Quando il Cerbiatto cominciò a correre spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo-Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown pandemico

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemico

Variazioni  in flashback, dal Torneo della Liberazione del ’44 alla  ribalta delle  finali di Prima divisione del ‘46\47 per il salto in serie C, per rivivere la Grande Festa stra-paesana del ’48  in onore del Napoli e del suo  profeta Roberto Luis La Paz, dal geniale e estroso dribbling.

di Gianni Amodeo

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoGran spolvero in scena per le domeniche del corrente scorcio settembrino, con il  ritorno dei campionati di calcio di livello regionale nel Bel Paese, dopo il biennio d’”astinenza”, che s’è venuto consumando tra sofferte restrizioni sociali e lockdown  doveroso, per fronteggiare l’emergenza sanitaria, diventata anche  emergenza sociale ed economica, per effetto della pandemia generata dal patogeno della Sarscov2, con le connesse varianti del tutto imprevedibili. Un ritorno gradito e atteso, che rimette in carreggiata un’importante e significativa componente dello sport nazionale, qual è da sempre il calcio dilettantistico, per la l’uniforme e diffusa presenza, con cui sui territori di città di piccola e media dimensione demografica  catalizza e diffonde socialità, rendendosi presidio di aggregazione e d’incontro delle giovani generazioni, da sempre,proficua palestra di formazione educativa  all’insegna della lealtà, prima che agonistica strettamente intesa. Senza dire delle modalità di successo, con cui da alcuni anni lo sport del pallone ha agganciato e fatta propria al meglio e in modo capillare la parità di genere, da lungo  tempo  consolidata realtà di costume e cultura praticata per atletica leggera e pesante, nuoto, volley, basket, ciclismo ed handball; e il racconto delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi appena conclusesi a Tokyo, narrato dalle immagini a colore d’alta definizione dei net-work televisivi di tutto il mondo, ne ha fornito una splendida e ragguardevole rappresentazione, vissuta con coinvolgente ed entusiastica partecipazione e comprensibile enfasi, ben al di là degli stessi dati tecnici delle performance realizzate, come per esprimere voglia e desiderio di generale liberazione  dagli assilli e dalle paure innescate dalla pandemia. E’ davvero un  quadro variegato di elementi, quello che fa da sfondo al ritorno del calcio dilettantistico con tante storie che attendono di essere raccontate sulla scia del DopoCovid 19, mentre migliaia di storie di altri tempi e altri campionati dilettantistici sono ormai cristallizzate negli annali d’archivio di squadre e società, anche di quelle non più attive, continuando a vivere  nella memoria collettiva di comunità e  “tifoserie” di riferimento.  E tra le migliaia di storie  in archivio lungo lo Stivale, un piccolo e più che dignitoso spazio è quello che con merito occupa il Baiano, il cui tratteggio prende inizio nei primi anni30, con  narrazione in prosieguo  con lo start che appunto domenica prossima farà muovere i gironi di Promozione.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoAnni ’30, ilBellofattopatrimonio socioculturale e bene comune

Il bel retaggio di giovani generosi

E’ il tratteggio d’origine che vede un gruppo di giovani – studenti universitari e artigiani per lo più cestai, boscaioli, falegnami e barbieri, nati tra il primo il secondo decennio del ‘900 e legati da forti vincoli d’amicizia e schietta familiarità che conserveranno inalterati per l’intero arco della vita- affaccendarsi  nel fondo agricolo che s’affaccia su via Olmo, liberandolo da alberi di nocciole e colture varie, per “ritagliareil rettangolo  di gioco che sarà trasformato nel … mitico “Francesco Bellofatto”, con 110 metri di lunghezza e 60 di larghezza. E fu dotato dell’ ingegnoso sistema di drenaggio con tenuta garantita  ‘a piette palumb – a petto di colombo, per far defluire sui versanti laterali  l’acqua piovana- grazie allo scavo fatto lungo l’asse centrale del rettangolo, per ricoprirlo di fascine e terreno, in modo da sollevare di poco, quasi invisibile e impercettibile, il campo di gioco, ch’era sottoposto a costante e buona cura per la semina e la crescita dell’erba, a regola d’arte botanica. E il campo di gioco, fu contornato dalle staccionate di legno di castagno dei boschi d’Arciano, sostituite sul finire degli anni ‘40 dalla recinzione protettiva a rete di ferro per ragioni di sicurezza- ogni partita catalizzava, in media, centinaia di spettatori, fino a sfiorare il migliaio nei derbies con gli squadroni di turno, che si chiamavano, tanto per dire, PuteolanaInternaples, Juve Alfa Pomigliano d’Arco, Juve Stabia Sessana, Savoia, Turris, Angri, Nola, Palmese, Sangennarese, Atripalda, Sorrento e via seguendo.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoE’, il “Bellofatto”, un magnifico  bene comune -come si direbbe oggi, creato con spiccato senso del “noi”, da giovani dell’epoca per sé e per le generazioni future, rendendolo uno dei più significativi elementi del patrimonio socioculturale del territorio-, la cui  realizzazione fu favorita e voluta dalla civica amministrazione, guidata dal Podestà pro tempore, l’avvocato Giuseppe Lippiello –  con l’acquisizione al patrimonio comunale del fondo agricolo in questione ch’era nella disponibilità della Curia diocesana di Nola. E, di passaggio, va ricordato che l’avvocato Lippiello, fine giurista di eccellente scrittura e perspicace finezza e dialettica argomentativa con spiccate competenze nel Civile e nell’ Amministrativo, era stato sindaco nell’ Età giolittiana.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoUn impianto “fai da te” e ben funzionale, in cui tra le staccionate e le mura perimetrali che si sviluppano per tre lati soltanto, vengono delimitate le “strisce” larghe circa dieci metri e rialzo in terra battuta, riservate al pubblico, mentre sul lato senza protezione murale si staglia il prezioso e lungo filare del secolare noceto dalle alte chiome; è il filare, che proprio a settembre procura l’annuale raccolto  di pregiate noci, dalla cui vendita si ricava  parte del denaro per acquistare l’indispensabile “necessaire” di squadra, composto da palloni, scarpette bullonate, corredo di casacche che variano di colore, dall’azzurro al granata, e per provvedere al pagamento delle tasse d’ iscrizione e partecipazione a tornei e campionati; un concorso di spesa, a cui, però, partecipano in larga misura i dirigenti societari di turno e i “tifosi” con collette di piccole donazioni.

La laica Festa del pallone e i ritmi di vita della comunità

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoNon ci sono, però, gli “spogliatoi e servizi igienici”  che saranno costruiti  a cavallo degli anni ’40 e ’50 e, per la bisogna, si utilizzano le ospitali e accoglienti “stanze e case” del vicinato del  “Bellofatto”, cortesemente rese disponibili dai proprietari, perché la domenica sia officiata  la laica Festa del pallone, quali che siano le condizioni atmosferiche. E’ la Festa che nei tempi andati scandirà i ritmi della settimana, tra le sedute di allenamento del  martedì e del giovedì nelle ore del pomeriggio; e l’intermezzo del giovedì, con il Mercato settimanale del mattino e i banchi di vendita dislocati tra piazza Napolitano e piazza IV Novembre ovvero ‘ O Mercato, nel micro-cosmo locale vivrà il top dell’animazione tra gli anni ’40 e ’70, grazie alle Sale cinematografiche del Colosseo a schermo panoramico – era anche Teatro– con ampia platea ed una Galleria ben funzionale, per complessivi 500 posti a sedere – e del Sarno  con le proiezioni, a cui si poteva assistere, pagando biglietti a prezzi popolari,  da 15 al massimo 30 lire. Certo è l’allestimento del rettangolo di gioco di via Olmo coincide con l’atto di nascita del Baiano, in cui si riconosce e identifica la comunità cittadina che neanche sfiora i quattro mila abitanti, ed è espressione della gioventù del territorio; è il Baiano, che si fregia dell’icona del Cerbiatto,  simbolo di tenacia e intraprendenza. Un Baiano, che vive di brevi Tornei e partite in “amichevole”, un po’ perché nell’intero Bel Paese l’organizzazione e le strutture del movimento calcistico dei livelli dilettantistici procedono a passi lenti,  tranne le poche “isole” preesistenti alla Grande guerra, ma anche perché i campi da gioco  sono pochi e solo a metà degli anni ‘30  si delineano le Leghe regionali, con statuti e regolamenti che le società di danno in autonomia, per promuovere ed organizzare i campionati federali, in tutt’uno con la formazione degli arbitri, componente essenziale per l’intera macchina da approntare. E concorrono ad “azionare” i freni, le  Guerre mussoliniane in Spagna e Africa, con l’approdo traumatizzante al Secondo conflitto mondiale,  combinandosi   con il prolungamento delle ferme di leva e coscrizione militare a cui devono rispondere i giovani, spesso senza far ritorno in Famiglia e Patria … e  al di là delle più generali e terrificanti tragedie umane e delle devastazioni che si consumeranno tra sofferenze dolori.

  Il Torneo della Liberazione del44 –  ‘O Largo  ‘e Santo Spirito, il Bar di Rosina e il bigliardo degli ufficiali inglesi

Le finali per l’impossibile serie C e La Paz         

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoIl ’44 segna il risveglio dello sport e del calcio, specie in Campania.  In realtà, nel ‘43 l’armistizio anglo-americano e italiano, firmato a Cassibile l’8 settembre,  ha cambiato radicalmente lo scenario politico e militare, ponendo le condizioni strategiche, in virtù delle quali  le truppe alleate, già presenti in Sicilia fin da luglio, chiudono in pochi giorni il Gran cerchio dell’operazione  Avalanche– la Valanga– lo sbarco anfibio compiuto sul litorale del Golfo di Salerno, con cui tutto il Sud è Terra liberata dalla presenza delle truppe tedesche.

 Ed è  l’atto che fa nascere nel ’44  il governo d’Unità nazionale del Regno del Sud, presieduto dal generale Badoglio. Le piaghe dei dolori della guerra sono ancora  aperte e permangono diffuse in profondità; e lo saranno ancora di più nel CentroNord  fino all’aprile del ’45, con la Guerra civile, la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo. E’ il  clima delle continue fibrillazioni, in cui la Lega federale della Campania, proprio nell’autunno del ‘44 indice ed organizza  il Torneo della Liberazione, viatico benaugurale di Pace, a cui partecipano le  13  squadre che da sole tengono vivo lo sport. Del girone A, fanno parte  il Napoli, la Torrese– e il Savoia di Torre Annunziata- l’Ilva Bagnolese, e l’Angri; nel girone B, si ritrovano l’ Internaples, la Polisportiva Napoli, la Juve AlfaPomigliano d’Arco, e il Baiano, vaso di coccio in cotanta compagnia … di ferro; nel girone C, si fronteggiano Salernitana, Cavese, Puteolana, l’ Audace Napoli e la Sangennarese. Della finale sono protagoniste, la Torrese, l’Internaples e la Salernitana. E sono i granata ad aggiudicarsi la Coppa della Liberazione, aprendo la pista per la ri-organizzazione dell’intero sistema calcistico regionale  di terzo e quarto, a cui seguiranno rimodulazioni importanti.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoNel ’44  la vicenda del Cerbiatto corre in parallelo, per dir così, con quella degli Ufficiali anglo-scozzesi  che sono insediati nel Palazzo Boccieri, ‘ncoppaO Largoe Santo Spirito, la piccola Piazzaesedra rA Marunnella, altrimenti detta ‘A Teglia, e reggono il comando delle truppe alleate acquartierate nell’ Area del Fusaro., ad Avella. Amano il calcio e competono con il Baiano, in partite, che finiscono spesso in baruffe, per risultare “amichevoli”, solo per modo di dire, e prediligono soprattutto  il gioco del bigliardo. Sono autentici e raffinati intenditori e praticanti di spettacolari geometrie, che fanno disegnare a colpi di stecca calibrata a perfezione, sul panno verde del bigliardo, troneggiante in sontuosa mostra di sé negli ampi e spaziosi vani del Bar di Rosina, proprio di fronte alla piazza-esedra r’A Marunnella. E saranno gli Ufficiali angloscozzesi ad  insegnare l’ Arte del bigliardo amatoriale ad un gruppo di “ragazzi di allora” che, tra gli anni ’50 e ‘70 saranno Maestri del panno verde nel Bar  ‘E  Ziuccio, in piazza Napolitano. E saranno tutti super-tifosi del Napoli, che seguivano appassionatamente sugli spalti del Vomero, raggiunto la domenica mattina in tram, dopo il lungo viaggio di circa due ore con i convogli della Circum,  per rientrare alla base … casalinga con gli ultimi treni della sera … Eroici tifosi, ma anche e soprattutto grandi lavoratori ed onesti padri di famiglia.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoIl bello e il sorprendente del Baiano, piccolo e grande nello stesso tempo,  salgono, tuttavia, sulla ribalta della Campania sportiva nel campionato di Prima divisione del46\47, in tre gironi, di dodici squadre ciascuno, con due punti che si assegnano in classifica per la vittoria di partita e un punto per il pareggio. Ed in palio c’è addirittura il salto in  serie C.  Il girone A allinea Arzanese, AvellinoB, Baiano, Casalnuovo, Dopolavoro FerroviarioNapoli, Internaples, Industrie Metal meccaniche MeridionaliNapoli, Juve Alfa Pomigliano d’Arco, Porta PiccolaSecondigliano, Puteolana e Sibilia Bacoli. A parità di 28 punti, si classificano ai vertici del girone la Juve Alfa Pomigliano d’Arco e il Baiano, che approdano alla finale per la serie C,  ma con la differenza reti favorevole alla Juve, a cui spetta la vittoria del campionato.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoIn giostra per il Gran salto, si fronteggiano, il Sorrento, la Maddalonese, la NavalmeccanicaNapoli, i Lavoratori Società esercizi telefoniciNapoli, in sigla Lavoratori SetNapoli, Juve Alfa Pomigliano d’Arco e Baiano. Un Torneo avvincente che la Set Napoli  e la Juve Alfa fanno … proprio “conquistando” la serie C, con 14 e 13 punti, mentre il Baiano  “riempie”  il suo carniere  di 7 punti. Ed è davvero un’impresa per i granata, sorretti dal fervido e caldo afflato di passione di una “tifoseria” ineguagliabile,  formando una compagine  di straordinarie qualità umane, tecniche ed agonistiche, composta da Guglielmo Glovi – mediano con i fiocchi, che aveva giocato nel Napoli, in quattro campionati di serie A – ed era anche l’ allenatore, Volpe, Antonio Bellofatto, Silvino e Saverio Foglia, , Tommaso Meo, Carmine D’Anna – l’eclettico centravanti che sfiorava il metro e 80, buon saltatore e colpitore di testa, dal dribbling fulminante a doppio passo e tiro saettante- Nicola D’Anna, Pinotto Grauso, Lucianelli, Michele Sgambati, Luigi e Stefano Napolitano, Stefano e Mario  Barone, Mario Lippiello, Mazzeo, Enrico Mascheri. Sarà la formazione che terrà banco fino al campionato ‘49\ 50,  aprendo la strada al Baiano del decennio successivo, che ne sarà degno e strepitoso emulo. Un decennio dorato.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemicoE allo scenario del ‘46\47 si lega  quello dell’annata seguente che consegna una spigolatura speciale, incastonandola nella favola del Cerbiatto. E’ la spigolatura che dà luce a Luis Roberto La Paz, un lungagnone di un metro e 85, dinoccolato nell’andatura spiazzante e   centravanti che “scartava” e saltava gli avversari, piantandoli in asso, , divertendo e divertendosi da estroso calciatore. Uno spettacolo da vedere. Arrivò dall’Uruguay alla corte del Napoli sul finire degli anni ’40, giocando un campionato di serie A e due di serie B. E, quando il Napoli, nel febbraio del ’48  fu ospite del Baiano, fu Grande Festa,  con protagonista in assoluto Luis Roberto La Paz che prima della partita con i granata, cavalcò un asino verace– il Ciuccio, simbolo degli azzurri–   ripiegando le lunghe gambe che toccavano terra. E dopo il match, la Grande Festa proseguì  con la sfilata lungo corso Garibaldi in risalita dal “Bellofatto”. Un folto corteo, composto di giocatori del Napoli e del Baiano, e tanti sportivi, con i gioiosi ritmi della banda musicale locale,  mentre esplodevano mortaretti nel limpido cielo terso d’azzurro. Genuinità e semplicità dei tempi.

Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemico Quando il Cerbiatto cominciò a correre  spedito. Alla riscoperta della bella favola del Baiano anni ’30 e ’40, mentre sullo scena dello sport in Campania per il Dopo Covid 19 ritornano i campionati dilettantistici ravvivando i campi di calcio restati due anni deserti e in silenzio surreale per il lockdown  pandemico