Visciano. In memoria di don Mario Fabbrocini

Visciano. In memoria di don Mario Fabbrocini

Voce ed attiva presenza nella Piccola Opera della Redenzione che ha reso concreta realtà la missione di carità cristiana e civile solidarietà, concepita e vissuta con spirito evangelico e profonda umiltà da padre Arturo D’Onofrio nell’ immediato secondo dopo-guerra mondiale e sempre più proiettata nell’attualità del Terzo Millennio verso l’America latina e l’Asia con ancoraggio in India.    

di Gianni Amodeo

E’ di forte e capillare diffusione, la testimonianza di cristiana carità e di civile solidarietà, dispiegatasi all’insegna della reale e fattiva animazione di vita nelle articolazioni territoriali della Campania e del Veneto negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale attraverso le attività e le iniziative della Piccola Opera della Redenzione, concepita, fondata e vissuta con umiltà evangelica e dedizione assoluta da padre Arturo d’Onofrio, morto nel 2006 e proclamato Servo di Dio, mentre è in atto il processo di Beatificazione, in vista dell’elevazione all’onore degli altari.

 Un generoso impegno di lunga e cristallina visione prospettica a 360° sulle “umane cose”, lette e interpretate alla luce della spiritualità che emana dalle Sacre scritture e dal Vangelo, quello profuso per un’ intera esistenza da padre Arturo, trascorsa fino a novantadue anni d’età; un itinerario , accompagnato  da significativi atti di liberale munificenza e frequenti donazioni di varia portata, in denaro e persino con nocciole e noci,  in virtù non solo del corale  coinvolgimento di benefattrici e benefattori, amici e soprattutto del mondo contadino, parte considerevole del tessuto sociale del territorio della Diocesi di Nola, tra le più antiche della cristianità, ma anche grazie allo spirito di quei lontani tempi aperti alla speranza e alla volontà di ricostruire la civile convivenza nella normalità, superando le tragedie e le sofferenze patite per la guerra, per ricomporre, al contempo, le strutture fisiche e materiali di città, paesi e borghi devastati dai bombardamenti aerei. Uno scenario, in cui le articolazioni territoriali e presidi sociali della Piccola Opera della Redenzione sono state autentiche “Case d’accoglienza” dedicate ai “ fanciulli abbandonati e orfani” sia per promuoverne la loro formazione educativa e culturale, sia per l’apprendimento di specializzazioni lavorative, in piena coerenza ed osservanza del principio fondante dell’Istituzione umanitaria creata da padre Arturo.

Visciano. In memoria di don Mario Fabbrocini S’è sviluppata così, oltre mezzo secolo fa, quell’intensa intensa missione a raggiera,  a Torre Annunziata, Marigliano , nel quartiere Gianturco a Napoli, Nola, a Crosara di Marostica, alle Frattocchie a Roma, a Torremaggiore, in terra pugliese, che, tuttavia, gradualmente negli ultimi decenni è venuta esaurendo in larga parte le sue funzioni, anche e soprattutto per i notevoli mutamenti introdotti nella legislazione nazionale nella delicata e complessa materia del Diritto familiare e dell’assistenza ai minori. Un cambiamento esteso e di naturale evoluzione, innescato anche dalle trasformazioni intervenute sulla società e  dal civile progresso nel benessere, senza esaurire affatto né scalfire  la dimensione spirituale e di fede  della geografia solidale ideata e praticata da padre Arturo, disegnandone gli orizzonti della nuova mappa che già negli anni ’70  si configura con le ramificazioni tracciate dalla Piccola Opera della Redenzione in America latina, in particolare in Colombia, con la  “Casa d’accoglienza” allestita a Medellin, per dare istruzione e formazione a bambini e bambine, i gamines  da liberare dalla marginalità sociale e dalla degradata miseria familiare, in Guatemala e ne El Salvador. E’ in parallelo, ad iniziare dagli anni ’80,  corre spedita la scia che conduce nelle aree della super- popolata Asia, con ancoraggio soprattutto in India. Una fioritura di “ Case d’accoglienza” operative in autonomia – per quanto connesse con la sede centrale del Villaggio del Fanciullo, a Visciano– grazie all’apporto dei Missionari e delle Piccole Apostole, sacerdoti e suore espressione delle comunità locali che si ritrovano e riconoscono nell’ Opera della Redenzione.

L’orfanello diventato sacerdote, diretto interlocutore di padre Arturo

In  questa vicenda, ch’è storia di solidarietà e di costumi civili, oltre che di visione religiosa e cristiana, don Mario Fabbrocini   s’identifica e si compenetra con la sua personale storia di vita. E’ la storia di uno dei “primi” orfanelli, accolto da padre Arturo nella Casa paterna, primo tassello di quella che sarà il Villaggio del Fanciullo, nell’ex- Casa del Fascio, acquisita a titolo di comodato d’uso gratuito dalla civica amministrazione a Visciano, per diventare il cuore pulsante da cui si irradierà la Piccola Opera della Redenzione.

 Nato il 7 giugno del 1930, in via Carlo Poerio, a Napoli, viene accolto il 14 dicembre del 1944 da padre Arturo  nell’appena fondata Piccola Opera. Era quattordicenne, Mario, segnato dai traumi della guerra, come tutti, e dalla morte della madre, Rosa Bucci, appena trentenne. E  don Mario da quel 1944  vivrà dei valori e degli ideali del progetto realizzato da padre Arturo per tutto il proprio percorso esistenziale, concluso a luglio scorso, all’età di novant’anni. Un percorso, di cui è punto di abbrivio speciale – avendo concluso gli studi per  conseguire la Licenza in Teologia nell’Università gregoriana di Roma–  l’ordinazione a sacerdote che   impartita nel rito officiato nel Santuario  della Madonna Consolatrice del Carpinello dal vescovo Adolfo Binni. Era l’11 luglio del 1954.

Ed ora la rivisitazione delle esperienze vissute da don Mario Fabbrocini, sacerdote e uomo di Scuola, avendo insegnato Materie letterarie  al “Matilde Serao”, lo storico Istituto magistrale statale di Pomigliano d’Arco, è affidata al testo,pubblicato a cura dell’Associazione degli exalunni di Padre Arturo, presieduta dal medico Pellegrino Gambardella, già amministratore comunale di lungo corso e  sindaco di Visciano;  testo, intitolato Cronache che diventano storia, con presentazione e la redazione di Prudenziano Ariosto, attento e scrupoloso custode delle memorie della Piccola Opera della Redenzione. Un’articolata raccolta di lettere, indirizzate a don Mario, in cui sono fissate le testimonianze e i ricordi di amici che raccontano aspetti dell’azione e dell’apostolato, di cui è stato espressione.

Lettere e ricordi

E’ un collage confidenziale, di cui  filo conduttore sono alcune corrispondenze epistolari tra padre Arturo e don Mario, in ordine alle attività della Piccola Opera della Redenzione, tra cui risalta quella del 20 febbraio del 1985; è la lettera che padre Arturo invia da Medellin e contiene una serie “impegni che sono indilazionabili” e che don Mario è chiamato ad … assolvere. E poi spiccano gli squarci memoriali scritti dal vescovo Giuseppe Costanzodon  Ciro Biondi, monsignor Felice Basile, Francesco de Vita, Pasquale Iacaruso ex-allievo, con il nitido e garbato “medaglione”, composto da don Luigi Mucerino che Gli è stato amico, oltre che collega nel lavoro didattico per l’insegnamento di Materie letterarie, nel “Matilde Serao”. Interessante la lettera del nipote Mario Fabbrocini, eccellente cardiologo, che chiede- ed ottiene- allo zio di poter intessere con Lui una relazione sulla quotidianità via e-mail, così com’è degna di particolare rilievo la lettera inviata a don Mario nel Natale del 1997 da suor Vincenzina Renella, attivamente impegnata nella “Casa d’accoglienza” della Città di Sant’Anna, ne El Salvador; un documento che focalizza il senso compiuto della missione della Piccola Opera in terra salvadoregna.

   Si tratta d’un utile e incisivo collage documentale, che fa rivivere eventi ed episodi di sicuro interesse, specie per quanti li hanno vissuti e ne hanno avuto conoscenza diretta ; un collage, in cui c’è il doveroso spazio riservato all’ Istituto Anselmi, diretto a Marigliano, proprio da don Mario Fabbrocini, ben strutturato  con laboratori e attrezzature per l’apprendimento e la pratica di dieci specializzazioni tecnico- lavorative, tra cui quella dell’arte tipografica, con lo Stabilimento e attrezzature, su cui sovraintendeva da impareggiabile tecnico e artigiano l‘instancabile Pasqualino Cutolo. E lo spazio riservato all’ Istituto Anselmi serve ad evidenziare  sia l’attività della Libreria editrice della Redenzione, specializzata nella stampa di libri, riviste e periodici di prevalente ispirazione cattolica a diffusione locale e regionale, sia l’attività di giornalista-pubblicista, svolta da don Mario Fabbrocini con i caratteristici e pungenti “Corsivi”   segnatamente sulle pagine di Redenzione, l’organo ufficiale della Piccola Opera, oltre che su Famiglia cristiana. E sulla funzione della stampa e, in generale, della comunicazione sociale padre Arturo  riponeva  grande fiducia e rilevanza per diffondere la conoscenza del Vangelo.