Prima Nazionale al “Carignano” alla riscoperta di William Shakespeare con il Teatro Stabile Torino in “sogno di una notte di mezza estate” e “Romeo e Giulietta” le belle performance di Beatrice Vecchione, a cui “La Stampa” dedica l’ampia intervista di Silvia Francia

Prima  Nazionale al “Carignano” alla riscoperta di William Shakespeare con il Teatro Stabile Torino  in “sogno di una notte di mezza estate” e  “Romeo e Giulietta” le belle  performance di Beatrice Vecchione, a cui “La Stampa” dedica l’ampia intervista di Silvia Francia

di Gianni Amodeo

Percorso aperto, per rivisitare e riscoprire la dimensione creativa e artistica di William Shakespeare, lo straordinario autore, le cui opere teatrali costituiscono la splendida  rappresentazione e il denso affresco dell’età elisabettiana, con cui è raccontata  l’ Inghilterra  delle effervescenti e vivide atmosfere con cui si dischiudono gli orizzonti della modernità nell’Europa rinascimentale; opere di pregevole e raffinata scrittura che si trasfonde e innerva in un variegato e affascinante caleidoscopio nei cui multiformi ed inesauribili riverberi  albergano  emozioni, passioni, pensieri, inquietudini, speranze, sofferenze e gioie che compongono la lunga e tortuosa  spirale delle vicende dell’umanità di sempre, oscillante tra i valori che affermano il primato della vita e i disvalori che la comprimono e la negano con la forza, l’arbitrio, la violenza di tutte le forme d’esercizio del potere chiuso in se stesso, orrenda e triste monade senza finestre. E’ il Teatro , in cui rifulge e si dispiega la Poesia seducente e cristallina del Bardo immortale in grado di calarsi nelle pieghe, anche le più recondite e quasi invisibili, del cuore umano, per estrarne l ’autenticità più diretta e immediata, liberandola da ogni effimera e ingannevole mistificazione.

Prima  Nazionale al “Carignano” alla riscoperta di William Shakespeare con il Teatro Stabile Torino  in “sogno di una notte di mezza estate” e  “Romeo e Giulietta” le belle  performance di Beatrice Vecchione, a cui “La Stampa” dedica l’ampia intervista di Silvia FranciaSu queste tracce, nel ricco e corposo cartellone della programmazione per la stagione 2018\2019, a conferma della mission culturale di respiro nazionale e internazionale che svolge il Teatro stabile Torino, spicca la rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate” e “Romeo e Giulietta”, testi classici del composito e vasto repertorio di Shakespeare proposti in tandem, a serate alterne e per complessive 24 recite, nell’ insolita scenografia del tradizionale palcoscenico del tutto trasformato con il rivestimento di verde prato all’inglese che si estende e sottrae spazio alla bella platea del Carignano rilucente di stucchi dorati e velluti. Un prato indoor, che ri-crea, evoca e simboleggia quegli squarci d’ambientazione bucolica tanto cari ai costumi sociali   dell’età elisabettiana e alla civica cultura anglosassone amante del bello naturale, conferendo un’impronta di originale ariosità all’azione scenica, con il pubblico che sembra avvolgere in un ideale abbraccio attori e attrici. Una sequenza di appuntamenti, che ha preso impulso il 26 giugno e su cui calerà domenica- 22 luglio- il sipario; un approccio di conoscenza per l’opera del Bardo immortale e per la visione del mondo rappresentata,  incontrando il favore del pubblico delle belle occasioni – famiglie, giovani e turisti in grande numero- e il consenso della critica specializzata.

            E nelle serate del Teatro d’estate del Prato inglese, ben significative le interpretazioni fornite da Beatrice Vecchione – nel duplice ruolo di Titania, regina delle Fate, e di Ippolita, regina delle Amazzoni e moglie di Teseo, duca di Atene– sia nella rappresentazione di “Sogno di una notte di mezza estate”, per la regia di Elena Serra, perspicace traduttrice del testo shakespeariano, con i modernizzanti adattamenti, affidati alla musica dei  Laibach, sia in “Romeo e Giulietta”, per la regia di Marco Lorenzi. Una versione calda e appassionata, quella resa da Beatrice Vecchione, nel far rivivere  il candore e la generosità romantica di Giulietta Capuleti  innamorata di Romeo Montecchi, interpretato da Marcello Spinetta. Una nitida  versatilità, in cui la venticinquenne attrice di Sperone  fa risaltare mimica e gestualità di duttile efficacia, ma soprattutto limpida formazione culturale, frutto di assiduità d’impegno e costanza di rapporto con i testi.  E l’intervista pubblicata a pagina intera da “La Stampa”  condotta da Silvia Francia  proprio con  Beatrice Vecchione e Marcello Spinetta n’è un’eloquente conferma. La giovane interprete ripercorre le sue aspirazioni per il Teatro, partendo- dopo gli esami di Maturità classica al “Carducci” di Nola– con la sua valigia di sogni e desideri  da Sperone, il piccolo Comune di 3500 abitanti, per approdare, dopo laboriose e impegnative selezioni, al Teatro stabile Torino. E nel racconto-intervista del giornale diretto da Tommaso Montanari, l’attrice focalizza il rapporto tra Teatro e pubblico, i temi della morte, dell’amicizia e dell’amore che “ non è il supermercato dei sentimenti”.