SUL SENEGALESE FUGGITO DAL MOSCATI E TIMORI EBOLA, DUBBI SUI CONTROLLI.

SUL SENEGALESE FUGGITO DAL MOSCATI E TIMORI EBOLA, DUBBI SUI CONTROLLI.

Riceviamo e pubblichiamo. Il caso del senegalese, molto probabilmente affetto da tbc, scappato dalla città ospedaliera dov’era ricoverato per cure, è stato lo spunto per un’amara riflessione in questo momento storico di grande preoccupazione mondiale per il diffondersi del virus dell’ebola.

Nella consapevolezza che le situazioni non sono paragonabili, almeno non limitatamente alla sintomatologia ed alla diagnosi, ad ogni buon conto lo stillicidio mediatico non contribuisce ad allontanare dubbi, paure e possibili previsioni su scenari non proprio rosei.

E’ di pochi giorni fa la notizia dell’aumento degl’immigrati anche nella nostra terra che, per quanto non sia ambita come le grandi città del nord, comunque accoglie tanti di questi poveri “disperati” che rischiano la vita per trovare poi, anche qui da noi, il nulla.

Li incrociamo quotidianamente, alcuni sono parte della città, altri infastidiscono, indispongono, altri delinquono; ma ciò che temo maggiormente, in verità, è la mancanza di controlli da parte di coloro che dovrebbero essere a ciò preposti e che percepiscono copiosi contributi per tutelare loro, ma anche noi.

Alla notizia della fuga del senegalese, mi sono chiesta se la nostra città è in grado di affrontare e gestire un eventuale caso di ebola. Si parla di protocolli, di cautele massime da adottare, conseguenza ne è la certa trasmissione di un virus del quale non si conosce nulla o quasi.

Ed Avellino? se un immigrato, forse affetto da tbc, ha la possibilità di lasciare l’ospedale per raggiungere addirittura Venticano a piedi, quanta gente avrebbe avuto il tempo di contaminare se fosse stata ebola?

Orbene, so di essere una “voce fuori dal coro”, magari manifesto preoccupazioni che destano inutili  allarmismi, ma da cittadina e madre sono seriamente preoccupata per quanto accaduto e per la superficialità con la quale si gestisce il crescente numeri d’immigrati.

Non sono razzista e non giudico nessuno, ma vorrei che si potesse almeno tutelare la salute pubblica, mentre troppi interessi materiali attanagliano la città, distratta da dimissioni e future cariche.

Tanto rumore per nulla, ma la salute deve essere tutelata e garantita e, ad onor del vero, se c’è un momento nel quale siamo davvero tutti uguali, è proprio quello della malattia e lì le “poltrone” non servono!

Mi auguro e spero che non accada mai più un evento come quello verificatosi al Moscati e che i controlli, nel rispetto della dignità di tutti gli esseri umani, si pongano in essere con serietà, per il bene della collettività.               Avv. Tiziana Tomeo