Il dolore del ricordo e il dovere di conoscere, per il ripudio dell’anti-semitismo e del negazionismo

Il dolore del ricordo e il dovere di conoscere, per il ripudio dell’anti semitismo e del  negazionismo

AllAuditorium delGiovanni XXIIITatiana Bucci e Mario De Simone, testimoni della Shoah incontrano le comunità studentesche cittadine e del “don Lorenzo Milani” di Manocalzati, Montefredane, Candida, Parolise e San Potito Ultra.

di Gianni Amodeo.

Il dolore del ricordo e il dovere di conoscere, per il ripudio dell’anti semitismo e del  negazionismo

Integrare e dilatare la prospettiva della memoria ancorata all’ieri, per proiettarla sull’oggi, conferisce significato pieno alla fatica dei ricordi e al corteo di dolore che trascinano con sè, raccordandoli tra loro. E’ la prospettiva che permette di “leggere” e comprendere lì assolutezza del Male costituito dalla Shoah, di cui 75 anni fa l’umanità prese conoscenza nel turbine della tormentata e devastante temperie dell’altro Male assoluto – per se stesso tremendo e distruttivo- quale fu quello costituito dal secondo conflitto mondiale. Fu la generale ecatombe di cento milioni di vittime immolate al triste e atroce connubio dell’uno e dell’altro Male, a costituirne l’immane e tragico bilancio.

E se sono doverosi lo sguardo e gli stimoli di conoscenza del passato così’ cupo e violento, di cui la Shoah è una drammatica e sconvolgente rappresentazione con sei milioni di vittime, diventa, tuttavia, ineludibile e forte l’esigenza etica e civile di guardare con meditata coscienza e attenzione il presente dei primi decenni del Terzo Millennio, in cui il negazionismo e l’antisemitismo sembrano non solo imporsi e diffondersi decisamente, ma anche e soprattutto interagire e connettersi sempre più tra loro. E’ il negazionismo – come attestano le rilevazioni statistiche e inchieste di qualche settimana pubblicate da Eurispes – che ridimensiona nell’opinione pubblica e soprattutto tra le giovani e giovanissime generazioni, fino a negarla del tutto, la storicità della Shoah, così come, al contempo, si vengono imponendo le visioni proprie dell’antisemitismo che, di suo, si è costantemente articolato e articola negli itinerari della storia con anime distinte, sorrette e pervase dalle aspre intolleranze dei fondamentalismi religiosi e nutrite dalle ideologie totalitarie, come il nazionalsocialismo e il comunismo che hanno attraversato il ‘900.

In particolare, sul versante dell’affermarsi e consolidarsi nei nostri giorni dell’antisemitismo con addentellati nell’ jahadismo islamico sono significativi i dati statistici, primo tra tutti quelli riferiti alla Francia, che in Europa nei secoli ha rappresentato sempre la terra e la nazione di generosa di ospitalità e larga accoglienza per gli ebrei, la cultura e civiltà sono parti integranti dell’ IdeaEuropa e dell’IdeaOccidente. Secondo il “Bulletin de l’Agence télégraphique”, nel Paese transalpino, nel 1977 gli ebrei erano 700 mila, oggi sono 456 mila, e sono 150 mila gli ebrei che nel giro degli ultimi anni hanno lasciato la Francia, per andare a vivere in Israele. E quello francese, del dimezzamento delle comunità ebraiche, è il dato che fa da specchio e tara al ribasso di tante altre realtà europee, nell’evidenziare un’oggettiva e incontenibile tendenza, per la quale sembra che nei nostri giorni si concretizzi e inveri l’obiettivo della politica nazista per la formazione dell’ Europajudenrein, dell’Europa senza ebrei. Un progetto da realizzare con il programma di polizia etnica radicale ad ampio e capillare raggio, mai prima concepito e praticato, di cui i Campi di sterminio dell’Europa occupata dai nazisti dal ’39 al ‘45 sono lugubri e spaventose testimonianze. Un obiettivo, quello dell’ “Europa judenrein”, che si viene concretizzando e inverando in silenzio, mentre gli States restano, ieri come oggi, l’unico approdo sicuro per gli ebrei, alla pari d’Israele. E tutto ciò pare essere il cinico paradosso del presente, che rimuove da sé il fosco passato più recente, annullandolo nell’oblio.

In questo quadro, si colloca l’iniziativa in agenda mercoledì- 12 febbraio, alle ore 11,30– nell’Auditorium di via Luigi Napolitano, promossa ed organizzata dall’Istituto comprensivo “Giovanni XXIII”, diretto dal professore Vincenzo Serpico. Le comunità studentesche delle terze classi medie del plesso cittadino “Giuseppe Parini” e delle omologhe del “don Lorenzo Milani” dei plessi di Manocalzati, Montefredane, Candida, Parolise e San Potito Ultra converseranno con Tatiana Bucci e Mario De Simone, testimoni diretti della Shoah. Filo conduttore dell’incontro-conversazione, che dà senso compiuto e valore civile all’evento La storia di Sergio, il testo scritto da Andra e Tatiana Bucci, in collaborazione con Alessandra Viola, autrice e regista. Edito da Rizzoli, il libro racconta la storia di Sergio De Simone– napoletano- che faceva parte del gruppo di venti bambini di varia nazionalità sottoposti sperimentazioni genetiche e torture , come cavie, dal gruppo di medici-si fa per dire, definirli tali- guidati dal famigerato Joseph Mengéle, il perfido Angelo della morte nel Kinderblock di AuschwitzBirkenau. E di passaggio si rileverà che Andra e Tatiana, autrici del libro, sono le cugine di Sergio ucciso nel Campo di sterminio allestito nella Polonia occupata dai nazisti. Michele che parteciperà all’incontro è il fratello di Sergio.

Previsti gli indirizzi di saluto del presidente della Provincia di Avellino, l’avvocato Domenico Biancardi, dei sindaci che parteciperanno all’iniziativa, del professore Vincenzo Gagliotta, dirigente dell’Istituto comprensivo “Monsignor Pasquale Guerriero” di Avella. A scandire l’evento, coordinato dalla professoressa Teresa Simonetti, l’esecuzione de La vita è bella con chitarra e il Coro del “Giovanni XXIII”. Le conclusioni saranno sviluppate dal professore Vincenzo Serpico, dirigente dei plessi scolastici di Baiano e Sperone