Solidarietà Covid-19: la tradizione napoletana del “caffè sospeso” all’origine della diffusione di una nuova forma di solidarietà popolare, quella dell’aiuto reciproco anonimo

Solidarietà Covid 19: la tradizione napoletana del “caffè sospeso” all’origine della diffusione di una nuova forma di solidarietà popolare, quella dell’aiuto reciproco anonimo

Il “caffè sospeso” è una tradizione solidale della zona di Napoli, che consiste nel pagare due caffè, uno per sé e il secondo per un altro eventuale avventore del bar che non ha i mezzi per consumarne uno. Nella tradizione napoletana, un caffè sospeso è dunque un caffè offerto all’umanità per condividere la propria gioia di vivere. Con le attuali norme di lockdown, questa tradizione si è sviluppata ulteriormente assumendo la dimensione della “spesa sospesa”, un gesto filantropico verso chi soffre per la perdita della propria fonte di reddito. Gregorio Fuschillo e Bernard Cova traducono questa anonima donazione altruistica con il desiderio di dare un senso alla propria quotidianità.

I problemi economici generati dal Covid-19 per tanti individui e famiglie in situazione di lockdown hanno fatto evolvere la pratica del “caffè sospeso”, trasformandola in “spesa sospesa”. In molti negozi italiani è dunque comparsa la scritta “chi ha lascia, chi non ha prende”. In questo modo, i cittadini possono lasciare una parte della loro spesa a sconosciuti bisognosi. Una modalità, questa, non molto dissimile da ciò che fa il Banco Alimentare in modo istituzionalizzato. Questa pratica rientra nel fenomeno più ampio dell’aiuto reciproco tra sconosciuti.

Il fondamento antropologica dell’aiuto reciproco

L’aiuto reciproco è una pratica sociale che punta alla riuscita o alla realizzazione di qualcosa innanzitutto a beneficio di un’altra persona. Nelle società premoderne la vita era caratterizzata soprattutto da una solidarietà di prossimità, un aiuto reciproco che si insediava nella cerchia delle persone più intime e si concretizzava attraverso prestazioni materiali (regali sotto forma di denaro, attrezzi, ecc.) o immateriali (offerte di aiuto, scambio di informazioni, ecc.). Queste forme di aiuto reciproco, che riproducono i rapporti sociali esistenti all’interno della comunità, rappresentano la base fondante dei legami familiari, in cui i membri mettono in comune e condividono i beni anziché venderli o acquistarli.

Ciò nonostante, l’influsso della logica individualistica e l’importante ruolo del consumo nelle società attuali hanno dato vita a nuove forme di aiuto reciproco. Si assiste dunque alla comparsa di una solidarietà anonima, una forma di aiuto reciproco che si esercita a favore degli abitanti del vicinato. Sulla falsariga della spesa sospesa, la solidarietà anonima non punta necessariamente a stabilire un rapporto diretto e di dipendenza con il prossimo. Spesso accade che chi riceve non possa ringraziare chi dona. Questo mette in discussione il circolo tradizionale del dono (dare, ricevere, restituire), che si trova al centro di tutte le forme di assistenza, aiuto reciproco e solidarietà e che mira a costruire un legame tra individui basato su un rapporto di dipendenza. Al contrario, la spesa sospesa è un esempio di dono fatto a nessuno in particolare e quindi all’umanità intera.

L’aiuto reciproco per riaffermare il senso di cittadinanza minato dall’attuale contesto

Nella sua ultima opera “Extensions du domaine du don”, Alain Caillé ricorda che è possibile vedere nel consumo una parte di dono

La spesa sospesa consente ai consumatori di contribuire ad alimentare il senso di cittadinanza in un momento in cui le possibilità di interazione e di legami sociali sono state messe in stand-by dal confinamento causato dal Covid-19. In questo caso, il senso di cittadinanza assume la forma di un fai da te multiculturale in cui prendersi cura degli altri e impegnarsi a migliorare la vita sociale rappresentano un aspetto molto importante. Le nostre società sono piene di piccoli gesti, come tenere la porta aperta a qualcuno, aiutare un passante a cui serve una mano lasciare prodotti per la mensa della Caritas oppure cedere un biglietto del parcheggio, della metropolitana o dell’autobus ancora valido a una persona di passaggio. Tutti questi gesti consentono di mantenere un livello minimo di cittadinanza. I beni di consumo diventano dunque vettori di dono di umanità che aiutano gli individui, soprattutto nell’anonimato dei contesti urbani, a ricreare un senso di vicinanza tramite la solidarietà e il sostegno reciproco.

La nostra vita confinata ci obbliga a dei rapporti virtuali. Ma le persone non cercano soltanto la relazione e il riconoscimento da parte degli altri. Le persone cercano anche quella “risonanza” nel senso descritto da Hartmut Rosa nella sua opera eponima. E mentre il Covid-19 ci confina alienandoci in rapporti privi di contatto, le pratiche come quella della spesa sospesa ci strappano a questa alienazione per farci entrare in risonanza con l’umanità. Dedicandoci a questa attività, abbiamo accesso a momenti di grazia, vibriamo in sintonia con gli altri confinati. La spesa sospesa funge da cassa di risonanza in un mondo confinato.

Gregorio Fuschillo e Bernard Cova

professori di marketing presso KEDGE BUSINESS SCHOOL