Diplomati magistrale: tam tam in Parlamento per salvarli, ma sul decreto da attuare c’è dissenso

Diplomati magistrale: tam tam in Parlamento per salvarli, ma sul decreto da attuare c’è dissenso

Si allargano a macchia d’olio i tentativi di salvare i maestri con diploma magistrale dall’esclusione dalle GaE, a seguito della posizione finale presa il 20 dicembre dal Consiglio di Stato. Li stanno producendo, con cadenza periodica, le organizzazioni sindacali, come i Confederali e la Gilda che dopo essersi rivolte al Miur hanno chiesto l’intervento anche a Lega e Pd, al fine di fare leva sul nuovo Governo perché approvi un decreto utile per avviare una procedura riservata che valorizzi il servizio prestato e metta la scuola nelle condizioni di affrontare un regolare avvio delle attività il prossimo 1° settembre”.

Ma negli ultimi giorni si sono aggiunte esplicite richieste di stampo politico. Qualche giorno fa, al Senato è stata presentata una mozione da tutti i parlamentari della Lega, con l’intento di aprire in tempi rapidi la strada ad una soluzione politica della questione dei diplomati magistrale. L’obiettivo è sensibilizzare il Governo a produrre un decreto, per poi fare esaminarne l’applicazione alle commissioni speciali di Camera e Senato.

Dopo gli altri partiti, il 10 maggio ha preso ufficialmente posizione anche Fratelli d’Italia, che ha presentato sia in Senato che alla Camera un’interrogazione attraverso cui chiedere l’apertura della GaE.

“È necessario varare un provvedimento d’urgenza, prima del 30 giugno, che tuteli i tantissimi insegnanti che a causa di un oscillante sviluppo della giustizia amministrativa, rischiano di perdere il posto di lavoro. Ho presentato in Senato un’interrogazione con carattere di urgenza per sanare questa condizione contradditoria”, ha detto il senatore Patrizio La Pietra.

“Noi di Fratelli d’Italia faremo di tutto per sanare questa imbarazzante situazione. Le conseguenze di un mancato decreto attuativo sarebbero devastanti”, ha concluso il senatore.

Alla Camera, Fratelli d’Italia ha depositato una richiesta simile, un’interpellanza sempre alla responsabile del Miur, con primo firmatario il capogruppo Fabio Rampell: come preannunciato qualche giorno fa alla Tecnica della Scuola, il partito ha chiesto al Governo se è davvero intenzionato a emanare un provvedimento d’urgenza per garantire la continuità didattica, evitando il licenziamento di 7 mila insegnanti e richiamare a settembre i più di 50 mila supplenti che attualmente lavorano grazie all’inserimento con riserva nelle Graduatorie ad esaurimento.

“Se si dovesse dare un’applicazione generalizzata alla sentenza n. 11/2017 – si legge nell’interpellanza presentata a Montecitorio – ben 55.000 diplomati magistrale si ritroverebbero non solo cancellati dalle graduatorie ad esaurimento, dove avevano ottenuto l’inserimento con riserva, ma anche nell’impossibilità di lavorare sia nelle scuole pubbliche che in quelle paritarie, posto che l’affermata assenza di abilitazione precluderebbe qualsiasi attività di insegnamento” e “condurrebbe al licenziamento di 6.669 insegnanti già assunti con contratti a tempo indeterminato e confermati in ruolo dopo il superamento dell’anno di prova”.

Ma queste norme, si legge ancora nell’interpellanza, andrebbero approvate “prima del 30 giugno 2018 per garantire la continuità didattica e il regolare avvio del prossimo anno scolastico, attraverso la riapertura delle graduatorie ad esaurimento a tutto il personale docente in possesso di un’abilitazione all’insegnamento, nonché al fine di evitare sperequazioni tra i lavoratori della scuola pubblica italiana”.

A dare manforte all’interpellanza è l’Anief: il suo presidente, Marcello Pacifico, definisce la richiesta di Fratelli d’Italia “sacrosanta”, ribadendo nel contempo “con fermezza il suo diniego a nuovi concorsi o a nuove graduatorie pasticciate che valutino il solo requisito di servizio: una soluzione di questo genere, avallata invece da altri sindacati, avrebbe tra l’altro come effetto quello di rimandare a casa migliaia di insegnanti del Centro-Sud”.

“Noi siamo dell’idea – ha detto ancora il sindacalista autonomo – di tutelare l’interesse di tutti i precari abilitati: per fare ciò, basterebbe intervenire sulle graduatorie d’istituto. In questo modo, non si creerebbero discriminazioni o ingiustizie. La nostra proposta, a questo proposito, è stata di recente illustrata in una seconda proposta che prevede appunto la trasformazione delle graduatorie di istituto in permanenti provinciali, nonché il loro utilizzo ai fini del reclutamento e l’accorpamento della prima e seconda fascia d’istituto, subordinata a quella della riapertura delle Gae che rimane la strada più giusta”.

Insomma, sul decreto d’urgenza sembrerebbero tutti d’accordo (anche la ministra dell’Istruzione ha fatto intendere il suo assenso), ma sui contenuti dello stesso le idee non sono ancora chiare: concorso riservato o ritorno all’antico, con inserimento diretto nelle GaE con allargamento della deroga a tutti gli abilitati? Nei prossimi giorni ne sapremo qualcosa di più.