BAIANO. Il saluto a Giovanni Scafuri, Maestro d’intere generazioni

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BAIANO. Il saluto a Giovanni Scafuri, Maestro d’intere generazioni

di Gianni Amodeo

BAIANO. Il saluto a Giovanni Scafuri, Maestro d’intere generazioni
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Se n’è andato in punta di piedi, Giovanni Scafuri, Maestro di Scuola elementare con quella discrezionalità e quel senso di riservatezza che ne costituivano lo stile di vita nelle relazioni sociali e soprattutto nei rapporti con i genitori degli alunni  degli Istituti, in cui aveva svolto con passione e tanta amorevole dedizione l’ azione educativa e il lavoro didattico  per oltre 40 anni, da Vallata a Zungoli, in Alta Irpinia, da Sperone alla sua Baiano, in Bassa Irpinia.

Era nato nel 1927, anno di generale e prospera crescita demografica in Italia, sulla scia del trend che si protrarrà negli anni successivi, il cui abbrivio aveva preso impulso nel 1920, superando con disinvolta rapidità la contenuta regressione registrata tra il ’16 e il ’19; e la popolazione che nel 1921 si era attestata sui 39 milioni e circa 500 mila abitanti, nel 1951 toccava la soglia dei 47 milioni e mezzo di abitanti, pur essendosi consumata la tragedia del secondo conflitto mondiale. Un trend iniziato, quando appena cominciavano a respirarsi i valori dell’universale pace civile dopo il primo conflitto mondiale, destinati, però, ad essere presto e progressivamente strozzati nell’Europa attraversata dalle violente dittature fasciste, dagli inumani totalitarismi generati dal nazionalsocialismo e dal comunismo sovietizzato, mentre il virus ellaspagnolaallentava la sua presa letale, dopo aver “accompagnato” le crudeli vicende di morte e devastazione della guerra, dilatandone i nefasti effetti consumatisi nel giro di quattro anni. E nel nero LibroMastro di distruttività pandemica, la “spagnola”, di strettamente “suo”,  fece contare, dal ’18 al ’21 e in tutto il mondo, l’ecatombe di 50 milioni di vittime umane, secondo calcoli statistici considerati attendibili e stilati da Istituzioni internazionali. Un’ecatombe, la cui tragica entità si salda con i circa venti milioni di morti tra gli eserciti belligeranti e le inermi popolazioni civili proprio del conflitto del ‘14\18.

Il professore al Mercato di piazza Santo Stefano

Il giovedì incontravo spesso, in piazza Santo Stefano,  il professore Scafuri, specie negli ultimi anni e fino a marzo scorso, prima dell’avvento del lockdown, imposto dalle primarie ragioni della comun salute e della sicurezza sociale nel prevenire e contrastare la virulenza della SarsCoV2; era l’incontro che coincideva con lo svolgimento del Mercato settimanale. E con la sua fedele e  fidata “motocarrozzetta” che gli garantiva le essenziali possibilità e condizioni di mobilità, il professore quasi sempre  faceva acquisti i banchi ben forniti d’ortofrutta a chilometro zero quasi,  di qualità sicura e di prima scelta, proveniente dall’area nolano- vesuviana e sarnese, oltre che dall’area casertana. E poi, completate le provviste, infilava con guida esperta e modica andatura la via di casa, quasi rinfrancato dall’incontro  con la gente e le voci del Mercato, che ora sono rarefatte e malinconicamente fuggenti per gli assilli e i timori che incute il Covid19 ed anche per la ristretta offerta di prodotti e beni, perdurando  la drastica riduzione dei banchi autorizzati ad operare negli stalli della consuetudine.

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Il professore Scafuri aveva frequentato negli anni ‘40 le Scuole medie dell’”Alessandro Manzoni”, ‘ncoppa San Pietro, a Mugnano del Cardinale, per  conseguire il diploma di insegnante in un Istituto statale magistrale, a Napoli. Ed erano tanti i giovani del territorio bassoirpino, che frequentavano negli anni del secondo dopo-guerra gli Istituti statali superiori d’indirizzo tecnico-industriale, artistico, chimico della città partenopea, grazie ai servizi dei collegamenti ferroviari- con la durata di circa due ore di percorrenza per oltre 30 chilometri- forniti  dalla Circumvesuviana, che conservava ancora il  marchio Sfsm, la sigla delle Strade ferrate secondarie meridionali, azienda gestita con massima efficienza e oculatezza, in grado di assicurare ai privati azionisti importanti utili annuali.

 E nel maggio del ’50, il professore intraprese la gavetta della carriera di Maestro elementare, con il primo incarico di supplente  nelle Scuole di Vallata, estremo lembo d’ Alta Irpinia; incarico che nella stessa area si rinnovò negli anni successivi, una volta inserito nei ruoli ordinari, sia a Vallata che a Zungoli attualmente eccellenza della corona dei più belli e frequentati Borghi d’Italia per la qualità della vita, dell’accoglienza e della sana enogastronomia , potendo far garrire la bandiera arancione, che ogni anno il Touring club italiano conferisce secondo precisi parametri, a garanzia del turismo di buon livello, con attrattiva nazionale e internazionale.

Tempi tutt’altro che facili, quelli di 70 anni fa, quando l’analfabetismo era ancora diffuso, specie nel Sud– interessando oltre il 15% della popolazione-, mentre le Scuole nei Comuni montani erano poche ed “ospitate” quasi sempre in ambienti precari e talvolta malsani, come nell’allora dura realtà di Vallata e Zungoli ; erano Scuole che spesso  funzionavano con le pluriclassi,essendo impossibile rispettare le programmazioni ordinarie, con impatti aspri e difficili,ma anche con sacrifici al limite dell’umana tollerabilità, per Maestri e Maestre. Era l’amara e complicata realtà dell’ unicità del Maestro o della Maestra  che il più delle volte dovevano convincere i genitori, affinché  figli e figlie frequentassero la Scuola, quando addirittura, una volta convinti i genitori, bisognava persuadere gli uni e le altre ad “andare in classe”.

Una variegata gamma di esperienze restata ben impressa nella mente e nella memoria del professore Giovanni Scafuri, come di tanti altri Maestri e tante altre Maestre della sua e delle pregresse generazioni. Un mondo che spesso amava ricordare, per focalizzarne i limiti e le macroscopiche insufficienze, quasi a marcare la spinta propulsiva esercitata dai valori della democrazia e della libertà, per la Scuola aperta alla società. E’ la Scuola, in cui ha operato per trenta anni, a Sperone e Baiano.

 E sono tanti che del professore Giovanni Scafuri conservano ben vivi gli insegnamenti per l’apprendimento serio e normale, ma soprattutto per la buona educazione.   

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