Disastro Circumvesuviana, parla un macchinista: i pezzi passano da un treno all’altro

Disastro Circumvesuviana, parla un macchinista: i pezzi passano da un treno all’altro

Disastro Circumvesuviana, parla un macchinista: i pezzi passano da un treno all’altroDopo il disastro scampato di mercoledì scorso col treno della Circumvesuviana in fiamme all’altezza della stazione di Nola, anche domenica sera, intorno alle 21, si è ripetuta la stessa scena: fiamme su un convoglio, tanta paura e treno bloccato in attesa dei soccorsi da Napoli. Ora indaga la Procura di Nola come atto dovuto per accertare le cause. Quindi due  incendi nel giro di quattro giorni, sono troppo pochi per credere ad una fatalità o ad una maledizione. Per saperne di più abbiamo contattato gli addetti ai lavori per conoscere la situazione tecnica dei treni “che è disastrosa. I primi treni col numero progressivo ETR 001 sono del 1969, mentre i più recenti sono arrivati alla fine degli anni ‘80” racconta un macchinista a Retenews24. “Il problema principale di questi treni è la manutenzione ordinaria, che non si fa più. Prima potevamo contare su 140 mezzi e, di questi, ogni 4/5 anni una cinquantina andavano in manutenzione e poi uscivano riparati, dando il cambio agli altri”. Invece adesso “non abbiamo più di 40/50 ETR che vanno su e giù da Baiano a Napoli ogni giorno, un centinaio sono fermi nelle officine. Partono alle 5 e tornano la sera, che rimangono fermi sono una ventina di minuti a Napoli, per piccoli problemi di manutenzione”. Come mai la stragrande maggioranza dei treni sono in officina? “I fornitori hanno bloccato le consegne dei pezzi nuovi per pendenze precedenti. La manutenzione viene fatta col copia e incolla, un pezzo si toglie da là e si mette di là. Ci sono treni smembrati da anni e chissà se verranno mai ripristinati, ci si arrangia così”. I soldi, si arriva sempre lì. “L’Assessore ai Trasporti SergioVetrella continua a dire che i soldi arriveranno, almeno il nostro stipendio è salvo ma alcuni tagli sono stati fatti: ad esempio, a noi spettano due buoni pasti in orario di lavoro ma da sei mesi sono un miraggio”. I soldi dei biglietti non potrebbero essere reinvestiti per queste cose? “No, poiché gli incassi della biglietteria vanno al Consorzio Unico Campania, che prende i soldi e li suddivide in percentuale alle società per cui noi lavoriamo”. Un ultimo pensiero è un grido d’allarme di tutta la categoria “Ogni giorno che andiamo a lavoro, un po’ di paura c’è. Perché sappiamo in che condizioni sono questi treni e abbiamo paura che succeda qualcosa di molto grave”.