SANT’Oggi. Giovedì 23 maggio la chiesa celebra san Desiderio di Langres e san Giovanni Battista de’ Rossi

SANT’Oggi. Giovedì 23 maggio la chiesa celebra san Desiderio di Langres e san Giovanni Battista de’ Rossi

SANT’Oggi. Giovedì 23 maggio la chiesa celebra san Desiderio di Langres e san Giovanni Battista de’ Rossia cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 23 maggio la chiesa celebra san Desiderio di Langres, nacque a Genova nell’alta Valle Sturla, chiamato a quei tempi Fràvega, nel IV secolo. Desiderio doveva essere uno dei primi cristiani del luogo. Si racconta che frequentasse un santo eremita, ritiratosi a far vita di preghiera e di penitenza su quelle colline, a distanza di sicurezza dal caotico centro urbano. Fu il terzo vescovo di Langres (Francia), di origini così antiche, che divenne, ai tempi dei Celti e dei Romani, capitale dei Lingoni (oggi SANT’Oggi. Giovedì 23 maggio la chiesa celebra san Desiderio di Langres e san Giovanni Battista de’ RossiLangres). Nel 345 muore il secondo vescovo, Giusto, non trovando accordo sulla persona da scegliere, il popolo inviò alcuni rappresentanti a Roma perché fosse il papa stesso a nominare il loro vescovo. Voci celesti si udirono proclamare: «Desiderio è il prescelto, Desiderio sarà il vostro vescovo!». Ma a Langres nessuno si chiamava Desiderio. Fu così che una rappresentanza di clero e fedeli decise di recarsi a Roma, per far dirimere la questione a papa Giulio I; il quale, anziché nominare il nuovo vescovo, avrebbe dato un responso sibillino: «Sulla strada del ritorno il vostro desiderio sarà esaudito». Rimessisi in cammino verso la patria, i langresi, giunti a Sturla, cominciarono a risalire la valletta omonima, fino ad at¬traversare una zona coltivata dove un aratore era intento a stimolare i suoi buoi recalcitranti, esclamando a viva voce: «Per la vita di De-siderio, andrete!». Quel nome attirò la loro attenzione sul villico. Avvicinatolo, egli si qualificò come “Desiderio, servo di Gesù Cristo”. I pellegrini compresero all’istante che quello era l’uomo designato da Dio come loro pastore. Ma egli si schermì, al punto di piantare di colpo il bastone in terra col dire: «Amici, io sarò vostro ve¬scovo quando questa verga fiorirà». Ed ecco che il pezzo di legno si sa-rebbe immediatamente ricoperto di foglie, fiori e frutti, inducendo Desiderio a obbedire alla manifesta volontà divina. Con¬sulta¬tosi con l’eremita, ottenne la sua benedizione. Fu pertanto accompagnato a Langres, dove ricevette l’ordine sacro. Del suo ministero episcopale si sa poco. Sant’Atanasio, patriarca di Alessandria, lo cita nella sua “Apologia contra arianos” e ciò ha indotto alcuni agiografi ad inserirlo tra i partecipanti al Concilio di Sèrdica (odierna Sofia, in Bulgaria), durante il quale i vescovi occidentali proclamarono nuovamente la retta fede nella Trinità e il primato del vescovo di Roma, contro l’eresia ariana che li negava. La sua vita fu troncata in maniera cruenta, allorché Langres venne accerchiata da un’orda barbarica. Durante l’assedio, Desiderio si affacciò dai ba¬stioni della città per implorare i barbari di risparmiare i suoi abitanti, ottenendone in cambio oltraggi e minacce. Il vescovo allora, per evitare stragi e distruzioni, si offrì in ostaggio, a riscatto della salvezza dei suoi concittadini. Uscito fuori delle mura, accompagnato da alcuni preti e diaconi, i barbari gli misero le mani addosso, lo torturarono e lo decapitarono insieme ai suoi compagni; ma poi prodigiosamente abbia raccolto la sua testa mozzata, e sia riuscito a rientrare in Langres per condividere la sua sorte con i suoi fedeli; patrono dei parti difficili e dei giuramenti.
SANT’Oggi. Giovedì 23 maggio la chiesa celebra san Desiderio di Langres e san Giovanni Battista de’ Rossi23 maggio: san Giovanni Battista de’ Rossi, nacque a Voltaggio (Alessandria) il 22 febbraio 1698, da una nobile famiglia genovese. Il papà muore prematuramente, e la maggior parte dei fratellini se ne va prima di raggiungere l’adolescenza. A 13 anni si stabilì a Roma, presso un cugino sacerdote, don Lorenzo De Rossi, canonico a Santa Maria in Cosmedin, per poter studiare, teologia e filosofia, presso i padri gesuiti al Collegio Romano. Nel 1714 si avviò agli ordini sacri, ricevendo la tonsura e completando gli studi teologici alla Minerva presso i domenicani. Dotato di un’intelligenza non comune, che gli permise di completare in anticipo gli studi, fu necessario ottenere dal papa la dispensa per l’ordinazione sacerdotale, avvenuta l’8 marzo 1721. Negli anni precedenti, aveva diretto vari gruppi di studenti a San Gregorio al Celio, a Santa Maria in Domnica e a Santa Maria della Consolazione. Da questa esperienza ebbe le indicazioni per dar vita a quella “Pia Unione di Sacerdoti Secolari”, annessa all’Ospizio di Santa Galla. Oltre all’Ospizio di santa Galla, non suo (era stato fondato da monsignor Marco Antonio Anastasio Odescalchi, cugino di papa Innocenzo XI) e destinato a soli uomini, volle allargare il raggio del suo apostolato, fondando l’ospizio per le donne, dedicato a San Luigi Gonzaga, il suo santo prediletto. Sorretto dal suo confessore il Servo di Dio Francesco Maria Galluzzi, nonostante la precaria salute, raddoppiò la sua attività. Pareva onnipresente ovunque c’era da confortare, istruire, soccorrere, in ogni ora del giorno e della notte. Non era raro vederlo nelle piazzette romane improvvisare un sermone tra gli sfaccendati o alla sera quando la gente rientrava dal lavoro. La simpatia che riscuoteva tra l’umile gente dei borghi attirava al suo confessionale lunghe file di penitenti. Era infatti un maestro di spiritualità e ovunque metteva mano ad una iniziativa, vi imprimeva il ritmo di un santo fervore. Eletto, il 5 febbraio 1735, canonico di Santa Maria in Cosmedin, venne dispensato dall’obbligo del coro per potersi dedicare con maggiore libertà ai suoi impegni apostolici. Anche se Giovanni si affaticasse tanto a vantaggio spirituale e materiale del prossimo, si riteneva un servo inutile. Nel 1763 una estrema debolezza nelle gambe e un totale sfinimento ne fecero prevedere la fine. Persone amiche lo condussero a respirare aria più salubre ad Ariccia (Roma), ma egli preferì ritornare al convitto della Santissima Trinità dei Pellegrini, dove l’aggravamento del male lo sottopose ad un vero calvario. Morì il 23 maggio 1764