Operai centrale acque di Angri a 30 metri sul torrione

Operai centrale acque di Angri a 30 metri sul torrione

Senza stipendi da luglio e senza stabilizzazione. Incrociano le braccia i lavoratori della centrale di sollevamento delle acque di Angri. Salgono sul torrione a 30 metri di altezza. “Siamo abbandonati da tutti. Ci dicano le istituzioni come si fa a vivere senza salario. Da 4 mesi non arriva un euro nelle nostre buste paga. Abbiamo messo a fuoco tutti i risparmi per mangiare, la Regione, l’Ente idrico e la Gemis si sono dimenticati di noi. Ci riempiono di chiacchiere ma non si vive di parole. Vorremo vedere loro senza stipendi. Non hanno coscienza”. Sono esasperati i lavoratori e come non capirli, come non stare dalla loro parte? Chiedono al Prefetto di intervenire per la risoluzione della loro annosa questione. Altri colleghi sono stati assorbiti dalla Gori mentre per gli operai di Angri non arrivano neanche gli stipendi dovuti. “Siamo lavoratori ignorati e presi in giro da tutti. Fanno a scaricabarile e innescano una guerra tra poveri. Vergogna”. A sostenerli il sindacato Femca Cisl che ha proclamato l’assemblea permanente. Si spera di sensibilizzare la Regione Campania che conosce bene la questione e che non dovrebbe consentire che la dignità dei lavoratori venga calpestata gettando nello sconforto più totale. Dietro un lavoratore ci sono figli, famiglie, affitti, mutui da pagare, spese: senza stipendi si soffoca, non si vive. Anche gli analfabeti lo sanno. La ditta Gemis di Palma Campani  che ha in gestione l’impianto delle acque scarica le responsabilità sulla Regione Campania. Dice che l’Ente di palazzo Santa Lucia non paga la manutenzione dell’impianto dal 2017 e pertanto vantando un credito enorme rischia essa stessa il collasso. La Regione invece non stanzia i soldi sul capitolato del ciclo integrato delle acque perché intimata dalla Corte dei Conti ad effettuare il passaggio all’ente gestore, Ato 3, (Gori) che finora ha assorbito solo le centrali di smistamento di Boscotrecase, Cercola, Mercato Palazzo e Nola. Restano fuori le centrali di sollevamento delle acque e 180 lavoratori che oltre a non percepire gli stipendi rischiano addirittura il licenziamento. L’anello più debole in questo annoso contenzioso sono gli operai che non riescono neanche più a garantire il pasto ai figli. Per andare a lavorare devono usare l’auto e sostenere anche i costi del carburante . La sensazione è di sconforto più totale; rabbia, delusione, tristezza.   Se la Gemis abbandonerà l’impianto i lavoratori che fine faranno e i loro stipendi? Si chiede la solidarietà degli altri lavoratori sperando di sensibilizzare l’opinione pubblica. Fate qualcosa, prima che sia troppo tardi. Il dispiacere è enorme tra questi operai che hanno mediamente più di 40 anni. Hanno diritto a lavorare e ad essere retribuiti e a non essere oppressi dall’incubo del licenziamento .