SANT’Oggi. Venerdì 10 agosto la chiesa celebra san Lorenzo diacono e beato Francesco Drzewiecki

SANT’Oggi. Venerdì 10 agosto la chiesa celebra san Lorenzo diacono e beato Francesco Drzewiecki

SANT’Oggi. Venerdì 10 agosto la chiesa celebra san Lorenzo diacono e beato Francesco Drzewiecki

a cura di don Riccardo Pecchia

Oggi 10 agosto la chiesa celebra san Lorenzo diacono, nacque a Huesca (Spagna) nel 225. Ancora giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici. Qui, tra gli insegnanti, incontra il futuro papa Sisto II. Questi insegnava in quello che era, all’epoca, uno dei più noti centri di studi della città e, tra quei maestri, il futuro papa era uno dei più conosciuti ed apprezzati. Tra maestro e allievo iniziarono quindi un’amicizia e una stima reciproche. In seguito entrambi lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma. Il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma e Lorenzo lo stesso giorno fu nominato arcidiacono, con il compito di gestire la diocesi di Roma, per occuparsi delle attività caritative, delle vedove e delle persone povere e degli orfani. SANT’Oggi. Venerdì 10 agosto la chiesa celebra san Lorenzo diacono e beato Francesco DrzewieckiEntrambi subirono l’editto, nel 258, di persecuzione pubblicato dall’imperatore Valeriano con il quale obbligava i cristiani a assistere ai riti degli dei pagani, impedendo loro riunirsi nei cimiteri e nelle catacombe. Sisto II dapprima riuscì a scampare alla persecuzione ma, in seguito fu arrestato ed in seguito martirizzato in un cimitero, il 6 agosto insieme a quattro dei suoi diaconi, tra i quali Innocenzo; dopo l’assassinio di Sisto II, l’imperatore avanzò le sue pretese sui tesori della Chiesa. Lorenzo si rifiutò di consegnarli e chiese tre giorni di riflessione, ne approfittò per distribuirli tra i poveri e il terzo giorno condusse tutti costoro davanti a Valeriano, spiegando che davanti a lui si trovavano i veri tesori della Chiesa, esclamò: «Ecco i tesori della chiesa». In seguito Lorenzo fu dato in custodia al centurione Ippolito, che lo rinchiuse in un sotterraneo del suo palazzo, dove si trovava imprigionato anche un certo Lucillo, cieco. Lorenzo confortò il compagno di prigionia, lo catechizzò alla dottrina di Cristo e, servendosi di una polla d’acqua che sgorgava dal suolo, lo battezzò. Dopo il Battesimo, Lucillo riebbe la vista. Il centurione Ippolito visitava spesso i suoi carcerati e, avendo constatato il fatto prodigioso, colpito dalla serenità, dalla mansuetudine dei prigionieri e illuminato dalla grazia di Dio, si fece cristiano, ricevendo il battesimo da Lorenzo. In seguito Ippolito, riconosciuto cristiano, fu legato alla coda di cavalli e fatto trascinare per sassi e rovi fino alla morte. Allora il quarto giorno, Lorenzo, subì il martirio bruciato sulla graticola. Morì il 10 agosto 258 d.C., a 33 anni; patrono dei bibliotecari, dei cuochi, degli osti, dei librai, dei pasticcieri, dei pompieri, dei rosticcieri, lavoratori del vetro e dei diaconi permanenti.

SANT’Oggi. Venerdì 10 agosto la chiesa celebra san Lorenzo diacono e beato Francesco Drzewiecki10 agosto: beato Francesco Drzewiecki, nacque a Zduny (Polonia) il 26 febbraio 1908. La sua vocazione è chiara e ben delineata: diventare sacerdote e religioso all’interno della Piccola Opera della Divina Provvidenza di san Luigi Orione. Ordinato sacerdote il 6 giugno 1936, fa una breve esperienza nella struttura per handicappati gravi del Piccolo Cottolengo di Genova-Castagna, e poi a fine 1937 ritorna in patria, dove lo attende un’intensa attività educativa e pastorale, che svolge con generosità e dedizione. Tutto ciò fino al 1 settembre 1939, giorno in cui la Germania invade la Polonia, dando inizio ad una feroce persecuzione religiosa. Il 7 novembre 1939 quasi tutto il clero della diocesi di Wloclawek, vescovo e seminaristi compresi, viene arrestato e incarcerato: tra loro anche Francesco, che inizia così una via crucis, le cui “stazioni” dolorose hanno i nomi di Wloclawek, Lad, Szczyglin, Sachsenhausen, corrispondenti ai vari “campi” in cui viene internato e in ciascuno dei quali viene ricordato come “l’uomo che edificava con la sua cortesia e premura”. Il 14 dicembre 1940 fa il suo ingresso nel famigerato lager di Dachau, contrassegnato con il n. 22666, e destinato alle piantagioni: così, alle sofferenze e alle umiliazioni degli altri campi, si aggiungono estenuanti marce di trasferimento da una coltivazione all’altra e un duro lavoro sotto sole, vento o pioggia che finiscono per stremare quei poveri corpi già minati dalla fame e dalle malattie. Accovacciato per terra, come gli altri, per togliere erbaccia, o piegato a zappare e vangare, tiene davanti a sé la scatoletta dell’Eucaristia e fa adorazione ed è evidentemente questa a dargli la forza non solo per non disperare, ma anche per incoraggiare gli altri. Arriva però il giorno in cui anche Francesco si ammala e deve essere eliminato “perché invalido a lavorare”. Chi viene iscritto come “invalido” è messo in un blocco a parte: chi stava lì era destinato al gas e tutti, in ogni caso, sapevano di terminare direttamente al forno crematorio. Il 10 agosto 1942 inizia il suo ultimo viaggio verso la morte, che si concluderà nella camera a gas del castello di Hartheim, nei pressi di Linz. Avevo finito il turno notturno di lavoro. Nella strada principale del lager avevano radunato gli invalidi per il carico. Morì il 13 settembre 1942, a 34 anni