Oblò – Le differenze che fanno l’uguaglianza

Hannah Arendt

Oblò   Le differenze che fanno l’uguaglianza

di Carmine Magnotti       

Non riusciamo  a ricostruire un’immagine  fedele ricomponendo i frammenti parziali persino delle persone che conosciamo più da vicino. La realtà di ciascuno – unica e irripetibile- eccede sempre  le nostre capacità di rappresentarla. E questo vale ancora di più per le persone che non conosciamo e che identifichiamo -sempre in forma riduttiva – come componenti di una categoria: gli immigrati, i giovani, i disoccupati, gli insegnanti. Le categorie sono necessarie  per affrontare  una realtà sempre più complessa, ma non possono essere irrigidite, altrimenti si trasformano in stereotipi e pregiudizi.

Le categorie isolano un solo elemento di una identità  che è sempre  molto più ricca e poi lo rendono assoluto  come se fosse l’unico rilevante Così considerare una donna  eritrea come “immigrata” ci impedisce di vederla  anche come madre preoccupata  di dare un futuro migliore ai suoi figli, o come una figlia preoccupata per gli anziani genitori lasciati in un Paese difficile, o come una donna in cerca di lavoro in un mondo in cui è già difficile  trovarlo per chi ha professionalità. Ciò che ci divide  impedisce di vedere ciò che ci unisce in una comune condizione umana come scrive sostiene Hannah Arendt, il cui pensiero conserva una straordinaria attualità.