Baiano. Sobrietà e discrezione nel saluto di suor Maria Costanza Crisafulli

Baiano. Sobrietà e discrezione nel saluto di suor Maria Costanza Crisafulli

Baiano. Sobrietà e discrezione nel saluto di suor Maria Costanza Crisafullidi Gianni Amodeo

“Sono venuta in silenzio e in silenzio me ne vado”.

Una frase semplice affidata ad un  piccolo foglio, lasciato all’ingresso del Monumentale complesso sacro della collina di Gesù e Maria. Una frase scarna, ma intensa di significato, quella di suor Maria Costanza Crisafulli, quasi a voler fornire una chiave di sintesi di quello è il suo stile d’azione e di rispettosa riservatezza verso gli altri, nel conformarsi alla personale scelta di vita religiosa. Una scelta di progetto esistenziale e di dedizione alla fede e alla spiritualità cristiana, di cui è parte integrante la diuturna cura- nel significato più ampio ed esteso possibile- che ha riservato al seicentesco Eremo collinare, restituito, dopo lunghi anni d’incuria e abbandono, alla dignità architettonica dell’originaria seicentesca configurazione, grazie all’eccellente ripristino conservativo realizzato, che ne ha ravvivato le strutture e gli ambienti grazie al geometrico ri-uso delle pietre tufacee e dei lapilli lavici, materiali costruttivi classici del territorio e di largo utilizzo per secoli; materiali, che ora hanno ceduto il passo ad altri materiali cementizi per nuove tecniche costruttive più duttili.

Baiano. Sobrietà e discrezione nel saluto di suor Maria Costanza CrisafulliMa l’operosa presenza di suor Costanza, siciliana d’origine, è valsa a restituire anche e soprattutto anima e vita agli spazi e ambienti eremitici con il ripristino delle liturgie, delle letture dei testi sacri, degli esercizi spirituali e degli incontri di preghiera, in un’ambientazione di raccoglimento e silenzio meditativo, attraversata da viali, aiuole di fiori e dalle stazioni della via Crucis nella cornice degli oliveti, per la mappa dell’Orto della meditazione – in cui campeggia il tipico pozzo per la raccolta dell’acqua piovana- allestito con la sua diretta e personale cura. E senza dire delle pregevoli composizioni artistiche e artigianali che la Suoraeremita confezionava per credenti e visitatori.

Un’esperienza di sicura e ammirevole benemerenza verso la comunità cittadina che si è prolungata per circa venti anni, con fattivo silenzio. Una lezione di vita. E, per quello ch’è stato possibile apprendere, attualmente suor Costanza vive a Padova, ospite della Casa dell’Ordine di appartenenza, le suore dell’Adorazione, per altre esperienze di fede costruttiva e laboriosa. E il retaggio lasciato sul territorio nostrano è di inestimabile valore umano, culturale, sociale e religioso. Un patrimonio da tutelare e proteggere. Un obiettivo, di cui si è già reso interprete il sindaco Enrico Montanaro, che ha incontrato il vescovo della Diocesi di Nola, monsignor Francesco Marino, per trovare congrue soluzioni, in grado di garantire la riapertura dell’Eremo e la ripresa delle attività che lo hanno finora caratterizzato, mentre è impellente l’esigenza di assicurarne la sorveglianza.

Di certo, l’ Eremo aprirà i battenti per il Martedì del dopoPasqua, per la secolare usanza della gita in collina e l’omaggio alla Madonna del Soccorso. E sarebbe, intanto, opportuno riattivare il Farolampada della torre campanaria, ormai spento da varie settimane. Un segnale di animazione.