AVELLA. Biancardi il giorno dopo il consiglio: “non ho messo mai un soldo in tasca e sono pronto a dimettermi se…”

AVELLA. Biancardi il giorno dopo il consiglio: non ho messo mai un soldo in tasca e sono pronto a dimettermi se...

Il giorno dopo il consiglio comunale di Avella, dove durante la discussione del punto relativo alla Fondazione Avella Città D’Arte e alla ratifica dei due nuovi membri nel Cda, si è assistito ad  una vera e propria bagarre, con scrivanie rovesciate, spintoni, urla,  ritorna sulla questione  il sindaco Domenico Biancardi. “Ho solo risposto alle accuse rivoltemi dal consigliere Palmieri, non ho mosso un dito ho solo alzato la voce perché lui infieriva con accuse che mi hanno fatto male. Quando sai di essere onesto, di mettere il proprio tempo a disposizione del paese, trascurando la famiglia e il proprio lavoro e poi vieni infangato in quel modo non puoi che reagire alzando la voce, non mi sarei mai permesso di alzare una mano soprattutto per rispetto della sede istituzionale dove ci trovavamo ma in particolare per i cittadini e i presenti. Ho solo risposto alle provocazioni ed alle maldicenze di persone che faccia a faccia ti riempiono di complimenti e in pubblico gettano menzogne e falsità. Soldi non ne prendo e non ne abbiamo mai preso, trovatemi una sola determina e mi dimetterò da sindaco immediatamente, I fondi sono andati alla Fondazione per la sua costituzione ben 50 mila euro altri per la socialità. Nel 2015 già è stata pubblicata la delibera di rinunzia alle indennità che dovranno essere assegnate alla Fondazione, quest’ultima non è del sindaco ma del Comune, gestita da altre persone,  c’è un revisore contabile, un direttore amministrativo, che c’entro io? Senza i soldi delle indennità nessuna Fondazione si sarebbe potuta costituire, trovatemi la determina di incasso delle indennità e mi dimetto, anche se si tratti di un solo euro”.

Quello di oggi è un primo cittadino ancora nero, arrabbiato e ferito nel morale, ieri per la verità abbiamo notato anche qualche lacrima scendere dal viso e la voce a singhiozzo prima che lo stesso venisse portato dai colleghi di maggioranza nelle stanza delle riunioni, subito dopo la sospensione  momentanea del consiglio, per calmarlo e rincuorarlo.