Protagonista del Baiano, anni ’70. L’addio di Alfredo Di Somma, uomo di sport e…

Protagonista del Baiano, anni ’70. L’addio  di Alfredo Di Somma, uomo di sport e...

di Gianni Amodeo

Nel piccolo, ma ideale e grande albo delle storie di schietta passione e generoso entusiasmo  vissute- e fatte vivere-  dal Baiano calcio  nella maggior parte degli stadi e campi calcistici della Campania, nella bacheca dell’onore e del prestigio spicca la figura di Alfredo Di Somma che se n’è andato  in punta di piedi, sconfitto dal terribile   Alzheimer che lo tormentava da anni, lacerandone energie e divorando risorse mentali. E se n’è andato, Alfredo, in punta di piedi,  con quell’affabile e garbata discrezionalità che per temperamento e carattere illuminava  e ravvivava nel sorriso del volto franco e sereno, com’è proprio dello stile degli autentici uomini di sport, inteso come scuola e metafora dell’onestà del vivere e della verace dignità delle persone, in cui successi e affermazioni si commisurano con i meriti reali e la disciplina in campo aperto, lavoro o studio che sia, alla luce del sole,senza indulgere a trucchi sotterfugi, inganni e brighe di corruttela.

            Alfredo era approdato dalla “sua” Nola negli iniziali anni ‘70  nelle file del Cerbiatto … ammantato di quel Granata – il colore simbolo della tenacia e dell’intraprendenza-  ch’era presieduto da Antonio Lippiello, piccolo imprenditore, che se n’era accollato   oneri e spese – e lo farà per lunghi e vari anni- con notevoli sacrifici personali e famigliari. E con lui era approdato, sempre dalla città bruniana nelle stesse file, Nicola Fusco appena sedicenne. Due attaccanti di eccellente rango tecnico e forte caratura agonistica; ordinato e rapido sulla linee d’ala d’attacco a destra e sinistra, Alfredo, preciso negli assist in corsa e da fondo campo, per quanto Nicola, scomparso  qualche anno fa, era inventivo e filtrante da mezz’ala, abile nell’andare in profondità e  dotato di buon tiro secco. Alfredo e Nicola trovarono a Baiano, la “consacrazione” di bomber e lo smisurato affetto della “tifoseria”; e Nicola vi formò anche la famiglia, mentre Alfredo, pur baianese d’adozione a tutti gli effetti e … affetti d’amicizia, ha conservato sempre e inalterati i legami con Nola, la città natia. Alfredo aveva tante ragioni per onorare l’appartenenza profonda  alla propria città, ad iniziare dalla formazione personale ed educativa che aveva proficue connessioni con le attività sociali in cui era impegnato con amici e coetanei nel Circolo del Collegio, uno dei fulcri dell’Azione cattolica diocesana, e  nel Circolo della Fuci, la Federazione degli universitari cattolici italiani, in piazza Matteotti; e del sodalizioFuci , quale operoso e dinamico Laboratorio di confronto di idee e dibattito culturale si conserva il ricordo in coloro  che ne furono  partecipi e testimoni … ma non ha trovato alcuna continuità in analoghe esperienze negli anni successivi. Purtroppo.

 ‘73\74: il Baiano vince il campionato con il record regionale di 118 gol                                 Di Somma, Fusco, Bruno, Litto: frombolieri di classe

Il duo Alfredo Di Somma- Nicola Fusco, insieme con il fantastico Osvaldo Bruno  segnò quella che fu cavalcata dei successi del Cerbiatto nel decennio ’70, sullo slancio di quello ch’era stato il bel Baiano della seconda metà degli anni ’60, allenato in fasi successive da Stefano Borsacchi, gentleman dello sport, Vito Capolongo, funzionario del locale Ufficio delle allora Imposte dirette e che del Baiano, tra gli anni ’40 e ’50 era stato il portiere para-tutto, e Gennaro Menna, che aveva militato nel Sorrento da brillante stopper. Era il Baiano  dei Silvio ConteAntonio ed Ettore Lippiello, Peppe Russo e Antonio D’Apolito con la trazione della Primavera nero-stellata, tutta cittadina, a cui fecero da guida in campo gli scomparsi Gigino Bellofatto e Stefano Sibilia, ben degni di figurare in campionati di serie professionistica, e Raffaele Napolitano, cursore e centro-campista imprendibile che sarà sindaco negli anni ’90.  E quella  degli anni ’60  costituisce la solida piattaforma del decennio ’70, in coincidenza con l’avvento di Ivo Vetrano, che rientra nella … base nostrana,  dopo aver conosciuto e praticato i campi della Quarta serie,  C, B ed A in progressiva e graduale ascesa che ne premiò il talento prima nell’Atripalda, Saronno e Modena, e poi nel Grande Varese del presidente Giovanni  Borghi – il patron dell’Ignis, uno dei tanti capisaldi  del boom economico all’italiana degli anni ’60– innamorato della verdeggiante cornice naturalistica e paesaggistica dei Monti Avella e del Partenio che Ivo gli aveva fatto conoscere. Era la cornice che ancora conservava la sua fatata suggestione ….

            Ed Ivo– anch’egli nella Galleria dei ricordi- riprese a giostrare nel “suo” Baiano, da allenatore e da giocatore in versione difensiva di “libero” da regia ed aveva come stopper, imponente e spazza- tutto, il mai domo Cristoforo Ferraro, della vicina Lauro. Un organico di assoluto valore, quello affidato ad Ivo, che nel campionato ‘72\73 si piazzò secondo nell’allora “promozione”, assimilabile ad una robusta compagine di serie  D professionistica attuale, mentre volò alto sul nido del cuculo  nel campionato ‘73\74,  conquistando il successo pieno, con il record di 118  gol messi a segno. Un record restato inviolato che valse la conquista dell’allora “eccellenza”, assimilabile allo’attuale serie professionistica. 118 gol a segno, un bottino straordinario, ripartito tra Alfredo, Osvaldo, Nicola Fusco e Nicola Litto ed Ivo su calci piazzati. Una delle formazioni tipo del decennio ‘70 proponeva in porta Antonio Lippiello, sulla linea dei terzini Stefano Bellofatto e Ciro Sgambati, in mediana, Stefano Miele, Giuseppe Vermiglio, Cristoforo Ferraro, Ivo Vetrano, in linea d’attacco, registi come Parisi, Mauro, Pier Luigi Zero, Salvatore Esposito e Marino Barzaghi, frombolieri infallibili come Alfredo Di Somma, Nicola Fusco e Nicola Litto.

            Era il Baiano, le cui gesta e prodezze al “Bellofatto”  erano seguite e … ammirate in media, da  mille spettatori. Erano le lontane domeniche di festa dello sport e della comunità, con poco più di quattro mila abitanti. Ed Alfredo di quelle domeniche di festa, anche se tirava il vento prepotente o pioveva a dirotto, era uno degli interpreti più amati e ben voluti; un interprete che ha lasciato di sé una magnifica testimonianza di vita, vissuta al servizio della Scuola– ha fatto parte dell’organico amministrativo del Circolo didattico della “Tommaso Vitale”– e, ,neanche a dirlo, nella dedizione alla Festa eterna, che costituisce un impegno morale e civile da osservare con la massima cura, per tutti i nolani.

  Una dedizione di fede e religiosità, che per Alfredo era anche e soprattutto il senso vivo dell’appartenenza alla Paranza Stella, assunta a simbolo dell’omonimo e moderno quartiere di Nola, rinomato per le molteplici attività oratoriali che si praticano,promosse ed organizzate dalla comunità parrocchiale. E la Festa eterna è anche la Festa che vive la propria narrazione nelle paranze, di cui quella della Stella è una bella rappresentazione con la sua recente storia.