Avella, Antonio Tulino il 10 settembre sceglie l’Anfiteatro: “gli avellani, una volta tanto, hanno problemi di abbondanza”

Avella, Antonio Tulino il 10 settembre sceglie lAnfiteatro: gli avellani, una volta tanto, hanno problemi di abbondanza

Avella, Antonio Tulino il 10 settembre sceglie lAnfiteatro: gli avellani, una volta tanto, hanno problemi di abbondanzaDalla pagina Facebook del Comitato Civico Avella apprendiamo il pensiero del membro della Fondazione Avella Città d’arte, Antonio Tulino, in merito alla questione dell’accavallamento degli eventi del 10 settembre: “E si apre un’altra falla nella difficile imbarcazione avellana. E questa volta ho la sensazione che la falla sia stata creata ad arte. Due i fatti o gli eventi a confronto : la rappresentazione teatrale del 10 di settembre nell’anfiteatro romano ( Processo a Nerone ) e quella, di pari data, in Piazza Municipio, esibizione di un noto complesso canoro, a conclusione di una festa popolare. Entrambi gli eventi promanano da fonti diverse pur riflettendo il loro effetto sullo stesso territorio avellano. Il Processo a Nerone – teatro- richiama l’attenzione e il ruolo della Fondazione “ Avella città d’arte “, di recente costituzione, nata nell’esclusivo interesse di far emergere , tutelare e valorizzare l’immenso patrimonio storico ambientale avellano; il complesso canoro , di contro, conclude i festeggiamenti popolari, in onore della Madonna Delle Grazie, che in Avella gode di particolare cura e attenzione. Entrambi gli eventi hanno piena dignità di essere rappresentati, ma, nel rispetto assoluto delle regole. A tal proposito una considerazione non di poco conto : la Fondazione “ Avella Città d’arte “, costituita ma non ancora riconosciuta dalla Legge, è una felice intuizione dell’amministrazione civica. Mira a far lievitare nel paese, nel territorio provinciale e regionale, l’enorme patrimonio archeologico, ambientale e paesaggistico, non solo per puri scopi turistici, soprattutto , per inserire Avella, negli itinerari culturali regionali, divenendo, in tal modo, attrattore di considerazioni e interessi generali, non esclusi gli economici, con cadute inevitabili tra gli associati. E nel farlo, nel perseguimento dello scopo, la Fondazione, è aperta al contributo attivo di quanti – cittadini- sono stati chiamati a darle funzione e vita. Quindi la manifestazione del 10 settembre, nell’anfiteatro Romano, nell’accezione descritta, costituisce una tappa importante, per accreditare Avella tra i paesi Campani e Nazionali, sottolineandone la valenza storico archeologica. E lo spettacolo teatrale, si badi, verrà rappresentato senza pagare alcun obolo, in quanto gratuito . Si confida solo nella curiosità dei campani e nella loro partecipazione. Certo la giornata di martedì 10 settembre non è proprio delle migliori. Ma occorre chiedersi, attesa la mutualità della organizzazione artistica con altri organismi sociali, c’era la possibilità di una data diversa? In certi momenti vale la regola : carpe diem. Ma anche la festa religiosa dell’8 di settembre merita rispetto e considerazione . Del tutto legittima l’aspettativa degli organizzatori a vedere premiato il loro sforzo organizzativo, a conclusione dei festeggiamenti, con la esibizione del complesso artistico in piazza Municipio. E’ questo un appuntamento degli avellani di ogni inizio settembrino. Si discorreva però, all’inizio della riflessione, delle regole da rispettare. E qui iniziano le dolenti note. E non me ne vogliano, quanti hanno la pazienza di leggermi, se contrasto con la vulgata paesana. Ritengo che gli avellani, ed io tra questi, debbano scoprire l’aurea valenza della regola, quale rapporto fecondo di un sentire, di un fare o di un non fare, che prima di essere un comando si sostanza di comportamenti lineari da tenere per la convivenza civile. Forzare i confini e la validità della regola si incontrano poi le difficoltà difficili da eliminare. In altre parti di questo spazio tecnologico, ho espresso il mio pensiero sulle modalità di questa festa dell’8 settembre, che va ricondotta nel suo alveo naturale, portato di un costume, di una tradizione, che affonda nella notte dei tempi, che solo negli ultimi anni ha assunto un ruolo diverso, la cui lettura è sotto i nostri occhi. Ritengo che, con il concorso di tutte le parti civili e religiose si possa contribuire a dare a questa ricorrenza ordine e sistematicità ( la regola) per l’avvenire . Questo è il mio auspicio. Analogo discorso, rispetto alla regola, vale per la Fondazione, che pur di cogliere un evento prestigioso – Teatro e altro – accetta una data ed un fare suscettibile di legittime critiche. Il 10 di settembre p.v. auguro al comitato festa, pro Madonna delle Grazie”, ben sapendo del dilatamento territoriale della manifestazione civile, ogni successo, per la riuscita. Ma. Io , sarò presente sugli infidi scanni che fanno da cornice dell’Anfiteatro Romano. Là, tra quelle mura, tra quelle pietre dove è possibile chiedersi : c’è davvero una entità… intesa come unità di persona e pietra, storia e costume, identità comunitaria cementata da valori condivisi ? Là, dove si tenta di invertire una tendenza e dare scopo ad un paese più dinamico e coerente con i tempi che viviamo. L’arte, la storia, le nostre vestigia non possono costituire motivi per dividere. Sostanziando con comportamenti conseguenti la responsabilità civile verso un territorio affrancato da assurde ubbie, tutti miglioreremo . Dall’aporia si esce con umiltà e spirito di partecipazione. Che le due manifestazioni, diverse per natura e scopi. si rispettino e si concretino. L’una non danneggia l’altra. Anzi alla fine tutti potremo ricevere utili insegnamenti. Gli avellani, una volta tanto, hanno problemi di abbondanza e non di privazioni. E il vascello ideale dei nostri sogni, spinto dai nuovi venti potrà prendere il largo. ( Perdonate la lungaggine )”