BAIANO. Vittima della camorra e dello Stato: il caso di Stefano Montuori ancora aperto dopo 35 anni

BAIANO. Vittima della camorra e dello Stato: il caso di Stefano Montuori ancora aperto dopo 35 anni

BAIANO. Vittima della camorra e dello Stato: il caso di Stefano Montuori ancora aperto dopo 35 anni
Stefano Montuori dopo l’attentato del 1982

“Tutti devono sapere” è questo il desiderio del baianese Stefano Montuori, ricoverato all’ospedale Moscati di Avellino per una grave forma di Sla (sclerosi laterale amiotrofica). Stefano è lucido, ma ancora in attesa di giustizia, nonostante i trentacinque anni trascorsi dal gravissimo episodio di cui molti avranno ancora memoria. In quell’occasione Stefano ha rischiato la vita, mentre svolgeva il suo lavoro e serviva con coraggio lo Stato. Era il 13 settembre 1982 quando, sulla statale Appia tra Monteforte e Avellino, la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo tentò di uccidere l’allora Procuratore Antonio Gagliardi, che in quegli anni indagava sulle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici inerenti la ricostruzione post terremoto irpino degli anni ’80.

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Stefano Montuori dopo l’attentato 1982

Il giudice e il suo autista, Montuori, erano diretti ad Avellino quando l’auto blindata venne speronata da tre veicoli. L’auto finì fuori strada, precipitando nei terreni circostanti. Il commando di fuoco, composto da una decina di killer, circondata l’auto, sparò un centinaio di colpi di mitra sulla vettura, riuscendo a praticare un foro nei vetri antiproiettile. Ma giudice e autista, seppur gravemente feriti, riuscirono miracolosamente a salvarsi. Dopo tutti questi anni, Montuori non ha ancora ottenuto alcun risarcimento né gli è stato riconosciuto lo status di “vittima della criminalità organizzata”. Montuori combatte da trentacinque anni ed ha anche vinto un ricorso al Tar quando si è visto negare il suddetto riconoscimento nonché lo status di ”vittima della criminalità”. Ma il Ministero degli Interni continua ad ottenere rinvii facendo appello al Consiglio di Stato, dal quale ora si è in attesa di una sentenza definitiva. Se a Montuori sono state già riconosciute le sue ragioni nel primo grado di giudizio perché lo Stato, paradossalmente, continua a negargli un diritto? Perché per un semplice dipendente dello

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Stefano Montuori oggi prima della malattia

Stato è così difficile ottenere un risarcimento dovuto mentre non lo è per figure pubbliche poste a livelli più alti? Perché l’impressione che vengano applicati due pesi e due misure è sempre così forte? Ma soprattutto, perché non si sente parlare del caso Montuori? Come già detto, Stefano oggi ha la Sla, malattia che secondo il neurologo, in assenza di casi precedenti in famiglia, può derivare da forti traumi, come l’attentato subito. “Tutti devono sapere” Non siate insensibili e indifferenti, al contrario indignatevi e prendete una posizione! Chiunque voglia aiutarci può diffondere questo articolo o segnalarlo a radio, giornali e programmi televisivi, politici e istituzioni nazionali e locali. Grazie. Giovanna Miele

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