Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint che faceva volare il Baiano

Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint  che faceva volare il Baiano

di Gianni Amodeo

Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint  che faceva volare il BaianoOnofrietti, Canonico,  Picciocchi I, Picciocchi II, Montuori, De Caprio, Cervone, Bellofatto, De Rosa, Gatti, Colasanti, Zito, Sorice, Dello Russo, Sibilia con trainer il dottor Mario Guarriello, che al “Bellofatto” nelle ore pomeridiane conduceva con metodico rigore gli allenamenti settimanali del martedì e del giovedì, prestando particolare cura all’esecuzione  geometrica migliore possibile degli schemi tattici di gioco praticati, sia in velocità che a sostegno dell’amalgama tra i reparti. Un autentico cultore dello sport e del calcio in particolare, era Mario Guarriello, gran signore e perspicace nolano, che si distingueva nell’attività lavorativa per la professionalità e le competenze di inappuntabile dirigente di pubblica amministrazione.

Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint  che faceva volare il BaianoLa sfilza dei cognomi appena sgranata, corrisponde al blocco supercompatto dei giocatori, la cui media d’età si aggirava sui 22 anni, con cui si componeva la “rosa” titolare del Baiano, che nell’annualità ’59 \ 60  fu magnifica protagonista del campionato di calcio di prima categoria regionale della Campania, realizzando una lunga e strepitosa “striscia”di partite-tutte- da- applauso, intessute com’erano, anche … nelle sconfitte,  di generosità agonistica e  spettacolarità di gioco, sia al “Bellofatto” che fuori-casa, a riprova dell’eccellente preparazione, assicurata dalla cura- Guarriello. Era la … cura  tanto simile ed efficace a quella che era solito impartire da Ruggero Zanolla, che nella prima  metà degli anni ’50  pure fece “Grande” il Cerbiatto; quello, per intenderci, in cui a  15 anni esordì  Ivo Vetrano, e di cui erano tenaci assi portanti i fratelli Picciocchi, Amedeo De Luca, Gigino Zito, Peppino Montanino, Trapani, De Lucia,  Antonio CanonicoO Micione, terzino di corsa inarrestabile e dribbling stretto, che, dal 1957 al 1962 è stata colonna dei bianconeri del  Nola, edizione serie D, allenato da Aldo Quercia; il buon Antonio, classe  ‘37   beneficiò di un  contratto d’ingaggio decisamente corposo per i tempi d’allora, tanto che alla sottoscrizione provò non poco stupore, anche perché   “giocava a pallone solo per divertirsi”. Un’affermazione impensabile oggi.

Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint  che faceva volare il BaianoEra una “rosa”, quella del Baiano carrozzato – Guarriello, forte  per se stessa, potenziata  per giunta da rincalzi di qualità, tra i quali Stefano Napolitano,  Mario Esposito, estrosa e spigolosa mezz’ala destra che sarà punta di diamante della Primavera nolana, e Giannino Genovese, elegante mediano di spinta della Libertas Baiano – la brillante protagonista per due “stagioni” agonistiche dei Tornei giovanili organizzati dal Comitato zonale della Federcalcio di Nola, guidato dal cav. Ermanno Buonomo– con successivo approdo alla Mariglianese.

 Ma, per inquadrare la dimensione dei valori tecnici ed agonistici in lizza quegli anni , è utile ricordare qual era la griglia selettiva  da cui erano espressi, tenendo presente  che proprio nell’annata ‘59\60  la prima categoria costituì il massimo livello del calcio dilettantistico nell’organizzazione nazionale della Federcalcio, a cui seguirà la promozione,  l’altro massimo livello dilettantistico, con il successivo varo della serie D\ Quarta serie  per la tipologia dei campionati semi – professionisti, in tutt’uno con il consueto prospetto dei tradizionali  campionati professionistici di serie C , B e A con libere  regole nelle contrattazioni d’ingaggio economico.

In realtà, il Baiano  formato  ‘59\60 era  un “collettivo” bello, divertente e  spregiudicato per quanto bastava, mai domo o intimorito, con cinque giocatori localilocali, come Stefano Onofrietti, Franceschino Montuori, i fratelli Andrea e Peppino   Picciocchi, Gigino Bellofatto,  Gigino Zito, Saverio Sorice, Stefano Sibilia, Stefano Napolitano, Giannino Genovese  e Peppino De Rosa che ci ha lasciato …. l’altro ieri. Si combinavano al meglio dell’intesa e dell’amicizia con Antonio Canonico, di Camposano, coriaceo terzino destro, Cervone, di Cimitile,  arcigno centro-mediano e spazza – tutto, Umberto De Caprio, di Marigliano, mediano- stantuffo, ambidestro e mirabolante tiratore di collo piede anche alla distanza di 30 metri, Colasanti, Gatti e Dello Russo, romani de Roma, in servizio nel Centro addestramento reclute dell’Esercito italiano, ad Avellino. E in quella “stagione” di mezzo secolo fa, il campionato del girone C  fu tra i più appassionanti dei cinque gironi a 16 squadre, in cui era articolata la prima categoria della Campania, seconda alla Lombardia che, però, allineava già  dodici gironi. Un dettaglio minimo in apparenza- quest’ultimo-, ma significativo nel fare la tara della “questione meridionale” di sempre persino nella organizzazione territoriale  dei campionati dilettantistici del popolarissimo Calcio, l’indecifrabile Eupalla, secondo la rappresentazione racchiusa in uno di quei celebri stilemi in mistilingue di greco classico e italiano corrente che erano tanto peculiari del fantasioso lessico di Gianni Brera, scrittore di splendida vena narrativa, cantore dell’enogastronomia delle Osterie delle terre padane e giornalista sportivo di competenza tecnica ineguagliato. E si lascia da parte la sempre persistente carenza dell’impiantistica sportiva del Sud.

Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint  che faceva volare il BaianoPalmese regina, Baiano re  –   Savoia, Sorrento, Juve SaffaNapoli, Nola, Scafati, Cervinara paggi di corte

La competizione per il primato tenne sulla ribalta dalla prima all’ultima partita, la Palmese 1914, presieduta da Antonio Mascia, imprenditore agricolo di larghe vedute, e il Baiano, di cui era munifico presidente il dottor Fausto Masi, titolare della storica farmacia di corso Garibaldi. Una lunga tirata, in cui rossoneri e azzurri, si misurarono tra loro senza risparmiarsi … colpi, dopo aver messo in … angolo con il loro carico di ambizioni il  Savoia, il Sorrento, la Rinascita Vomerese, la Juve SaffaNapoli, la Libertas Scafati, il Pro Nola, l’ Audax Cervinara e la formidabile compagine intitolata alla memoria del medico Alfonso Negro; era la compagine, con cui Ercolano sportiva onorava uno degli artefici della Medaglia d’oro conquistata dalla Nazionale di calcio alle Olimpiadi di Berlino, nel  1936. Ed erano tutte formazioni che avevano larghe e compatte “tifoserie”, che potevano contare alcune non meno di mille supporters, in campo amico e in trasferta. Il Cerbiatto era, invece, espressione di una comunità di poco superiore ai quattro mila abitanti e già s’ erano aperte le porte dell’emigrazione nella Germania federale e nel “Triangolo” industriale, disegnato da Milano, Torino e Genova.

Il verdetto finale consegnò la palma della vittoria alla Palmese, con 45 punti, il Baiano e la Viribus Unitis di Somma Vesuviana, finirono appaiati a quota 42, con media inglese favorevole al Cerbiatto, gratificato del simbolico titolo d’onore  miglior difesa, con 29 gol subiti. Tra rossoneri e granata, la differenza fu fatta dalla partita “in più” vinta dai primi- 19 su 30– e dalla loro linea d’attacco più produttiva di quella che esibirono i secondi, con 71 gol siglati dai palmesi e 51 dai baianesi.

Di quel memorabile campionato di mezzo secolo fa, Peppino De Rosa è stato certamente tra i più validi e preziosi interpreti con una  decina di gol firmati, mentre gli altri 41 del bottino  finale del campionato furono appannaggio di Colasanti, il romanino per antonomasia, normotipo di un metro e 70 centimetri che  saliva in bella elevazione da infallibile colpitore di testa e goleador, intercettando come una molla i cross precisi e rapidi che dalle fasce laterali gli spedivano proprio PeppinoSaverio Sorice e Stefano Sibilia, anch’essi goleador  di quel  Baiano, nel cui  motore  c’era il magico quadrilatero, formato da Gigino Bellofatto e Gigino Zito, le “menti” che innescavano in sincronia Umberto De Caprio e Gatti, i “bracci”, accelerando le offensive d’attacco o ripiegando in difesa, a seconda delle situazioni di gioco …

                       

Sport: passione d’una vita

 Peppino De Rosa– classe ’39– era super veloce ed imprendibile sull’ out di destra, dotato  dribbling ubriacante, oltre che buon tiratore di collo piede; e nel 1955, quando contava sedici anni, dopo le esperienze vissute in maglia “granata”  nei Tornei giovanili che si disputavano nell’area nolana, faceva già parte dell’organico di serie D del Cral Cirio , la formazione ch’era guidata dal padovano Flavio Maneo roccioso stopper. Era la squadra-bandiera sostenuta del Circolo ricreativo dei lavoratori dell’omonima Grande industria conserviera della Campania, che aveva la  base logistica a San Giovanni a Teduccio– ora Centro nevralgico del Polo scientifico internazionale dell’Alta tecnologia della Federico II-, e siti di lavorazione e trasformazione negli stabilimenti di Castellammare di StabiaCaserta. Ed era la Cirio, che tra gli anni ’60 e ’80 sviluppò importanti e proficue relazioni industriali con la rinomata azienda conserviera d’ortofrutta dei De Stefano, attiva  a Mugnano del Cardinale. Al Cral Cirio seguì, per Peppino, nel 1957 il passaggio a Pomigliano d’Arco, nelle file  del Sagittario – compagine di serie D che richiamava l’omonimo velivolo che si realizzava negli stabilimenti dell’ Aerfer, operativa in quella che già negli anni ’30  era diventata la prima città industriale del Sud per l’aeronautica e l’auto. E poi la rentrèe nel  Baiano  che il presidente Masi stava allestendo alla … grande, quale poi si rivelò nell’annata ‘59\60.

Appesi gli scarpini al classico chiodo di fine-attività agonistica, premevano le esigenze di avere un lavoro; e Peppino raggiunse negli States  il cugino Pasquale Acierno – mediano  dei “granata” di capitan Silvino Foglia negli anni ’40-, che gestiva a Boston una ben attrezzata officina meccanica per auto. E al lavoro in officina, Peppino  associava quello di conducente di Scuolabus per i bambini della capitale del Massachuttes

Una trentina d’anni fa, scattò per Peppino il ritorno in casa, dividendosi tra il sostegno al fratello Annino nella gestione del negozio di elettrodomestici di cui era titolare, e l’attività di guida volontaria per gli utenti del Distretto sanitario, allocato fino a dieci anni fa nel Palazzo comunale, facendo “ spola e casa” tra la Farmacia Masi  e il Circolo L’Incontro, di cui era il … nume tutelare. In tutti gli ultimi anni e prima del Covid19, aveva  sempre il gusto e la passione per infervorarsi per le partite del calcio “minore”, a Sirignano, Cicciano, Cimitile, Casamarciano e Baiano, senza mai rinunciare nei mesi primaverili ed estivi alle consuete escursioni a Fontana del Lago,  ‘ncoppo Lavo sulla collina di Gesù e Maria; erano le escursioni appena fuori-casa, ad un tiro di schioppo dal verde su cui svetta il collinare Eremo della Madonna del Soccorso. In realtà, Peppino è stato naturalista e ambientalista da sempre, conoscitore  ed assiduo frequentatore di tutte le aree montane del territorio, che si poteva spesso incontrare nei siti più attraenti di Avella, specie al Fusaro lungo la Via dei Cristiani, all’altezza di Acqua Pendente, a Capo Ciesco , per proseguire nelle consuete escursioni verso ‘O Campoe Summonte, allungando…il passo verso il Santuario di Montevergine. Era di buon cuore, Peppino, ed aveva sempre con sé le classiche e prelibate  caramelle Rossana, che con i Baci al cioccolato rappresentano uno dei brand di qualità internazionale della Perugina; erano le caramelle, gustose e a basso tasso calorico, ch’era solito dispensare specie ne L’Incontro agli amici, impegnati in estenuanti partite a bigliardo o ai tavolini dello “scopone scientifico” o nella “lettura” della mazzetta – di – giornali. E, per l’occasione, non mancava di leggerti quei ritagli di carta, su cui scriveva pungenti motti e pensose arguzie, che era solito estrarre dalla spicciola filosofia personale, con cui irrideva  le umane miserie e piccinerie, facendosene scudo con l’intelligenza e l’acuto spirito di osservazione che sapeva sciorinare.

Ora Peppino continua a volare con il “suoBaiano   sull’out di destra  di quell’ infinitesimale spicchio di cielo che è riservato allo sport.

Baiano. Peppino De Rosa, l’ala super sprint  che faceva volare il Baiano