SANT’Oggi. Sabato 28 novembre la chiesa celebra san Giacomo della Marca e santa Caterina Labouré

SANT’Oggi. Sabato 28 novembre la chiesa celebra san Giacomo della Marca e santa Caterina Labouré

SANT’Oggi. Sabato 28 novembre la chiesa celebra san Giacomo della Marca e santa Caterina Labouré a cura di don Riccardo Pecchia
Oggi 28 novembre la chiesa celebra  san Giacomo della Marca (al secolo Domenico Gangala), nacque a Monteprandone (Ascoli Piceno) il 1 settembre 1393, in una famiglia povera, cominciò i suoi studi ad Offida sotto la guida di un suo zio prete che, in seguito, lo mandò a scuola ad Ascoli Piceno. All’Università di Perugia si laureò in Diritto Civile. Lavorò a Firenze come notaio ed a Bibbiena come giudice nei processi di stregoneria. Il 25 luglio 1416 entrò nell’Ordine dei Frati Minori del convento di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, festa di san Giacomo apostolo, cambiò il nome: Giacomo della Marca. Dopo il noviziato all’Eremo delle Carceri, vicino Assisi, Giacomo studiò per il sacerdozio a Fiesole, nei pressi di Firenze, avendo come insegnante san Bernardino da Siena. Fu ordinato sacerdote nel convento fiorentino di San SANT’Oggi. Sabato 28 novembre la chiesa celebra san Giacomo della Marca e santa Caterina LabouréSalvato¬re, il 13 giugno 1420 ed aveva 27 anni, e si rivelò un predicatore zelante e gradito al pubblico. Giacomo predicò in molte città della Toscana, delle Marche, dell’Umbria, e viaggiò attraverso l’Europa Centrale e Settentrionale. Nel 1426, con san Giovanni da Capestrano, fu nominato inquisitore contro la setta eretica “Fraticelli”, da papa San Martino V. Predicò la fede e la penitenza, predicò contro l’usura, attrasse folle immense, convertì eretici e fondò numerosi monasteri. Portò la pace fra i cattolici ed ogni tipo di eretici. Riconciliò nazioni in guerra, città rivali, Guelfi e Ghibellini e, soprattutto, riconciliò gli uomini con Dio. Oltre a predicare contro l’usura, Giacomo cercò di aiutare i bisognosi, raccogliendo offerte e fondando molti Monti di Pietà (Montes Pietatis). Nel 1432, il Ministro Generale dell’Ordine Francescano lo mandò in Bosnia come commissario visitatore per controllare la disciplina dei frati. Nel 1433, Giacomo prese parte al Capitolo Generale dell’Ordine a Bologna, dove fu nominato predicatore ufficiale da papa Eugenio IV. Nel 1436, viaggiò attraverso la Boemia, l’Ungheria e l’Austria, fondando numerosi monasteri. Nel 1440, Giacomo predicò in numerose città dell’Italia Centrale e Settentrionale, incluse Osimo e Loreto nelle Marche. Il 22 agosto 1449, papa Nicolò V diede il permesso di costruire un convento francescano a Monteprandone, il paese natio di Giacomo, dedicato alla beata Vergine Maria delle Grazie. Alla morte di san Giovanni da Capestrano, nel 1456, Giacomo fu mandato in Austria e Ungheria come suo successore. Nel 1461, gli fu offerto il vescovato a Milano, venuto a mancare l’arci¬vescovo della città Carlo da Forlì, ma egli rifiutò, perché preferiva continuare a predicare. Nel 1472 arrivò la richiesta del re di Napoli, Ferdinando, fatta a papa Sisto IV di avere Giacomo nel suo reame, dal momento che grande era la fama della sua santità e dei suoi miracoli. A Napoli Giacomo arrivò probabilmente per la Pasqua del 1473 e per predicare scelse la chiesa francescana di Santa Maria La Nova, al centro della città, ma fissò la sua residenza abituale nel convento di Santa Croce, fuori le mura. A Napoli Giacomo trascorse gli ultimi tre anni della sua vita, fuori del suo ambiente e del suo apostolato itinerante. Giacomo non era andato a Napoli pensando di restarvi definitivamente, perché si sentiva ormai alla fine della sua vita, che avrebbe voluto chiudere ad Assisi o nella sua Marca. Ma si sottometteva alla volontà del Papa, che lo pregava di intrattenersi a Napoli per assecondare il desiderio del re Ferdinando, nella speranza di avere il re sempre fedele alla sede di Pietro. Sebbene la sua predicazione si svolgesse quasi sempre a Napoli, sappiamo per certo che in questi ultimi anni andò a predicare anche a Nola, Portici, Teano e Sorrento, nonostante che la sua malattia progre¬disse ogni giorno più. Morì il 28 novembre 1476, a 83 anni.

SANT’Oggi. Sabato 28 novembre la chiesa celebra san Giacomo della Marca e santa Caterina Labouré928 novembre: santa Caterina Labouré (al secolo Zoe Labouré), nacque a Fain-lès-Moutiers (Francia) il 2 maggio 1806, da genitori di solida fede. Caterina, all’età di 9 anni, rimase orfana della madre che morì nel 1815. Nel dolore affidò se stessa ed i suoi fratelli alla Vergine Maria. Il padre, preso da molti affari, affidò Caterina alle cure di una zia a Saint Rémy. Due anni dopo la riprese con sé e le affidò le cure della casa. Caterina cercava il più possibile di conciliare le cure domestiche con la preghiera. All’età di 18 anni, Caterina ha un sogno che la orienta nella scelta della sua vita. Nel sogno si trova nella cappella di una chiesa, dedicata alle anime del Purgatorio, quando entra un sacerdote anziano che indossa i paramenti per la celebrazione della Messa. Al termine il celebrante le fa cenno di avvicinarsi, ma Caterina impaurita se ne allontana, indietreggiando con lo sguardo fisso sul sacerdote. Uscita di chiesa, entra in una casa del villaggio per far visita ad un ammalato, ma si trova davanti quel sacerdote che le dice: «Figlia mia, è cosa lodevole assistere gli ammalati; tu ora mi sfuggi, ma un giorno sarai felice di venirmi dietro». Caterina non ha idea chi possa essere quel sacerdote, ma qualche anno dopo, nel parlatorio delle Figlie della Carità di Châtillon-sur-Seine, posa gli occhi su un quadro di san Vincenzo de’ Paoli, e dice: «Quello è il sacerdote che ho visto in sogno». Con il cuore pieno di riconoscenza ringrazia Dio per averla chiamata a seguire il Padre dei poveri. Deve però superare non poche difficoltà prima di realizzare la sua vocazione, ma a 23 anni, il 21 aprile del 1830, giunge a Parigi in Rue du Bac per dare inizio al suo noviziato. Durante il suo noviziato ebbe la visione di Gesù Eucaristico e di Cristo Re, nel giugno 1830. Le apparizioni occorse a Caterina che hanno avuto nel corso del tempo la maggiore risonanza, sono state le apparizioni dell’Immacolata della “Medaglia miracolosa”. Fu questo un ciclo di tre apparizioni. La più nota delle apparizioni fu quella del 27 novembre. La Madonna appare a Caterina ritta su un globo avvolto dalle spire di un serpente. Dalle mani della Vergine, irradiano fasci luminosi, come a formare un’aureola, intorno alla testa della Madonna, dove appaiono le parole: «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi». Poi la figura della Madonna scompare e al centro è posta la lettera M, al di sopra della quale appare la Croce e al di sotto i Sacri Cuori di Gesù e Maria. Una voce interiore chiese a Caterina di far coniare una medaglia che riproducesse la visione. Il 20 gennaio del 1842, l’Immacolata della Medaglia Miracolosa appare nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte in Roma ad Alfonso Ratisbonne, giovane banchiere ebreo e lo converte. Egli ha accettato da un amico francese, quasi per scherzo, una Medaglia Miracolosa; la Madonna gli appare proprio come raffigurata su quella medaglia: «Non mi ha detto nulla, ma ho capito tutto». La Madonna, inoltre, espresse a Caterina il desiderio che venisse fondata un’Associazione delle Figlie di Maria Immacolata. Terminato il noviziato, venne destinata alla Casa di Reully al servizio dei poveri, specifico della sua comunità di appartenenza, nell’Ospizio di Enghien, dove restò sino alla morte, dedicandosi alla cura degli anziani col lavoro in cucina, nell’orto, nella stalla, nel pollaio e in portineria. Morì il 31 dicembre 1876.