Coronavirus: comprare italiano, mangiare italiano, “vacanzare” in Italia.

Coronavirus: comprare italiano, mangiare italiano, “vacanzare” in Italia.

di Benedetta Napolitano

Qualcuno dice che si tratta solo di una “psicosi” e che il coronavirus è poco più di una brutta influenza, qualcun’altro che si tratta di una pericolosa pandemia.

Altri, ancora, con un particolarissimo senso dell’umorismo, rifiutano la fantasiosa ipotesi complottista secondo cui il virus sia stato disseminato in Cina e in Italia da qualche grande potenza ostile alla “via della seta”, e fanno notare che il virus sembra progettato a tavolino dall’INPS (perché attacca, particolarmente, gli ultrasessantasettenni e gli individui con patologie pregresse).

La maggior parte degli italiani, però, si sente confusa e spaesata. Infatti, se da una parte ci viene detto di mantenere la calma, dall’altra vediamo che gli Stati stranieri bloccano i nostri voli e che sono state messe in atto numerose misure restrittive (comuni cinturati in alta Italia, scuole chiuse, ecc…).

Qual è, quindi, la verità? A mio parere, nessuno sa bene come stanno realmente le cose e, neppure, come si evolveranno i fatti.

Da biologa, l’idea che mi sono fatta è la seguente: il coronavirus è molto diffusivo ma non eccessivamente letale (anche se è più letale dell’influenza).

Pare che, su 1000 persone che si infettano, circa 600 non hanno quasi alcun problema (la malattia, in questi casi, ha un decorso simile a una leggera influenza) mentre i restanti 400 hanno problemi più seri. E, di questi, circa 150 necessitano di ospedalizzazione con assistenza respiratoria e circa 40 (i più deboli) addirittura della rianimazione con esito, talora, infausto.

La malattia, quindi, non è banale. Ma il problema vero è che, se si ammalassero molte persone contemporaneamente, i nostri ospedali non ce la farebbero ad assistere adeguatamente tutti gli ammalati.

Infatti, in Italia, ci sono 3 posti letto ogni 1000 abitanti e solo circa 5300 rianimazioni in tutta Italia e, di queste, solo una piccola parte adeguatamente isolate per malattie infettive.

Questo è il punto essenziale.  Ed è per questo che dobbiamo fare il possibile per rallentare il più possibile la trasmissione del virus da persona a persona (cosa che si può ottenere lavandosi accuratamente le mani con sapone, almeno per un minuto, oppure con un prodotto a base alcolica, in modo da denaturare la proteina “spike” del virus, ovvero la “chiave” che consente al virus di entrare nelle nostre cellule).

Dobbiamo, cioè, abbassare il cosiddetto “Erre con zero”, ovvero l’indice di trasmissibilità del virus che, quando sia minore di 1 conduce spontaneamente alla fine dell’epidemia e che per ora, purtroppo, è ancora pari a 2,2.

Ma l’epidemia di coronavirus non causa solo problemi di salute. Purtroppo, gli altri Paesi, anche quelli che, a parole, si dichiarano amici, stanno boicottando i nostri prodotti e, in aggiunta a questo, l’aver fermato chissà per quanto tempo molte attività produttive nella “zona rossa” e l’aver perso milioni di turisti provocherà sicuramente dei gravissimi danni alla nostra economia, recessione e aumento della disoccupazione.

Il miglior modo di reagire a questo stato di cose è, pertanto: COMPRARE ITALIANO, MANGIARE ITALIANO e, quando questa storia sarà finita, FARE LE NOSTRE VACANZE IN ITALIA.