NOLA. Cammino di fede con i bisognosi. Il senso della natività nelle riflessioni del Vescovo Beniamino Depalma

NOLA. Cammino di fede con i bisognosi. Il senso della natività nelle riflessioni del Vescovo Beniamino Depalma

Nella complessa realtà dei nostri giorni, la testimonianza di fede diretta e consapevole si manifesta e concretizza nella capacità di condividere la condizione dei poveri e dei bisognosi, per promuoverne l’emancipazione nella libertà, nella giustizia e nella pace tra gli uomini e i popoli. E’ il senso della Natività di Gesù nelle riflessioni della Lettera aperta rivolta dal vescovo Beniamino Depalma alle comunità parrocchiali della Diocesi di Nola, Beniamino Depalma. Un’esortazione che propone la messa in discussione dello stile di vita, che sia una conversione radicale di atti e comportamenti rivolta al bene comune. E la prospettiva dalla dimensione locale si proietta nella sfera della società mondializzata.

di Gianni Amodeo

E’ l’ampio ed esteso orizzonte del Giubileo della Misericordia, che ha connotato l’anno, a costituire la chiave ispiratrice delle riflessioni della Lettera aperta, indirizzata dal vescovo Beniamino Depalma alle comunità parrocchiali della Diocesi di Nola nel dare senso e significato di attualità vivente alla Giornata memoriale della Natività di Gesù. Sono riflessioni, i cui contenuti si connettono con le complesse problematiche della quotidianità, in cui predomina il disagio sociale e culturale; un quadro rispetto al quale la valenza dell’agire cristiano rappresenta un ancoraggio ed una bussola di orientamento, che nel cammino di fede aiuta nella salvezza dalla vile indifferenza che rende estranei all’altrui sofferenza e dal cupo fatalismo che fa accettare e subire con rassegnata acquiescenza le iniquità e le violenze del potere.

C’è “una richiesta esigente, pressante, unica– si legge nella Letteraed è quella di prendere parte con i poveri, di stare dalla loro parte”. Richiamato il testo del Vangelo di Matteo, focalizzando il versetto che recita: “Hai tenuto queste cose nascoste ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccioli”, il presule evidenzia l’inadeguatezza e la limitatezza della rappresentazione di “un Dio neutrale, imparziale, di una sorta di arbitro”; è una rappresentazione ingannevole ed impropria, mentre nella visione cristiana è presente “un Dio sbilanciato, che nelle controversie del mondo prende parte decisamente con gli ultimi, i penultimi, con i poveri, i deboli, i fragili, i perdenti”.

E’ la visione, per la quale le scelte di etica personale e di moralità pubblica per quanti si professano cristiani sono prospettate con lineare chiarezza, senza ammettere possibili incrinature e cedimenti nell’osservanza dei principi del Vangelo, non ammettendo quei condizionamenti e compromessi di coscienza e relativizzanti, che fanno duplicare e triplicare la sfera dell’etica e della moralità stesse. La cronaca evangelica del racconto della Natività di Gesù non lascia adito a dubbi sotto questo profilo: “ I primi a ricevere il lieto annuncio songo gli umili pastori che vegliano sul loro gregge, non i re i potenti. , amici, il Signore ha dei prediletti– nota padre Beniaminoe non vi scandalizzate per questo; prendendo carne umana nel figlio Gesù   pone anche a noi una richiesta forte: diventare pienamente uomini attraverso il servizio senza riserve ai poveri, ai diseredati, a chi non ha nulla. E’- questa- la “porta stretta” dei credenti e di qualsiasi persona che voglia prendere sul serio la propria vita”.

La Lettera si sofferma sulle tante povertà materiali e spirituali, da cui è attraversato il mondo umano, sotto tutte le latitudini. Sono tantissime le fragilità chiuse in umide mura, nelle quali né la Chiesa né le Istituzioni riescono ad accedere. Ed ecco lo spaesamento, innescato dal disagio sociale e culturale, che rende impotenti, facendo trovare vie di fuga nel chiuso scenario della “rassicurante autoreferenzialità, che non conduce da nessuna parte né concorre a dare risposte di superamento del disagio diffuso. E’ lo spaesamento che investe i vescovi e i sacerdoti, i laici impegnati nel sociale, le istituzioni pubbliche, la politica, su cui c’è l’impronta dell’inadeguatezza e dell’incapacità di affrontare le problematiche in atto. E’ l’impronta che può essere rimossa- sostiene Depalma– se la forza spirituale e la volontà razionale di decentrarsi “- dagli osservatori piccolo borghesi che pongono mille filtri rispetto a ciò che sta accadendo intorno a noi. Assumiamo– esorta- il punto di vista dei poveri. Impariamo una compassione che non è pietismo, ma assumiamo sulle nostre spalle e nei nostri cuori ciò che rende impossibile la loro vita”.

 E’ l’appello alla responsabilità civile, etica e morale che tutti interpella, ciascuno per la sua parte, per emancipare dai bisogni, dall’emarginazione e dalla sofferenza i poveri e deboli nella pace, nella libertà e nella giustizia per un mondo umano migliore e conciliato con se stesso.