Giorgetti detta la linea della Lega: no fuori dall’Europa e si a governo di unità nazionale.

Giorgetti detta la linea della Lega: no fuori dall’Europa e si a governo di unità nazionale.

Alla fine delle fiera, l’unica cosa che si evince è che “il capitano” è al comando solo delle sue truppe di odiatori sui social. Salvini no, Zaia si, Salvini si, Zaia no. Non è questo il dilemma. Almeno non adesso. L’uomo dalle mille felpe annusa l’aria che tira e si accoda alle parole del suo vice che tanto vice non è. Giorgetti è uomo per tutti. Qualche tempo fa, lo stesso governatore della Campania Vincenzo De Luca ne tesseva le lodi parlando così: “Voterei cento volte per Giorgetti. Rappresenta un’assoluta garanzia per l’Italia aldila’ delle bandiere politiche. Ha le competenze e la struttura politica per rappresentarci in Europa se non fosse che ci lascerebbe in Italia in balia di gente che va in giro con i crocifissi!” Bene ma non benissimo, se non fosse che a queste parole avevano annuito sorridenti e compiacenti lo stesso Giorgetti e Attilio Fontana, l’ormai noto governatore della Lombardia. De Luca è un sovranista di destra? No, ma non lo è neanche il vice segretario della Lega. Allora che si lasci pure Salvini ad imbonire le folle senza argomenti né contenuti, a fare elenchi di questo e di quello e video con i gattini e i piatti che mangia. La linea politica però la detta chi ne ha appunto le competenze, e se a Matteo non sta bene, conosce la porta. A quanto sembra ha fatto la sua scelta. L’ennesima inversione a “U” sulle sue stesse dichiarazioni: “ Vogliamo il voto, no a governo ammucchiata!” Ma la sua poltrona è comoda come quella di tutti gli altri. Al Wall street giornal, solo due giorni fa, Giorgetti ammette: “ Mai fuori dall’euro. Il nostro debito è in mano a loro e dichiarerebbero subito il default. Si ad un governo con le migliori risorse politiche del paese con Mario Draghi al comando. Solo dopo la crisi economica si parlerà di elezioni.” A questo punto la Meloni è avvisata. Lei che è andata a giurare sull’altare della patria che non parteciperà a governi di unità nazionale e che vuole solo le elezioni, verrà lasciata sola. Ammenoché, oltre ad apprendere l’arte dei social da Salvini, non abbia imparato anche a rimangiarsi tutto senza il minimo pudore come il suo mentore. I litigi sono già iniziati. A chi va la paternità dell’organizzazione della manifestazione in piazza a Roma il 2 giugno? Mentre si contendono i meriti del l’ennesima operazione mediatica, gli altri fanno politica e li tagliano fuori.
A loro i giochi per bambini. La torta però, è roba per i grandi.
Felice Sorrentino