NOLA. Il vuoto della tomba di Gesù riempie il cuore

NOLA. Il vuoto della tomba di Gesù riempie il cuore

La nota del vescovo Beniamino Depalma diffusa per la Pasqua 2016 si sofferma sull’essenzialità della “tomba vuota e silenziosa di Gesu’”, metafora della coscienza che s’ interroga sull’umana condizione e sui suoi limiti. è la scena che interpella e chiama in causa “credenti e non credenti”.

di Gianni Amodeo

E’ “la tomba vuota e silenziosa di Gesu’”, a costituire la chiave d’interpretazione, di cui si avvale il vescovo Beniamino Depalma , per rappresentare e calibrare il senso profondo ed umanizzante della Pasqua, riversandolo sullo schermo della convulsa – e confusa-realtà sociale dei nostri giorni, in cui le incertezze occupano spazi sempre più estesi, facendosi veicolo di uno scialbo e disperante scetticismo, mentre le capacità di discernimento tra bene e male, lecito e illecito, giusto e ingiusto sono sempre più difficili da riconoscere, sviluppare ed esercitare nella comune quotidianità.

NOLA. Il vuoto della tomba di Gesù riempie il cuoreE’ una scena “drammatica ed emozionante”, quella che evoca Depalma, sia per i credenti che per i non credenti. L’intensa drammaticità, che attraversa la scena della “tomba scoperta vuota” dagli Apostoli, risiede nello stigma della morte per crocifissione inflitta al Nazareno, in applicazione delle leggi che amministrano gli uomini, i cui criteri rispondono a interessi e convenienze che spesso esulano del tutto dalla giustizia, per coincidere in pieno con le ragioni di Stato e del potere in tutte le sue possibili declinazioni, da quelle politiche a quelle economiche. Ed è storia di sempre. Del resto il Nazareno non s’era macchiato di efferati crimini né si era reso artefice di torbide macchinazioni, eppure fu immolato alla Croce, vittima della sua innocenza. L’emozione suscitata dalla “scoperta” traduce, invece, la dimensione della volontà di vita, che si affranca dalle angustie degli eterni dubbi e dalle difficoltà, diventando momento di riscoperta e consapevolezza della verità della propria esistenza.

Depalma apre l’obiettivo delle sue riflessioni sulla cultura – intesa come sistema di usi e costumi- dell’Occidente; un modello che “associa la felicità alla pienezza”, rendendole complementari e interagenti tra loro. E’ il binomio d’irreversibilità, che si esprime nell’esteriorità della “gioia di una tavola che non ha un lembo vuoto, nemmeno per appoggiare le braccia”. E’ la gioia del benessere materiale, dell’apparire e del superfluo, che trasforma l’evento della Pasqua in una   occasione di “festa zeppa di ospiti e amici, segno di successo sociale”. E proprio nella ridondanza e nella larga ed ostentata disponibilità dei beni di consumo, il presule identifica il disagio sommo dell’uomo contemporaneo a comprendere sino in fondo il valore della Pasqua, quale lievito di rinascita e di spiritualità, che rende liberi.

Con la Pasqua- scrive il presule- siamo chiamati ad un gesto audace, qual è quello di muovere un passo dentro quel sepolcro inabitato e vincere la paura della morte, quella paura che ci paralizza e che compensiamo, circondandoci dell’inutile e del superfluo, di una pienezza futile e illusoria”.

            Il tema della “tomba vuota e silenziosa”, segnacolo e annuncio della Pasqua di Resurrezione, nel filo discorsivo del vescovo Depalma delinea e sostanzia la metafora della coscienza, semplice e nuda, con cui tutti gli esseri umani sono chiamati a confrontarsi, per riscoprire i propri limiti, ma anche la ricchezza e la bellezza della vita, la determinazione a superare le difficoltà e le fatiche, senza perdere la speranza e la fiducia nel futuro. Il vuoto della “tomba” non è- e non può né deve essere- generatore di sgomento e disperato spavento; è semmai lo specchio di quella che è nell’essenzialità dell’umana condizione; essenzialità, che non fa coincidere la felicità con la pienezza dei beni materiali, di cui si dispone. E tale consapevolezza nutre la grande chance destinata all’uomo – a tutti gli uomini- di ri-partire e rimettersi in cammino, dopo cadute e difficoltà, in conciliazione con se stessi. E Dio.

NOLA. Il vuoto della tomba di Gesù riempie il cuore L’approfondimento sul valore significativo della “tomba vuota e silenziosa”, che addita un percorso da seguire con nella chiarezza dei valori prospettati, trova elementi di analogia con la nota che Depalma diffuse lo scorso anno, nel segno de “La Pasqua canta”, con l’incipit che ammoniva a “riconciliarsi con le persone che ci hanno ferito, chiedere perdono per gli errori fatti a danno degli altri, impegnarsi a riconoscere dignità ai deboli, rinunciare all’orgoglio per favorire la comunione, lavorare con onestà, coscienza, professionalità, studiare con passione, offrire i propri talenti a servizio del bene comune…”

LA MISERICORDIA VALORE DI CUI TUTTI HANNO. LA SANTA MESSA CRISMALE

 Con il rito della Messa Crismale, officiato nella Basilica di Santa Maria Assunta in Cielo, con momento centrale nella consacrazione degli olii santi, che si useranno nel corso dell’anno per la celebrazione dei sacramenti, la Settimana della liturgia di preparazione alla Pasqua è entrata nel vivo. E nell’omelia pronunciata, il vescovo Depalma si è ispirato al tema della scrittura del profeta Isaia, che recita “… il Signore ci restituisce una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito di lutto, veste di luce invece di uno spirito mesto”; è l’ispirazione dell’amore per la vita, che accomuna uomini e popoli nella dignità del vivere, senza contrapporli, alimentandone e suscitandone divisioni, odi e conflittualità. E’ l’amore che non conferisce “alla giustizia i tratti dell’annientamento del nemico, ma il significato e il volto del Dio padre della misericordia, che consola i derelitti e che offre a tutti la possibilità di ritorno…”

            E’, quello disegnato dall’omelia del presule, il profilo della misericordia che fa da filo conduttore dell’Anno conciliare straordinario in atto; profilo, che conduce al modo, con cui Benedetto XVI ha richiamato ed evidenziato di recente i punti di attacco argomentativi, con cui Papa Francesco dà risalto al valore vivificante della misericordia …. ” l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza”.

La misericordia è il valore, di cui hanno bisogno tutti gli esseri umani.