrea Fazioli, affermato scrittore di gialli, con uno stile particolare e personale è stato definito dalla critica il nuovo vero narratore di gialli italiano. Di questo libro, dedicato a Teresa Manganiello edito dalla San Paolo per la collana Vite esagerate curata da Davide Rondoni pubblichiamo l’articolo tratto dal suo blog dove ci racconta come è nato il romanzo.

Pubblicato l’ 8 dicembre 2016

Lo scrittore di Bellinzona famoso per i suoi noir e che nella passata edizione ha ricevuto il premio Anfiteatro d’Argento per il suo “L’arte del fallimento”, Guanda,  ritorna alla alla festa dei libri di AvellaEra un giorno d’estate. Me ne stavo davanti al computer, nella penombra della mia stanza, e cercavo di mettermi nei panni di Teresa Manganiello, una contadina vissuta nel XIX secolo in Irpinia (nell’attuale provincia di Avellino). C’era da colmare una distanza geografica e psicologica: io uomo, lei donna; io scrittore, lei analfabeta; io con i miei guai ordinari, lei proclamata beata dalla Chiesa cattolica nel 2010. In più, non sapevo niente dell’Irpinia. Che fare? L’unica era non pensarci e mettermi a scrivere, giocando proprio sulla distanza, sulla lontananza che paradossalmente può creare legami invisibili e profondi. Come dice Attilio Bertolucci in una sua lirica, talvolta l’assenza può diventare una più acuta presenza. Ho raccontato qui (e anche qui) come per avventura mi sia trovato a scrivere La beata analfabeta, il romanzo uscito da poco per le edizioni San Paolo. Anche dopo la pubblicazione, tuttavia, per me i luoghi di Teresa erano rimasti un territorio appartenente all’immaginazione. Finché, pochi giorni fa, sono andato a presentare il libro nel cuore dell’Irpinia, a Montefusco. Mi emoziona sempre scoprire un luogo sconosciuto, vicino o lontano; e l’emozione è più intensa quando ho letto una storia che si svolge proprio lì. Ma è ancora più strano arrivare per la prima volta in un posto dove – senza esserci mai stato – ho ambientato un intero romanzo. Naturalmente mi ero documentato: ho visto video e fotografie, ho letto libri e incarti, mi sono avvalso dell’aiuto di chi conosce quella zona. Volevo essere preciso nei dettagli. Ho cercato di suscitare nella mia testa gli odori, i sapori, anche la durezza della terra. In un certo senso, ho disegnato il paesaggio di una “mia” Irpinia, che non corrisponde per forza a quella reale. Tuttavia, appena arrivato, avevo la sensazione che ogni cosa coincidesse, che tutto fosse fin troppo ovvio: le colline, i vigneti, le gallerie, le insegne ai bordi della via. Dov’erano i miei personaggi? Dov’era Teresa? Non che mi aspettassi d’incontrarli per strada, ma avrei voluto sentirne almeno l’atmosfera. Proprio come mi succede quando, in un bistrot di Parigi, pur senza vederlo, percepisco la presenza massiccia del commissario Maigret, il fumo del suo tabacco Caporal. Invece l’Irpinia era soltanto l’Irpinia, senza punti di fuga. Ma come capita nei viaggi, la realtà aspetta soltanto che siamo distratti per coglierci di sorpresa. Mentre salivo verso Montefusco, osservando il paese che appariva da lontano come una nave rovesciata, ho intuito che il paesaggio mi stava aprendo le braccia. E lassù, finalmente, guardando i tetti che digradavano verso la campagna sterminata, ho trovato il mio punto di fuga: il paesaggio era come l’avevo descritto e, nello stesso tempo, era misterioso. L’ascesa verso Montefusco non era un percorso solo fisico, ma una ricognizione lungo le asperità del mio immaginario. Il cielo nuvoloso, le colline grigie che sfumavano in lontananza, la mole azzurra degli Appennini: un tempo e uno spazio inconoscibili si mescolavano alle coordinate geografiche, nell’ultima luce del giorno. Ogni frammento di realtà, finalmente, era “atmosfera”: la luce, i lampioni, il taglio austero degli edifici. I miei personaggi si erano mossi fra quelle sensazioni. Compreso il narratore, il giovane Matteo Maggi, un insegnante disoccupato che si trova a dover scrivere un saggio su Teresa Manganiello.

Le vie di Montefusco salivano a strappi, con tagli improvvisi, curve, piccole aperture segrete, angoli nascosti fra la parete di un palazzo e una piccola automobile parcheggiata chissà come di traverso. Palazzo Ruggiero, san Giovanni del Vaglio, via Pirro de Luca, la Torre civica persa nella nebbia… le strade che avevo imparato a conoscere prendevano un aspetto diverso, come se fossimo fuori dal tempo o, in ogni caso, fuori dalla quotidianità. Il corso, il palazzo baronale, ogni cosa aveva un aspetto inquietante. Un arco gotico sopra un vicolo diventava di colpo un passaggio verso una dimensione sconosciuta. E allora ogni parola, nel momento in cui risuonava, era pericolosa.

Elena Di Renzo, una delle protagoniste, a un certo punto cita un pensiero di Friedrich Hölderlin: Tutto è intimo. Questo vale per l’avventura dell’animo di Teresa, che senza muoversi dalla sua fattoria seppe raggiungere profondità spirituali straordinarie. Ma vale anche per Matteo, per la stessa Elena. Ognuno, a suo modo, impara che cosa significhi l’accoglienza: le cose ci accadono davvero solo quando le lasciamo entrare nella nostra sfera più intima. Anche per me, a Montefusco e a Pietradefusi, tutto era insieme intimo e segreto. La serata di presentazione del romanzo mi ha colto di sorpresa, proprio come aveva fatto la visione di Montefusco. Ho ascoltato le analisi dei critici, ho parlato con lettrici e lettori, e mi sono posto nuove domande sul mio libro, sui miei personaggi. Poi la sera, tornato in albergo, mentre dalla mia finestra contemplavo un Babbo Natale luminoso che puntava verso l’alto (più o meno in direzione di Montefusco), ho pensato che in fondo uno scrittore non capisce mai davvero i suoi personaggi. Ed è proprio questo il bello della scrittura.

PS: I versi di Bertolucci provengono dalla lirica Assenza, tratta dal suo primo volume, intitolato Sirio (pubblicato dal poeta diciottenne nel 1934, ora nelle Opere edite da Mondadori). Ecco il testo completo: Assenza, / più acuta presenza. / Vago pensier di te / vaghi ricordi / turbano l’ora calma / e il dolce sole. / Dolente il petto / ti porta, / come una pietra / leggera.

Biografia: Andrea Fazioli vive a Bellinzona, nella Svizzera italiana. Per l’editore italiano Guanda ha pubblicato i romanzi L’arte del fallimento (2016, premio La Fenice Europa, premio Anfiteatro d’Argento), Il giudice e la rondine (2014), Uno splendido inganno (2013), La sparizione (2010, premio La Fenice Europa), Come rapinare una banca svizzera (2009), L’uomo senza casa (2008, premio Stresa, premio Selezione Comisso); in precedenza, ha pubblicato Chi muore si rivede (Dadò 2005). Per le edizioni San Paolo ha pubblicato 
La beata analfabeta (2016). In edizione tascabile, alcuni suoi romanzi sono offerti dall’editore TEA. Le sue opere sono tradotte in varie lingue. Per esempio, l’editore germanico BTB Verlag (Randomhouse) ha pubblicato nel 2009 Am Grund des Sees (L’uomo senza casa), nel 2011 Die letzte Nacht (Come rapinare una banca svizzera) e nel 2012 Das Verschwinden (La sparizione); in francese le edizioni Plaisir du Lire hanno pubblicato nel 2014 Vengeance d’orfèvre (Chi muore si rivede); in russo nel 2013 per le edizioni Текст è apparso Как ограбить швейцарский банк (Come rapinare una banca svizzera). Suoi racconti sono usciti in numerose antologie, giornali e riviste di vari paesi. Nel 2015 ha scritto l’opera teatrale Teoria e pratica della rapina in banca, per la regia di Miguel Angel Cienfuegos, messa in scena dalla Compagnia Teatro Paravento. Nel 2013 ha sceneggiato insieme a Marco Pagani la web serie Notte noir, diretta da Fabio Pellegrinelli, prodotta nel 2014 dalla casa di produzione REC e vincitrice di numerosi premi, fra cui il Roma Web Fest 2015 e l’Efebo d’Oro di Palermo. 
 Ai suoi esordi, nel 1998, ha vinto il Premio internazionale Chiara giovani. Negli ultimi anni ha avuto l’occasione di tenere conferenze sulla lettura, sulla scrittura e sulla genesi dei suoi testi in vari paesi europei ed extraeuropei. Nel 2004 si è laureato in Lingua e letteratura italiana e francese all’Università di Zurigo. La sua tesi su Mario Luzi, in particolare sull’opera poetica “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini”, ha ricevuto il premio Pro Ticino 2005. Ha presentato laboratori di scrittura creativa in diversi ambiti pubblici, privati e universitari; inoltre ha fondato il laboratorio Scuola Yanez, che opera in Italia e in Svizzera. È docente di scrittura creativa per la scuola Flannery O’ Connor di Milano. Ha lavorato come giornalista per la carta stampata, come giornalista e presentatore per la radio e per la tivù; è stato assistente di letteratura francese all’università e insegnante di italiano alle scuole medie e al liceo. Ha un blog personale: www.andreafazioli.ch/blog.