SPERONE. Antonia Maria Tulino, eccellenza culturale del territorio

SPERONE. Antonia Maria Tulino, eccellenza culturale del territorio

Tiene cattedra nei Dipartimenti di Ingegneria elettrica e di Tecnologia dell’informazione nella Federico II a Napoli e nel Politecnico universitario di New York. Nel Polo scientifico di San Giovanni a Teduccio è la coordinatrice dei corsi d’alta formazione per laureati e laureandi della 5G Academy che nella prima fase del 2020 ha varato importanti progetti d’innovazione tecnologica negli ambiti delle malattie neurodegenerative, della gestione intelligente e sistemica dei porti, dell’economia circolare correlata con il trattamento dei rifiuti industriali e della valorizzazione in realtà virtuale di musei e siti archeologici.

di Gianni Amodeo

Sotto i colpi della crisi planetaria innescata dalla SarsCov-2 con le devastanti conseguenze di ordine sanitario, economico, sociale da cui l’umanità in ogni angolo della terra è sempre più colpita e stremata, il tempo appare come rappreso e  congelato in un unico e indistinto stampo, dal gennaio del 2020 che sembra ieri. Un amorfo presente segnato da incertezze e inquietudini, una condizione di tutti disuniti quasi in reciproco sospetto, pur consapevoli osservanti delle misure anti Covid, un tunnel oscuro che, tuttavia, la Scienza – intesa quale metodico apprendimento continuo sottoposto a verifiche sperimentali, intrecciandosi anche con l’ammissione e il riconoscimento degli errori da correggere, rimuovere e integrare a seconda dei casi, non essendo nessuno dei suoi pur vasti ambiti esatto- è in grado di fare  attraversare, permettendo di incontrare e vedere la luce del vivere normale, con cui l’umanità possa conciliarsi  con se stessa, orientandosi verso il futuro sgombro da ansie e angosce.

La conferma è fornita in nitida lettura dai progressi convergenti compiuti negli itinerari dei Laboratori di ricerca scientifica e delle Università di tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti d’America, in Cina, India, Russia e Israele, sia in ambito pubblico che privato, approdando nel complesso campo della Biologia molecolare alla sintesi più avanzata del pensiero evoluzionista, che costituisce il dato di basilare importanza per far dischiudere i battenti delle grandi industrie farmaceutiche alla produzione del vaccino anti Covid19. E’ l’ approdo di studio e ricerca applicata condotto in tempi relativamente brevi e rapidi rispetto alle previsioni per la durata non inferiore almeno ai due anni, che prospetta, nello stesso tempo, le ragioni da promuovere e  diffondere per la nuova visione delle Scienze della vita che sia aperta al presente e al futuro nel rispetto delle leggi e degli equilibri della Natura quale totalità delle forme viventi, di cui l’uomo è parte, chiamato ad avvalersi della la razionalità che gli è propria da esercitare con responsabile spirito sociale, senza egoismi e particolarismi.   

  I top mondialidella ricerca scientifica della Federico II 

          In questo vasto e articolato scenario s’innesta e  merita doverosa attenzione la graduatoria dei migliori scienziati e ricercatori del mondo, che  di recente è stata pubblicata e diffusa dalla rivista scientifica specializzata americana, Plos biology. E’ la rassegna aggiornata alle tabelle del 2019\2020 e ai relativi parametri di rigorosa valutazione, in cui figurano  168 scienziati, che operano nei Dipartimenti della Federico II. Una bella e interessante realtà che fiorisce nel Sud, testimoniando  quale sia la caratura delle risorse umane e dei valori culturali che lo rappresentano al meglio e compiutamente. La maggior parte dei “top scientists” dell’Ateneo napoletano proviene dalla Scuola di Medicina con il Dipartimento di Farmacia in particolare risalto, dalla Facoltà d’Ingegneria, con il Dipartimento di strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, e dai Laboratori della Facoltà di Agraria di Portici, dove, tanto per evidenziare il lavoro che si realizza nel mondo della silenziosa ricerca, con la coordinazione della professoressa Stefania De Pascale sono in atto le sperimentazioni sulle modalità praticabili per far crescere patate e ortaggi sulle basi spaziali e su Marte. E senza dire di Lorenzo Marrucci, professore  di Fisica che ha inventato la “qplate”, il dispositivo-piastra a cristalli liquidi, per convertire una variazione di momento angolare di spin della luce in momento angolare orbitale, con potenziali applicazioni nelle telecomunicazioni.

          Tra i magnifici  “168 top scientists”,  spicca la professoressa  Antonia Maria Tulino, con cattedra nei Dipartimenti didi Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell’informazione sia nell’Ateneo federiciano  che nel Politecnico universitario di New York ; due dimensioni d’impegno professionale, al di qua e al di là dell’Atlantico, che scaturiscono da un curriculum studiorum  significativo e scandito – dopo aver superato a Nola gli esami di Maturità nel Liceo classico “Giosuè Carducci” con il massimo punteggio di 60\60–  dalla laurea in Ingegneria elettronica, con specializzazione in Telecomunicazioni, conseguita proprio nell’Università partenopea con la votazione di 110 e lode, con il successivo titolo del dottorato di ricerca in Ingegneria elettronica, acquisito nella seconda Università di Napoli. E poi per la professoressa Antonia Maria Tulino  -che parla e scrive con eccellente padronanza la lingua inglese-  si sono aperti i percorsi di attività didattica e  di ricerca scientifica seguiti in Università italiane ed europee, con riconoscimenti di meriti e competenze, fino agli attuali ruoli di docenza che esercita a Napoli e a New York  a cui vanno associate le  esperienze professionali maturate nel New Jersey nei prestigiosi Bell labs di Alcatel Lucent,punte avanzate dell’innovazione e della tecnologia informatica. Un operoso e fattivo impegno professionale arricchito da un’articolata produzione di testi e saggi scientifici, di cui Antonia Maria Tulino è autrice e coautrice, restando al passo con gli aggiornamenti disciplinari in continua evoluzione

L’esperienza della 5G Academy nel Polo di San Giovanni a Teduccio.  I riconoscimenti di Der Spiegel

E’- questo- il ventaglio di conoscenze, esperienze e professionalità, con cui si colloca  Antonia Maria Tulino  nella realtà del Polo scientifico di San Giovanni a Teduccio – in cui operano le big tech internazionali con le loro Academy di  formazione per sviluppatori di app, nell’interessante quadro delle sinergie tra pubblico, costituito dalla Federico II e dalla RegioneCampania, e il privato, a servizio delle aziende e delle attività d’impresa- definito in articolato report la Silycon Valley del Sud dalla rivista tedesca Der Spiegel.Un contesto, in cui la  coordinazione didattica della specifica 5G Academy per la prima fase dei corsi di formazione riservati a laureati e laureandi per l’utilizzo della tecnologia della 5G, è stata affidata alla professoressa Antonia Maria Tulino, ponendo in campo quattro progetti di sicuro interesse per fattibilità e ed economicità. E si va dal progetto Neurolibre, per il monitoraggio dei pazienti della sindrome Parkinson, con la direzione del professore Paolo Barone, del Centro delle malattie neurodegenerative e docente nell’Università di Salerno, al progetto Smart Seal per il sistema dei porti intelligenti, con la direzione del dottor Pietro Spirito, presidente dell’Autorità portuale del Mar Tirreno; dal progetto Tethis relativo allo smaltimento intelligente dei rifiuti industriali, in funzione della circular economy, con la direzione del professore Massimiliano Lega, consulente del Ministero dell’Ambiente, docente all’Università Parthenope, al progetto Around, connesso all’utilizzo di realtà aumentata e realtà virtuale nell’ambito di siti archeologici e museali, con la direzione di Sylvain Bellenger, direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte.

          “ A settembre del 2019 – così la professoressa Antonia Maria Tulino rivisita  l’itinerario di esperienza in atto nel Polo scientifico di San Giovanni a Teduccio– mi e’ stato chiesto di assumere il coordinamento didattico della 5G Academy che  ho accettato con grande entusiasmo, credendo fortemente nel progetto. E, dopo una fase di progettazione, a dicembre è stato dato impulso all’iniziativa,scegliendo un gruppo di trenta giovani, accuratamente selezionati attraverso una procedura basata sui titoli e sul merito, con il riparto che ha coinvolto nella misura del 50%  laureati in Discipline scientificotecnologiche, di varia provenienza, il 30% fornito di profilo con background economicogiuridico, e il 20%  con  background giuridicosociale. E il corpo docente è stato composto da professori della Federico II, da scienziati operanti in contesti – sia nazionali che internazionali – di eccellenza e capaci di coniugare le loro competenze tecniche con le necessarie esigenze divulgative, e da un cospciuo gruppo di esperti provenienti da Capgemini, la società francese di consulenza e fornitrice di servizi professionali,   che hanno arricchito il percorso formativo dell’indispensabile esperienza e visione industriale”.

Qual è il metodo praticato?

“Quando abbiamo elaborato il percorso ci siamo detti: cominciamo con il far acquisire ai giovani corsisti  un linguaggio comune, offrendo un periodo di “omogeneizzazione”, in seguito diamo loro delle competenze verticali sulla 5G, individuando dei itinerari specifici a seconda della formazione originaria e degli interessi manifestati. Infine, individuiamo  4 teams eterogenei e assegniamo ad ogni team un progetto da sviluppare che dimostri fin da subito le potenzialità della nuova tecnologia.

Ebbene, sembrava una sfida molto complessa, quasi ai limiti della fattibilità, e a dire il vero tutti noi – in primis io che ho scelto di accettare il ruolo di coordinatrice didattica – ci siamo più volte domandati se fossimo culturalmente e psicologicamente pronti per affrontarla: nel mondo cui professionalmente appartengo, quello della ricerca nell’ambito dell’ Information and Communication Technology, in cui la segmentazione delle competenze è di gran lunga più popolare della trasversalità dei saperi, per cui anche a quelli che tra noi più credono nell’interdisciplinarità sembrava davvero difficile progettare un percorso formativo per un pubblico così variegato.

Le perplessità sono andate dissolvendosi, quando noi stessi abbiamo cominciato a ragionare secondo un paradigma che è esattamente quello che ha mosso il passaggio alla  5G: l’innovazione tecnologica più che generare bisogni da soddisfare deve osservare, cogliere le esigenze, partire dai bisogni della società per sviluppare tecnologie adeguate e funzionali al nostro vivere. Accettato questo principio, la presenza di giovani dalla formazione così eterogenea è stato un autentico arricchimento, e ci ha guidato nell’organizzazione di moduli didattici che, senza rinunciare a fornire contenuti altamente tecnici essenziali per una adeguata comprensione della tecnologia 5G, adottassero una terminologia accessibile a tutto l’uditorio, orientando la preparazione verso un approccio realizzativo-progettuale che ha dato i suoi frutti. E va evidenziato che ciascun team, in questa fase progettuale, è stato affiancato da partner industriali del settore che ne hanno sposato l’idea, ci hanno creduto, ed hanno collaborato attivamente alla realizzazione di ogni singolo progetto”.

          E’ stata condizionante e penalizzante l’emergenza Covid19, nel dilemma tra didattica a distanza e didattica in presenza?

“L’emergenza Covid19 ci ha costretto a organizzare –ad horas – l’intera formazione online: una nuova sfida, che si è tradotta in un’insostituibile esperienza che molto ci ha insegnato. Abbiamo verificato, ad esempio, che la formazione online può essere un valido sostituto di quella in presenza se e, solo se, come è stato per la 5G Academygli studenti possono avvalersi di una continua e puntuale interazione con i docenti. Abbiamo imparato a organizzare “laboratori virtuali” in grado di produrre prototipi progettuali anche in assenza di interazione fisica tra docenti e studenti. Abbiamo infine imparato che un’efficace didattica online – impegnativa per i docenti forse anche più che per gli studenti – richiede una maggiore attenzione e “tensione”, un maggiore impegno ma non ostacola affatto il saldarsi di quella rete di rapporti anche umani che si sviluppano nell’interazione tra studenti e docenti, autentica anima dell’ Università, come noi la conosciamo e come  intendiamo che prosegua nella sua mission sociale e culturale”.