Baiano, Arte. La Ricliclarte di Aniello Martiniello.

Baiano, Arte. La Ricliclarte di Aniello Martiniello.

Riciclarte a Baiano fino al 10 Agosto. Presentazione critica di Armando Sodano

Baiano, Arte. La Ricliclarte di Aniello Martiniello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel presentarvi Aniello Martiniello devo farvi una premessa.
Io ritengo che in contrapposizione all’arte che vediamo, sentiamo e tocchiamo c’è n’è un’altra che non sentiamo, non vediamo, non tocchiamo ma di cui ne abbiamo la percezione.  Quest’arte, di cui ne abbiamo soltanto il sentore, io la chiamo arte negata, perché pur percependola o sentendola dentro, non riusciamo a vederne la concretezza o per lo meno renderla concreta alla percezione altrui. In questa categoria di arte negata, io ci includerei anche quella che viene distrutta dall’incuria umana, dall’indifferenza dalla stupidità e da tante altre ragioni, non ultima quella della mania di possederla e di tenerla nascosta. A parte queste sottocategorie – che ora non ci riguardano – l’arte negata è propria quella che ognuno di noi porta dentro ma che non riusciamo a manifestare, perché non possediamo i mezzi per esternarla e renderla concreta, evidente e palpabile agli altri. Detto questo ritengo che l’arte di Aniello Martiniello è in una fase di mezzo. Nella fase in cui essa sta per rivelarsi, perché finalmente egli ha trovato i mezzi – non il coraggio o le capacità che ci sono già – ma i mezzi per poter esprimere le sue emozioni artistiche, le sue ansie e vibrazioni, i suoi messaggi comunicativi ed espressivi. Il suo impulso creativo ha finalmente trovato l’energia artistica nella materia, quella materia che oggi in abbondanza gli è facile reperire. E qui facciamo un’altra premessa.L’evoluzione della civiltà industriale si sta paradossalmente involvendo, ottenendo come risulto un eccesso di produzione materiale che, vuoi per egoismo dei popoli più ricchi o vuoi per la stessa incapacità di gestirla, va oltre alle nostre stesse capacità di consumo, diventando così addirittura esubero. Un esubero dell’eccesso. Eccesso che diventa scarto della società e che non si è in grado più di smaltire.

Ecco l’altra premessa all’arte di Martiniello: l’esubero dell’eccesso che caratterizza oggi la nostra società. C’è anche un altro terreno fertile su sui si alimenta l’arte di Martiniello: le problematiche sociali, le difficoltà di vita, il disagio, le incongruenza della società e della politica di questi anni. Tutte ansie che, arrovellandosi nel suo subconscio più profondo, esplodono in forme creative, manipolate abilmente dalla sua personalissima tecnica, che ha maturato, intanto, nel chiuso del suo laboratorio. Ma lui non vuole “negare” la sua arte, anzi la vuole manifestare perché il suo intuito artistico, la sua immaginazione sono i mezzi che altri non posseggono. Vedere altro, oltre la forma fissa delle cose, è condizione innata in chi cerca l’arte o la vuole creare. Lui sa che è un artista, e gli artisti, oltre a vedere altro, possiedono il mezzo della comunicazione. Quindi, più di tutti, più della stessa politica, egli può comunicare agli altri il suo messaggio, un messaggio educativo e di civiltà: lui che vive di immaginazione può trasformare, o meglio trasfigurare, una parte, seppur piccola ma comunque una parte, degli scarti della nostra società. Non è la quantità che lui è in grado trasfigurare che conta, ma l’esempio che egli dà a tutti noi. Il suo è un messaggio forte per tutti, perché è un messaggio di un artista. Così, finalmente con Martiniello, l’artista ritorna anche nel suo ruolo fortemente educativo, liberandosi dall’effimero, degradante e ruffiano ruolo di accompagnatore/accompagnato dal personaggio di turno, politico o non politico che sia, che ha mortificato l’arte in questi ultimi tempi, soprattutto nei nostri territori, facendola scomparire definitivamente dal ruolo che, invece, avrebbe dovuto avere nella nostra società. Con Martiniello l’arte ritorna al centro, non è in subordine, non è in svendita, non è in offerta, non è merce di scambio e di favori, non è speculazione ai fini di arricchimento, ma è la vera arte, quella donata, quella offerta in cambio a chi gli ha dato la capacità e la possibilità di trovarsi, quale artista, in una sorta di via di mezzo tra la concretezza e l’astrazione, tra l’essere e il suo divenire. L’arte ridiventa protagonista perché educa e non è servile, perché valorizza ma non si presta, perché recupera, perché è orgogliosa di offrire le sue vibrazioni a color che finalmente possono raccogliere un messaggio chiaro e forte: non c’è niente che non vale nulla – quindi non c’è niente di inutile – e non c’è nulla che non vale la pena di renderlo utile. Questo è il messaggio su cui si basa la sua arte e che sinteticamente abbiamo definito RiciclARTE.