“Pena di morte per i maro'”, scoppia la polemica. La Farnesina: “pronti a tutto”

Pena di morte per i maro, scoppia la polemica. La Farnesina: pronti a tutto

Roma, 28 nov. – Riesplodono le polemiche attorno alla vicenda dei due fucilieri italiani detenuti in India. La stampa indiana torna infatti a parlare della possibilità di una condanna a morte per i due marò. La Farnesina reagisce, sostenendo di essere pronta a “tutte le mosse e contromosse”.     Secondo l’Hindustan Times, la National Investigtion Agency (Nia), a cui sono affidate le indagini sulla morte dei due pescatori indiani nel febbraio 2012, nel suo rapporto ha invocato l’applicazione di una legge del 2002 che prevede la pena capitale per chi causa la morte di persone in mare. Il giornale ha riferito che il rapporto e’ stato gia’ trasmesso al ministero dell’Interno indiano, nonostante le pressioni dello stesso ministero degli Esteri di New Delhi per arrivare a un’incriminazione meno pesante per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Nei mesi passati, il capo della diplomazia indiana, Salman Khurshid, ha piu’ volte rassicurato il governo italiano che la pena capitale è esclusa, un impegno ribadito a marzo quando l’Italia minacciò di non rimandare indietro i due fucilieri del Battaglione San Marco rientrati in patria per votare alle elezioni politiche.     Il governo italiano attende di vedere il capo di imputazione che sceglierà il giudice indiano. L’inviato del governo, Staffan de Mistura, afferma: “Abbiamo scelto di non commentare” le indiscrezioni di stampa “perchè nel passato sui giornali indiani ci sono state illazioni senza conferme.
Vogliamo invece vedere le conclusioni della polizia indiana, il capo d’accusa che scegliera’ il giudice e solo a questo punto faremo i nostri commenti, decideremo le nostre mosse e contromosse”.     De Mistura, che negli scorsi mesi ha incontrato più volte il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, non manca però di rilevare come l’unica posizione ufficiale al momento sia quella del governo indiano che,  attraverso il portavoce del ministro degli Esteri, ha confermato che “questo caso non rientra in nessuno modo in una fattispecie che contempla la pena di morte”.     Impossibile invece prevedere i tempi: “Ci avevano detto che tutto sarebbe stato risolto prima di Natale, abbiamo impiegato tre mesi per ottenere l’escussione in Italia (dei 4 fucilieri-testimoni ndr): i tempi della giustizia indiana sono difficili da definire. E’ imminente l’uscita del rapporto della Nia che potrà essere non piacevole, ma quello che conta per noi è il capo d’accusa che sceglierà il giudice: su quello ci muoveremo”. (AGI) .