LA DURA REALTÀ DEL MONDO DEL Lavoro.

LA DURA REALTÀ DEL MONDO DEL Lavoro.

di Sebastiano Gaglione
Per quanto il mondo in cui ci ritroviamo a vivere si sia evoluto nel corso dei secoli e le innumerevoli innovazioni tecnologiche siano riuscite a migliorare sotto molti aspetti le nostre condizioni di vita, tuttavia, il lavoro resta la chiave d’ingresso che segna il passaggio di un giovane ad un nuova realtà, quella adulta. La crisi economica e le ferree leggi del mercato globale hanno reso molto complicato l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro. Secondo alcune statistiche, sono infatti i giovani, in un numero sempre più cospicuo di età compresa tra i 15 ed i 34 anni a perdere la propria occupazione lavorativa. La verità è che, oggi più che mai, i giovani sono scoraggiati anche negli studi e costretti per necessità a rimanere a casa con i propri genitori pur avendo oltrepassato l’età dei 30 anni: i cosiddetti “mammoni”. Inoltre, sul piano sociale questo comporta matrimoni dilazionati nel tempo e famiglie composte da uno o massimo due figli. Un fattore estremamente collaterale è l’innalzamento degli anni di attività di un lavoratore medio prevista dalle ultime riforme previdenziali: questo comporta la permanenza, in attività, di lavoratori sempre più anziani, a scapito di nuovo assunzioni. Molti giovani, comunque, non si “abbattono” di fronte a questa dura realtà, cercando di trovare una posizione lavorativa all’estero, ma molti altri, sono letteralmente impossibilitati a causa delle ristrettezze economiche familiari.
Un altro dei grandi “artefici” di questa crisi è sicuramente il fenomeno della globalizzazione che fa muovere le più grandi imprese del pianeta verso i mercati emergenti, laddove il costo del lavoro è chiaramente inferiore. Tutte queste aziende che applicano la globalizzazione alle loro chiare strategie di profitto, pensano solo ed esclusivamente ad arricchire in maniera esponenziale il proprio capitale, infischiandosene completamente del benessere economico dei propri connazionali; infatti, risultano addirittura più ricche le venti maggiori aziende del pianeta dell’economia degli Ottanta Paesi più poveri del mondo messi insieme.
In realtà alle aziende non deve mancare la capacità di innovare, caratteristica indispensabile nell’economia moderna. Innovazione che è assolutamente necessaria: un rischio che le aziende devono correre a causa dell’estrema competitività del mercato. Non solo le imprese sono costrette ad evolversi e ad aggiornarsi per essere competitive sul mercato, ma anche il singolo lavoratore è costretto ad aggiornarsi periodicamente.
A differenza dei nostri nonni, che per tutta la vita hanno svolto prevalentemente lo stesso lavoro, oggi, purtroppo, bisogna essere flessibili e in costante aggiornamento: proprio per questo motivo la formazione e la scuola costituiscono una scommessa per il futuro.

In definitiva, nonostante risulti abbastanza complicato pensare in maniera positiva, soprattutto con l’incombere del Covid-19 che, negli ultimi tempi, ha aggravato ulteriormente la crisi economica e finanziaria globale (secondo le stime preliminare dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, la crisi economica e del lavoro causata dalla pandemia potrebbe incrementare la disoccupazione nel mondo di quasi 25 milioni),i giovani non devono scoraggiarsi, o ancor peggio, “accomodarsi” su questi dati di fatto, trovando, quindi, una giustificazione alla propria inattività. Anzi, tutt’altro, tutto ciò li deve incentivare a tirare fuori il meglio di sè, a dare il massimo in ogni occasione: l’uomo è, in ogni caso, artefice del proprio destino e come diceva il grande Steve Jobs solo i folli e gli affamati, coloro che credono di cambiare il mondo, alla fine lo cambiano per davvero.