NOLA. Cimitero violato, trafugata l’ artistica statua di Angelabella Il ricordo dell’ icona simbolo della bellezza senza tempo

NOLA. Cimitero violato, trafugata l’ artistica statua di Angelabella Il ricordo dell’ icona simbolo della  bellezza senza tempo

di Fortuna Dubbioso.

 

E’ stata portata via la statua di Angelabella, posta a metà del vialone d’ingresso sulla destra del Cimitero di Nola; era ad accoglierti con il suo sorriso giovane e la sua bellezza senza tempo. Era un po’ sorella, figlia, amica e compagna di ciascuno di noi e sempre il passante posava lo sguardo su di lei talvolta portandole un fiore, una luce o facendole una carezza. E non nascondo che spesso anche io ,passando, ho sostato per una preghiera.

C’è, invece, chi ha guardato Angelabella con sentimenti diversi, vedendo in lei solo un “pezzo” che venduto sul mercato, potesse portare profitto. Allora vien da chiedersi cosa stia diventando l’uomo. Tocca sempre più il fondo per giungere fino alle viscere della terra e prendere i panni del diavolo. Sono stata educata ad un profondo rispetto per il Cimitero, un luogo che nella suo sacralità e nel suo silenzio impone riguardo per chi non ha più voce, ossequio per i tanti che pur sono stati protagonisti della nostra storia, della storia della nostra città.

           So che il responsabile di tale atto vergognoso si farà una ricca risata davanti ai sentimenti che sono alla base del mio scritto: orrore, mestizia, pena. Sono fortemente convinta che ciascuno debba fare sentire il proprio disappunto con le modalità a disposizione. La Pietas verso i defunti è sempre stata testimonianza di nobiltà dell’animo umano, segno di elevatezza della comunità cristiana, ma anche di ogni popolo e di ogni cultura. Se è vero che il corpo è destinato a perire, è anche vero che esso si trasforma in un racconto per i vivi attraverso il ricordo indelebile. I defunti sono coloro che hanno spianato la via, hanno disegnato la nostra vita e a loro siamo legati da una relazione profonda di affetto e di amore, proprio come quellacorrispondenza di amorosi sensi” cantata da Ugo Foscolo. Trovo necessario tornare a tali sentimenti non solo per custodire il ricordo per i nostri morti, ma per dar via ad un processo di umanizzazione che possa conciliare il nuovo dei tempi con quella che è sostanza per l’essere umano.

             Il “nuovo” certo non vuol dire essere spudorati o essere pronti a calpestare valori nei quali ogni società ritrova le sue radici; “nuovovuol dire fare memoria, prendere il meglio che consegna il passato, evitare gli errori per un futuro migliore.

Credo che sia giusto e opportuno che ciascuno di noi prenda posizione con determinazione anche perché, “il non sento, non vedo, non parlo” resta delle scimmie che sono in vendita ai mercatini.