Cavalcavia 22, Euronut spa: “Calvario di 2 anni nel silenzio di Autostrade”

Cavalcavia 22, Euronut spa: “Calvario di 2 anni nel silenzio di Autostrade”

Due anni di disagi e di indifferenza. Lo scorso 5 giugno è trascorso il secondo anniversario del sequestro del cavalcavia numero 22 dell’autostrada A16 di Sperone, ‘chiuso’ su ordine della Procura di Avellino nel 2017 ed ancora parzialmente interdetto al passaggio di mezzi. A 730 giorni dalla decisione dei giudici, motivata da presunti rischi per la sicurezza causati dalle condizioni del ponte, nulla è cambiato per quanti sono titolari di attività produttive al di là del viadotto che costituisce l’unica via di accesso alla zona industriale del paese. La situazione di maggior disagio è quella sopportata ormai da due anni dai lavoratori della Euronut Spa, l’azienda di trasformazione delle nocciole che dal 2017 fa i conti che le numerose e spesso insormontabili difficoltà derivanti dall’apertura a 2,20 metri del cavalcavia che impedisce una gestione lineare della logistica e delle forniture, circostanza che determina ingenti contraccolpi economici all’attività.

“L’aspetto più pesante e incomprensibile- spiega l’amministratore delegato di Euronut spa Domenico Manganelli- è il silenzio di Autostrade che a distanza di due anni dalla chiusura del cavalcavia 22 e dopo una prima fase di apparente collaborazione ritiene probabilmente di aver “terminato” il proprio compito limitandosi ad interventi minimi di manutenzione che consentono appena il passaggio di autovetture. Abbiamo richiesto a società Autostrade un accesso agli atti in modo da poter comprendere la situazione pregressa, individuare eventuali responsabilità e muoversi di conseguenza. Riteniamo che i profili di responsabilità sociale di una Spa che guadagna centinaia di milioni grazie ad una concessione pubblica avrebbero imposto altro tipo di intervento manutentivo che invece, a quanto pare, sembra essere stato estremamente insufficiente per ripristinare il passaggio di mezzi di trasporto necessari all’attività della nostra impresa. Tenendo conto della perizia della Procura di Avellino, il dubbio è che il viadotto non possa comunque sopportare un peso superiore alle 10 tonnellate, un limite che per Euronut è un ostacolo allo sviluppo ma anche alla ordinaria gestione. Nelle prossime settimane riprenderemo le nostre azioni per tutelare l’interesse societario ed in ogni caso attendiamo fiduciosi la chiusura delle indagini della Procura di Avellino”.