Avella, Tulino: “la festa del Majo impeciata di ritualità”

Avella, Tulino: la festa del Majo impeciata di ritualità

Ad Avella si avvicina la festa del Majo del 20 gennaio. Dopo i tristi eventi che hanno caratterizzato le manifestazioni di Baiano e Mugnano del Cardinale ognuno ci tiene  ad esporre il suo pensiero a riguardo. Ecco le affermazioni di Antonio Tulino, Presidente del Comitato Scentifico “Avella Città d’Arte”: “Debbo purtroppo rilevare che il mainstream caratterizzante la manifestazione del Majo di San Sebastiano Martire, per il prossimo 20 gennaio, tanto presente nel sentire del popolo avellano, continua ad essere impeciato di ritualità, che definire sghembe e poca cosa, non curante del tempo che passa, e dell’ enfagione prodotta dalla organizzazione degli “ottimati”, incurante delle realtà pulsanti presenti nel paese, della necessità di invertire una tendenza fin qui priva della qualità primaria : la partecipazione popolare nella fede cristiana. La mia osservazione non è casuale, nasce dalla costatazione di vedere esclusa dall’attività preparatoria gli organismi associativi della terra da fertilizzare. Ieri sera intorno ai rappresentanti della Chiesa e dello Stato, nel palazzo ducale di Giovanna Doria del Carreto, sedevano quanti in questi anni hanno gestito la manifestazione conferendole i tratti di costume e di movenze a tutti noti, restando esclusi quelli deputati alla cura delle attività artistiche e culturali. Non conosco i contenuti della riunione. Conosco la ritualità della manifestazione, non proprio in sintonia con il sentire della fede cristiana, non conforme al civismo della costumanza laica. Il mio non è un atto di censura, verso quanti si adoperano per la riuscita della cerimonia, quanto un appello alle autorità religiose, civili e militari, perché si veicoli il linguaggio della storia avellana in una grammatica dei comportamenti attenta ai valori laici e cristiani e ai cambiamenti. La manifestazione arborea richiama il meglio della gioventù fisica del paese e si muove su percorsi borderline che non coinvolgono la intera collettività, eppure pressante è l’aspettativa quanto deludente il risultato. Auspico una maggiore attenzione da parte di tutti perché stentorea si affermi una partecipazione di rispetto, di buona educazione, nella cornice ideale di una commemorazione religiosa che esalti le virtù del martire Sebastiano. Per vie del paese non passerà soltanto un tronco d’albero. A ben vedere ed osservare, trasciniamo in insieme ad esso un costume, una cultura, un sentire ai quali, in un modo o in altro, tutti abbiamo concorso a realizzare. Se ciò è vero tutti dovremmo sentirci protagonisti della bella giornata”.